Politica

161 sindaci italiani chiedono maggiore coinvolgimento nelle procedure di installazione di impianti di energia rinnovabile

“Le leggi emanate in materia energetica vanno ripensate e riformate perché di fatto stanno favorendo un settore economico privato in grandissimo fermento per i grandi guadagni realizzabili con bassi rischi d’impresa vista la notevole mole di incentivi pubblici ricadenti sulle bollette elettriche dei cittadini e sulla fiscalità generale” dichiarano i Sindaci sottoscrittori di un manifesto che verrà presentato al Giverno e ai Parlamentari di maggioranza e minoranza.
In un Far West senza programmazione pubblica sono stati presentati 6000 (seimila!) progetti per grandi ed impattanti impianti industriali di produzione di energia rinnovabile, per una capacità elettrica di oltre 5 volte i già ambiziosi traguardi del green deal, spesso senza nessun riguardo per gli aspetti ambientali tutelati, in contrasto se non in antitesi con la vocazionalità dei territori interessati, a deprimere e demolire le filiere produttive locali frutto di decennali investimenti e impegni organizzativi che non possono essere spazzati via insieme al lavoro che garantiscono, principale freno a un pericoloso e desertificante spopolamento.
“Tutto ciò non fa altro che avvalorare la tesi che i progetti in questione non siano volti al bene comune e al contrasto al cambiamento climatico (che non ha certo cause locali, ma GLOBALI) come millantato in varie sedi, ma rispondano esclusivamente a logiche di economia speculativa” dichiara Angelo Radica, Sindaco di Tollo (CH) tra i promotori dell’iniziativa
“Noi sindaci chiediamo, interpretando la volontà del tessuto sociale dei luoghi da noi amministrati, che la produzione e la distribuzione dell’energia ridiventino un servizio pubblico essenziale con progettazione e programmazione degli impianti gestiti in maniera trasparente, evitando frenetiche rincorse speculative di aziende private che agiscono in nome dei propri profitti non conoscendo o trascurando la specificità dei luoghi e delle terre agricole o naturali che non possono essere considerate res nullius.
Solo così la produzione energetica da fonti rinnovabili non sarà più ambientalmente, socialmente ed economicamente insostenibile e non aggredirà il prezioso suolo ancora non consumato” si legge nell’appello.

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