Cronaca

Malattia mentale, Paola Carozza presenta il suo libro a Chieti

Sabato 10 maggio la presentazione del libro alla De Luca di Chieti

Chieti. La malattia mentale, con i disturbi a essa connessi, è un problema diffusissimo di cui, con molta lentezza e ritardo, la società italiana comincia a prendere coscienza. Grazie anche ai recenti coming out di personaggi conosciuti della tv, della musica, del cinema e della tv (per fare solo due esempi: da Alba Parietti che ha reso nota la malattia della madre o della cantante Noemi che, in un’intervista, ha confessato le sue profonde difficoltà vissute intorno ai trent’anni) l’opinione pubblica comincia a prendere coscienza di quanto lo stigma sia obsoleto.

Sabato 10 maggio, alle 16, nella libreria De Luca di Chieti (via De Lollis) è in programma un incontro dal titolo “La nuova sfida costruttiva: la formazione e l’educazione socio-sanitaria”

in ricordo di Eugenio Borgna (docente e psichiatra) ispiratore del progetto “La fragilità umana prima, durante e dopo il Coronavirus”.

Si parte con l’introduzione, a cura di Manlio Madrigale e Marilisa Palazzone. Subito dopo, in collegamento online, il docente Paolo Cendon, fondatore di Diritti in movimento, parlerà di “20 anni di amministrazione di sostegno”.

A seguire la presentazione del libro di Paola Carozza “Pratiche basate sull’evidenza e pratiche promettenti nella psichiatria di comunità” (Giovanni Fioriti editore).

L’autrice, di origine abruzzese, è direttore dell’Unità operativa complessa del centro di Salute mentale della Ausl di Ferrara. È Deputy European vice president e componente dell’International board della World Association Psychological Rehabilitation.

Partecipano e intervengono Marco Alessandrini, direttore del distretto di Salute mentale e Giovanni Martinotti, direttore Servizio psichiatrico di diagnosi e cura, entrambi della Asl Lanciano-Vasto-Chieti.

L’iniziativa è curata dal Rotary club di Chieti, Fondazione Giorgio La Pira, Diritti in movimento.

“Nel settore della psichiatria di comunità, dimensione integrata ma distinta della salute mentale di comunità”, scrive Carozza nell’introduzione al suo libro, “vige oggi una certa confusione su come trasferire nella pratica una serie di indicazioni teoriche per dare un senso tecnico al lavoro quotidiano. Nella dicotomia tra i trattamenti psicosociali evidence-based che richiedono formazione rigorosa, sistematicità, intensità, supervisione costante, valutazione degli outcome e confronto con la fidelity e la pratica (…), alla fine nei servizi si rischia di non implementare i primi perché troppo dispendiosi di tempo e di risorse, né di conferire alla seconda la dignità di una tecnica, seppure non esattamente rispondente alle linee guida o alle raccomandazioni scaturite dalle ricerche. Ne consegue che nella maggioranza dei casi la presa in carico dei pazienti non è in realtà una presa in cura, ma rischia di essere una sine cura e che la psichiatria di comunità, invece che assumere le caratteristiche di un approccio disciplinare, biopsicosociale, misurabile e riproducibile, si identifica prevalentemente con una modalità relazionale per la quale possono bastare solo una buona dose di umanità, un buon carattere e una generica disponibilità. Il presente lavoro vuole colmare il gap esistente tra l’implementazione con trattamenti evidence-based, che non si stanno in realtà offrendo a tutti i pazienti che ne avrebbero bisogno, e la specificità, a volte iatrogena (cioè con l’uso improprio o eccessivo di uno o più farmaci), della routine quotidiana”.

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