Chieti. Il concerto per organo di domenica 25 maggio alle ore 18 all’Auditorium delle Crocelle di Chieti, quarto della rassegna Maggio organistico Teatino, esplorerà un repertorio particolare, variegato e ricco di sfumature. Walter D’Arcangelo, organista e direttore artistico della manifestazione, ha scelto brani interessanti legati da un filo conduttore: il teatro, la teatralità, la scena.
Organisti e compositori di musica per organo (spesso le due attività erano concentrate in una stessa persona), non potevano esimersi dall’ispirarsi alla scena teatrale, ai ritmi di danza, ai suggerimenti che venivano dalle emozioni e dai sentimenti di cui l’opera si nutre, e dallo sciorinare le proprie abilità tecniche in passaggi e brani virtuosistici. Inoltre l’arte organaria forniva strumenti con registri sempre più numerosi e di qualità coloristiche molto estese che aggiungeveano ai tradizionali suoni tipici dell’organo imitazioni di strumenti quali oboi, clarinetti, trombe, corni e fagotti, nonché effetti speciali come timpani, cimbali, imitazioni del canto degli uccelli, che potevano creare una vera e propria timbrica orchestrale vasta e sfaccettata. Si arrivò così ad allontanarsi da quel rigore e da quella purezza che avevano caratterizzato la musica per organo (liturgica e non) e più in generale la musica sacra nei secoli precedenti, provocando una reazione da parte di vari musicisti e naturalmente della Chiesa che auspicarono il ritorno ad una musica più seria e riflessiva, concentrata più sui significati di elevazione e purezza che su esibizioni di sonorità e passaggi mirabolanti. Si formò quindi un movimento chiamato Ceciliano in onore di S.Cecilia patrona della Musica, che auspicava una riforma, un ritorno alle origini, anche nella costruzione di organi con più registri base e meno di fantasia. Tra i tanti musicisti che simpatizzarono con i “Ceciliani” ci fu anche Rossini, che lamentava non si scrivesse più musica sacra di qualità. Il culmine della Riforma fu la pubblicazione il 22 novembre 1903, proprio nel giorno di S. Cecilia, del documento Motu Proprio, emesso da Pio X, che sancì in modo molto restrittivo i concetti base cui ci si doveva attenere per composizioni ed esecuzioni nei luoghi sacri, proibendo di fatto buona parte della musica che fino ad allora si componeva ed eseguiva allegramente e spensieratamente.
Il programma del concerto, intitolato “Introduzione all’opera” prevede alcuni autori conosciutissimi, come Frescobaldi, sommo vertice dell’arte organistica italiana, Padre Giovanni Martini, autorevole teorico e grande didatta, Storace, compositore esuberante e fantasioso, Galuppi, organista a S. Marco a Venezia, talmente apprezzato da essere chiamato (e ben pagato) alla corte dell’Imperatrice Caterina II di Russia.
Questi autori sono affiancati da altri meno noti, ma operanti tra XVIII e XIX secolo, che nei loro brani inseriscono tutti gli artifizi tecnici e compositivi atti a creare sorpresa, attenzione, divertimento negli ascoltatori. Interessante trovare, in un mondo allora quasi esclusivamente riservato agli uomini, una figura femminile, quella di Suor Maria Eletta Pierandrei, della cui vita si sa pochissimo, che ci ha lasciato una serie di sonate brillanti che ben si inseriscono nel contesto di questo concerto.
articolo successivo