Cultura e eventi

Istituto Alberghiero ‘De Cecco’, incontro con Alexian-Santino Spinelli e colonnello Riscaldati

Pescara. “Quando noi bullizziamo un soggetto fragile, a scuola, sul lavoro, in qualunque contesto sociale, noi stiamo automaticamente applicando le leggi razziali. E i Rom conoscono bene l’esperienza dell’olocausto, del genocidio nei campi di sterminio con 500mila rom o sinti uccisi solo perché di razza diversa. Oggi è dovere di ciascuno di noi combattere qualunque rigurgito di intolleranza, dobbiamo contrastare i pregiudizi e piuttosto aprirci a chi è portatore di una cultura diversa, che è ricchezza umana”. Lo ha detto Alexian, alias Santino Spinelli, il cantante, docente universitario, scrittore, saggista, esponente di spicco della comunità Rom abruzzese che ha incontrato gli studenti dell’Istituto Alberghiero Ipssar ‘De Cecco’ di Pescara, con la dirigente Alessandra Di Pietro, il colonnello dei Carabinieri Marco Riscaldati, comandante provinciale dell’Arma a Pescara, e la docente Rosa De Fabritis, che nei giorni scorsi ha accompagnato 5 studenti del ‘De Cecco’ nella visita al campo di concentramento di Auschwitz, come unica scuola abruzzese coinvolta dal Miur.
“L’evento odierno rientra nell’ambito dei progetti per la Legalità – ha sottolineato la dirigente Di Pietro – perché legalità è anche e soprattutto rispetto dell’altro, di ciò che ci appare diverso, è rispetto per la vita umana che va sempre difesa, legalità è liberta delle proprie azioni e quindi responsabilità del proprio agire. Sono questi i valori che vanno sempre difesi per garantire a tutti una società libera, plurale, rispettosa delle altre culture”. “Nell’ultimo saggio dedicato al mondo Romanì – ha detto l’artista Alexian – ho ripercorso la storia stessa del popolo Rom, cinque grandi gruppi che in Italia sono arrivati addirittura in epoca Angioina, parliamo del 1300, sette secoli fa. E sono arrivati non per spirito ‘nomade’, ma perché costretti a fuggire dalle Indie, zona nord ovest, dove vivevano regolarmente nelle case, costretti da un Imperatore bizantino che voleva attuare il primo genocidio della storia. E una volta in Italia, da sempre il popolo Rom ha cercato l’integrazione pur volendo conservare la propria identità, la propria lingua, la propria cultura fatta di tradizioni, riti, radici, in cucina, nella musica, nella vita quotidiana. Rom o Sinti è la terminologia adeguata per definire il nostro popolo, zingaro è la sua accezione negativa, è come se dicessimo italiano e mafioso, noi sappiamo che non tutti gli italiani sono mafiosi, eppure oltre i nostri confini c’è chi usa quel termine per riferirsi agli italiani. Oggi le nuove generazioni hanno un compito importante: respingere ogni forma di pregiudizio, aprirsi agli altri, ci sono i rom che sbagliano e vanno puniti, esattamente come accade agli italiani che sbagliano. Ma non posso accettare un Ministro della Repubblica italiana che il 18 giugno 2018 ha detto pubblicamente che tutti i rom stranieri saranno rimpatriati, mentre quelli italiani ‘purtroppo’ ce li dobbiamo tenere. Questo è un esempio lampante di discriminazione razziale”. E dopo il ricordo del viaggio ad Auschwitz della docente De Fabritis, la parola è passata al colonnello Riscaldati: “La verità è che oggi ci troviamo dinanzi a una deriva social, in cui diventa verità ciò che troviamo scritto su facebook o twitter. Siamo dinanzi a una diffusa irresponsabilità delle proprie azioni, per cui tutti pensano di poter avere voce in capitolo su ogni cosa, tutti sanno tutto, creando un populismo che sta devastando le nuove generazioni. Compito delle Forze dell’Ordine non è certamente quello di fomentare quel populismo, assecondando chi ci chiede ronde di quartiere, presidi di legalità o uno stato di polizia. Dobbiamo ricreare un clima che non assecondi l’odio, ma che ripristini un’adeguata sensazione di sicurezza cercando la collaborazione delle Istituzioni”.

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