Cronaca

Bugia-verità nel secolo mediatizzato

Editoriale

 

Pescara. In un momento storico come quello attuale, nel quale la tanto agognata verità viene rilasciata, predetta e consegnata all’opinione pubblica con assoluta certezza del suo essere intrinsecamente vera, per l’appunto, richiede particolare attenzione il concetto di post-verità. Non è certamente un caso se l’Oxford English Dictionary ha deciso di eleggere post-truth come parola dell’anno 2016. L’anno che ci siamo appena lasciati alle spalle ha infatti visto trionfare, almeno nel periodo di avvicinamento alla data del voto, il concetto di post-verità nei tre principali macro appuntamenti elettorali (in ordine cronologico Referendum in Gran Bretagna inerente la Brexit, elezioni politiche americane e Referendum costituzionale in Italia). Analizzando, a bocce ferme ed a risultati acquisiti, le varie notizie circolate sul Web nei giorni precedenti il voto è evidente l’enorme immissione di notizie completamente false ma che, spacciate per autentiche, sono in grado di influenzare una parte dell’opinione pubblica. Certo è che la leggenda metropolitana, la bufala, la post-verità, giustappunto, è sempre esistita e probabilmente esisterà sempre; ma è altrettanto vero che attualmente ha raggiunto e raggiunge un numero incredibilmente cospicuo di persone influenzabili, in particolare sull’enorme piattaforma del Web che è il grande dominatore del nostro tempo. La medicina per sconfiggere il male della menzogna beh, per quanto ci riguarda, nessuno ce l’ha! Se affermassimo il contrario, infatti, cadremmo per primi nella “trappola” della post-verità, che ha come prerogativa proprio il concetto di possedere la verità assoluta ed inconfutabile. E allora ancora una volta i maestri (quelli autentici) di un passato neanche troppo distante ci vengono in soccorso. “Basterebbe” (le virgolette rappresentano tutta la difficoltà di farlo nel periodo storico attuale), a cominciare da chi è deputato a fare informazione, a tutti i livelli ed in tutte le modalità possibili, applicare quel principio di falsificabilità tanto efficacemente messo a punto da K. R. Popper nel secolo precedente, secondo il quale solo ed esclusivamente le affermazioni che possano essere indipendentemente confutate appartengono all’ambito della scienza, senza andare a scomodare con ciò la libertà di parola e le libertà individuali ma invitando a riflettere su quanto si afferma; specialmente se consapevoli dell’impatto mediatico che determinate notizie possono avere.

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