Cultura e eventi

“Monologo della Buona madre” in scena al Florian

Pescara. Torna a Pescara, dopo il successo riscosso con “Autodiffamazione”di Peter Handkedel maggio 2015,la compagnia Italo-tedesca Barletti/Waas con un nuovo spettacolo per Teatro d’Autore sul tema della genitorialità.

Cosa vuol dire essere una “buona madre”? Chi è quest’idolo, questa “Madre”, di cui tutti parlano, di cui tutti sembrano sapere come deve essere, cosa deve fare, come si deve comportare, come deve amare, come deve vivere? Esiste davvero? O piuttosto esistono tante donne che scelgono, o credono di scegliere, o non scelgono affatto, ma si ritrovano ad essere madri? E quale madre non si è sentita, almeno una volta, inadeguata e insicura? E da chi è stato scritto questo ruolo e per chi? E perché non è possibile riscriverlo? Ci sono tanti modi di essere madri. E ci sono tanti modi per essere una “buona” madre. Ma questo non te lo dice nessuno.
Cosa resta? Il dubbio.

Ma “Monologo della buona madre” è anche una storia di vocazione, la storia di una vocazione artistica e del faticoso percorso intrapreso per trovarle un posto nel mondo, la storia di qualcuno che, attraverso e nonostante mille inciampi, dubbi e fallimenti, sente la necessità forte e reale di trovare una propria lingua, e per suo mezzo compiere un atto che dia nascita e forma, a suo modo, ad un mondo: un atto di creazione artistica. Un’utopia, piccola e concreta.
Cosa resta? Il desiderio.

“Monologo della buona madre” è infine la storia di un corpo a corpo: un corpo a corpo di una donna e di un‘artista con se stessa ed il proprio corpo, appunto, con la propria coscienza, con il proprio ruolo di madre, con i figli, con l’immagine di sé, con il proprio essere artista, con i propri modelli dati, con le aspettative proprie e altrui, con la propria inadeguatezza, con la propria vocazione, con la propria fallibilità, con la propria creatività, con il tempo, con la vita, con la lingua, con l’amore.
Cosa resta? Il corpo.

Uno spettacolo che comincia con un addio, un congedarsi dai modelli e dalle convenzioni del ‘dover essere’ uguale e conforme alla maggior parte delle madri, delle mogli, delle figlie e delle attrici, un desiderio di sottrarsi a quel gioco per cui in teatro e nella vita bisogna recitare, fingere un ruolo dettato e imposto da altri sino a diventare altra e altre, sino a rinunciare alla propria identità. Lea azzera qualsiasi sovrastruttura e convenzione teatrale, tutto è ridotto all’essenziale, al necessario. In scena c’è lei come persona, la sua vita con le aspirazioni e i sogni che si infrangono sulle fragilità e le incapacità del suo essere madre e attrice che tiene insieme i fili della vita e del teatro grazie all’amore per la vita e per il teatro. Non è Lea a identificarsi in un personaggio, ma sono gli spettatori a identificarsi in Lea in una comunicazione sincera, per nulla artificiale, in una esperienza condivisa di storie e di vite. Franco Ungaro

Venerdì sera, in collaborazione con OIKOS-Residenza per Artisti,lo spettacolo sarà seguito da un Incontro con la compagnia e dalla Presentazione del libro di Lea Barletti intitolato “Libro dei dispersi e dei ritornati – 11 racconti per 12 foto naufragate e una radiografia”, edito da Musicaos editore, una serie di racconti ispirati ad alcune fotografie di sconosciuti ritrovate dall’attrice in un vecchio baule di un rigattiere a Berlino. ‘Ogni sguardo è debito: se distogliere la vista dal nostro prossimo, ci rende colpevoli, guardarlo ci rende responsabili’, scrive Carlo D’Amicis nella postfazione.

INGRESSO € 10 RIDOTTO € 8 RIDOTTO SPECIALE € 7 (per scuole di teatro, danza, musica convenzionate)
INFO Tel. 085/4224087 – mobile 393/9350933

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