Cronaca

Valle Subequana, è scomparso l’ultimo autentico pastore solitario.

L’Aquila. Così com’è vissuto, in silenzio con la montagna, la sua casa, e le pecore, la sua vita, è spirato Anselmo Paolini, all’età di 74 anni, il 29 ottobre scorso. All’anagrafe residente in Contrada Colananni, dove, fino agli anni ’40, viveva una piccola comunità di castelvecchiesi: ci si nasceva. Qui nel ’43 trovarono rifugio i due ufficiali inglesi prigionieri e in fuga dai nazisti, saltati dal treno, soccorsi dalla pastorella Iolanda che poi divenne la sposa del William. Una storia da film ma vera, egregiamente riportata nel famoso libro “E si divisero il pane che non c’era”, realizzato dai docenti ed alunni del Liceo Scientifico di Sulmona. L’ufficiale d’anagrafe in quiescenza, Domenico Bianchi, mi rende testimonianza che in questa Contrada andava una maestra per l’istruzione scolastica e la guardia campestre accompagnava il presidente di seggio per garantire il diritto di voto. Siamo in agro di Castelvecchio Subequo, in altura, nel pressi di Forca Caruso, il valico che fa da spartiacque fra la Valle Subequana e la Marsica. Il famigerato valico delle frequenti tormenti di neve, tanto temute dai camionisti ed automobilisti che, fino agli anni ’70, prima dell’apertura dell’autostrada A25, obbligati, percorrevano la Tiburtina Valeria Roma-Pescara. Qui con Monte Ventrino,1500 mt, termina a degradare a sud-est la catena del Monte Sirente (2.348 mt).
Per i castelvecchiesi Anselmo era un mito, poiché raramente scendeva a valle; riservato, lo sguardo arcigno con una vista da aquila era il custode di quelle montagne, senza farsi notare, scrutava chi transitava nel ridotto traffico, movimentato forse solo dai “motociclisti della domenica”. È difficile avere una sua foto, eppure un giovane imprenditore agricolo castelvecchiese, che godeva della sua fiducia e che preferisce l’anonimato, recentemente era riuscito farsi un selfie. Eccola, è un regalo a ricordo per tutti gli amici che gli hanno voluto bene. In paese gli amici della Corale Padre Mario lo hanno salutato, animando il rito funebre. Ma ditemi, come si può non voler bene ad uno degli ultimi autentici pastori abruzzesi!

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