Pescara. “La Legge approvata dalla Regione Abruzzo per fissare i requisiti per l’assegnazione degli alloggi popolari non ha alcun contenuto discriminatorio nei confronti dei cittadini stranieri, anzi riprende esattamente le disposizioni statali previste nel Testo Unico in materia di documentazione amministrativa del 2000 che non è mai stato dichiarato incostituzionale da parte della Consulta e riprende una sentenza del Tar della Lombardia del gennaio 2019 e le disposizioni identiche già in vigore in altre regioni italiane, mai impugnate dal Governo né dichiarate incostituzionali. A questo punto non comprendiamo perché la regione Abruzzo dovrebbe essere un’eccezione ed è chiaro che l’impugnazione della legge da parte del Governo è destinata a essere bocciata dalla Corte Costituzionale”. Lo hanno detto il consigliere regionale della Lega Vincenzo D’Incecco, autore dell’emendamento che ha determinato l’introduzione del requisito impugnato dal Governo, ovvero l’obbligo per i cittadini stranieri di dimostrare di non essere proprietari di immobili e di non avere redditi superiori al limite di legge producendo i relativi documenti per essere assegnatari di casa popolare, e il Coordinatore regionale della Lega in Abruzzo Luigi D’Eramo.
“Il testo legislativo approvato è chiaro e semplice – ha sottolineato il consigliere D’Incecco -, ovvero prevede che tutti i cittadini, italiani e stranieri, per vedersi assegnato un alloggio popolare devono dimostrare di non essere proprietari di immobili in Italia o all’estero e devono produrre la propria condizione economica, e nel merito, per la verifica, non basta più un’autocertificazione, ma vanno presentati documenti reddituali e patrimoniali del Paese in cui hanno la residenza fiscale. Ovviamente abbiamo anche previsto delle eccezioni per le situazioni limite, ovvero tale disposizione non si applica nei confronti dei Paesi terzi se esistono convenzioni internazionali che non lo consentono o se le rappresentanze diplomatiche o consiliari dichiarano l’impossibilità di acquisire tale documentazione, cosa ovvia, ad esempio, se parliamo di un paese in guerra. In altre parole abbiamo ripristinato un principio di equità che rende italiani e stranieri cittadini uguali dinanzi alla legge. Il Governo giallo-rosso ha rovesciato tale principio e ritiene che tale rafforzamento documentale determini, a loro giudizio, ‘un aggravio procedimentale che rappresenta una discriminazione diretta’ nei confronti degli stranieri. In altre parole secondo il Governo Pentastellato-Sinistra, i cittadini italiani che chiedono una casa popolare devono essere sottoposti, come di fatto accade, a controlli, accertamenti, verifiche e devono presentare faldoni di carte, gli stranieri no, ci dovremmo accontentare di una strizzatina d’occhio, della parola e di una pacca sulla spalla, e non comprendiamo il perché. Peraltro il Governo, evidentemente, non conosce le leggi statali in vigore visto che la legge della Regione Abruzzo non ha fatto altro che riprendere le normative vigenti in Italia. In particolare, l’articolo 3 del DPR 445 de 2000 impone che per i cittadini stranieri provenienti da Stati non appartenenti all’Unione Europea ‘gli stati, le qualità personali e i fatti devono essere documentati tramite certificati rilasciati dalla competente Autorità dello Stato estero con traduzione in lingua italiana’. Quando tali documenti non sono acquisibili, la responsabilità ricade sulle rappresentanze diplomatiche e consolari che devono rilasciare le dovute certificazioni. Tali disposizioni sono pienamente vigenti nell’ordinamento giuridico italiano da 19 anni, né sono mai state dichiarate costituzionalmente illegittime dalla Consulta, ma il Governo giallorosso, evidentemente, non lo sa o non conosce la norma. Non solo: una sentenza del Tar Lombardia del gennaio 2019, mai impugnata, ha stabilito che ‘la parità di trattamento tra lo straniero e il cittadino italiano, non esonera il primo dall’obbligo di sottoporsi alle stesse prescrizioni stabilite per il secondo’. Ci sembra chiaro che se oggi si consentisse agli stranieri di produrre solo un’autocertificazione rispetto ai requisiti di accesso a un alloggio popolare, a differenza di quanto richiesto a una famiglia italiana, si creerebbe veramente una discriminazione a rovescio dove a essere penalizzati sarebbero gli italiani”. “Non basta – ha aggiunto il Coordinatore D’Eramo -, un rapido sguardo normativo, ci dice che la stessa disciplina inserita nella legge della Regione Abruzzo si ritrova in analoghe normative di altre Regioni non oggetto di precedenti impugnative né di declaratorie di incostituzionalità, quindi dovremo capire le ragioni di una simile disparità di trattamento nei confronti dell’Abruzzo, e anche questo lo approfondiremo dinanzi alla Corte Costituzionale”.
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