Cronaca

Emergenza Corona Virus, verso la ricostruzione

Roma. Piove sul bagnato. Lo stato emergenziale degli ultimi giorni aggrava un disagio sociale già avvertito per via dei soliti problemi di instabilità lavorativa e progressivo impoverimento. Tra gli altri. Le difficoltà piegano facilmente lo spirito di proposizione, mentre il mercato si orienta verso la minaccia di una nuova recessione.
Si avverte l’esigenza di una maggiore presenza attiva delle autorità statali e di un utile supporto da parte dell’Unione europea, perché è in questi momenti che vengono al pettine vecchi nodi, problemi mai risolti e fintamente dimenticati.
Turismo, commercio, cultura e servizi pubblici sono soltanto alcuni dei settori che più risentono della contingenza e sui quali occorre intervenire. Ora più che in passato è forte il bisogno di ricostruire un welfare (non appiattito su un infruttuoso assistenzialismo, ma) traducibile in iniziative foriere di nuove opportunità di sviluppo e gestione della crisi. La previsione di sussidi a famiglie e imprese, nuovi investimenti nel sociale e una riforma fiscale che punti a ridurre, in modo sensibile e strutturale, il carico tributario gravante su costo del lavoro e redditi sarebbero utili strumenti di ripartenza. La riattivazione del sistema di Cassa integrazione, che vorrebbe dire ripristinare gli ammortizzatori sociali nei territori.
Le inefficienze della gestione del sistema sanitario sono un’altra delle questioni che occorre risolvere con maggiore impellenza. A fronte delle forti pressioni del momento sarebbe opportuno potenziare da subito l’assistenza domiciliare, soprattutto per quelle famiglie che abbiano nel proprio nucleo anziani o disabili. D’utilità anche la costituzione di linee telefoniche dedicate, che non si limitino a veicolare richieste di aiuto, ma si occupino anche del supporto psicologico a beneficio di chi risente degli effetti di una lunga quarantena.
Nell’immediato, servirà procedere anche a una dettagliata ricognizione, su base regionale, delle strutture sanitarie dismesse e dell’apparecchiatura presente e sollecitare la disponibilità dei presidi non impegnati, per defatigare il carico di quelli più attivamente coinvolti. La collaborazione tra strutture pubbliche e cliniche private è essenziale per fronteggiare il problema con efficacia. Importante sarebbe il supporto del personale medico e infermieristico specializzato in pensione. Tanto manca. Tanto va recuperato.
Per altro verso, però, al popolo italiano le risorse non mancano. E si assiste con orgoglio alla tenacia con la quale le imprese lottano per marginalizzare il danno, industriandosi in una improvvisata rivoluzione organizzativa, con repentino riadattamento alle nuove esigenze di gestione di progetti e attività. Meriterebbero maggiore supporto in termini di formazione continua e innovazione tecnologica, con favore per modalità di svolgimento della prestazione lavorativa più flessibili e tarate su obiettivi misurabili.
E particolare attenzione meriterebbero soprattutto le imprese che versano in uno stato d’insolvenza dovuto all’eccezionale stato emergenziale, con riguardo all’accesso alle procedure concorsuali e piani bancari di ammortamento.
Con lo stesso orgoglio si assiste all’eccellenza di una ricerca scientifica da sempre povera, aridamente burocratizzata e non adeguatamente valorizzata nel merito.
Che il vanto dei risultati raggiunti da ultimo possano essere da sprone per una adeguata riforma del sistema di reclutamento accademico e del meccanismo di allocazione delle risorse e per l’adozione di una politica di incentivi calibrata a lungo termine.
Alcune delle misure previste nel decreto mille proroghe appena approvato lasciano ben sperare. L’assunzione degli specializzandi già dal terzo anno potrebbe contribuire al superamento del limite dovuto all’insufficienza di personale.
Con favore si guarda anche ai sistemi di stabilizzazione di dipendenti precari della p.a. Meritocrazia Italia auspica che ogni provvedimento sia adottato con lungimiranza e secondo una visione d’insieme, che abbia conto delle peculiari necessità delle aree maggiormente colpite dal problema ma non dimentichi che l’impatto economico dell’emergenza non fa salva nessuna regione del Paese.

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