Politica

M5S Pescara: “Sindaco irresponsabile. Masci il primo a non rispettare le regole da lui stesso imposte alla città”

Pescara. Nel primo pomeriggio di ieri la marineria di Pescara ha tributato l’ultimo saluto al suo storico leader Mimmo Grosso, venuto a mancare, purtroppo, a causa del Covid-19. Il carro funebre ha portato la salma lungo la banchina del fiume Pescara dove ad attenderla c’erano un centinaio di persone, a cui si sono aggiunti il sindaco Carlo Masci e il consigliere regionale Guerino Testa.

“È accaduto quello che non sarebbe mai dovuto succedere, le regole imposte dal sindaco di Pescara per contrastare il Covid-19 valgono per tutti tranne che per lui e per chi gli sta vicino” commentano i quattro consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle Alessandrini, Sola, Lettere e Di Renzo. Come è ormai noto a tutti, gli assembramenti sono vietati, le uscite dalla propria abitazione sono consentite solo per motivi di comprovata e giustificata urgenza e, come purtroppo molti cittadini hanno potuto constatare sulla propria pelle, sono vietati dai primi di marzo i funerali e i riti collegati alla sepoltura che comportino assembramenti, per evitare ogni possibile condizione di contagio.

“L’intera cittadinanza si è stretta idealmente al cordoglio della famiglia, degli amici e di tutti i lavoratori del mare che hanno conosciuto ed apprezzato Mimmo Grosso, e avrebbero voluto farlo anche fisicamente, ma per difendere la salute e la vita stessa di chi rimane hanno potuto dedicargli solo una preghiera, un pensiero, rimanendo a casa e rispettando le regole ferree imposte dallo Stato, dalla Regione e dallo stesso Carlo Masci.

L’irresponsabilità di ieri è inaccettabile sotto il profilo etico e anche politico. Il Sindaco, come primo cittadino e garante della salute pubblica, avrebbe dovuto non soltanto preoccuparsi di compiere “un gesto di pietà cristiana al passaggio del feretro di un concittadino”, come ha provato a giustificarsi, fermandosi a fare il segno della croce, ma avrebbe dovuto esortare senza indugio le forze dell’ordine presenti – ed evidentemente inoperose – a disperdere le decine di partecipanti al saluto. Come può il sindaco di una città così duramente colpita dal virus non accorgersi che quella circostanza doveva essere interrotta all’istante da lui stesso, per legge primo responsabile della salute pubblica locale?

Quale rispetto ci potrà essere ora per le istituzioni cittadine se proprio il sindaco delle tante ramanzine ai suoi cittadini, dei video in cui ammoniva i pescaresi sul rispetto delle regole e delle ordinanze che ci hanno tolto anche la libertà di salutare i nostri cari nel momento del trapasso, è proprio il primo a non rispettarle? Cosa avevano scritto sulle autocertificazioni le tante persone, compreso il consigliere regionale Testa, che si sono assembrate sulle banchine del porto canale giovedì alle 15.00? E perché le forze dell’ordine presenti non hanno controllato?

Comprendiamo umanamente il desiderio di dare l’ultimo saluto ad un proprio caro, così come però avrebbero voluto i tanti altri concittadini che dall’inizio dell’emergenza hanno perso i propri familiari senza che per nessuno di questi le agenzie di pompe funebri consentissero giustamente una simile pratica. Tutti, nel rispetto della propria sicurezza e di quella altrui, si sono adeguati ai rigidi protocolli imposti. Perché l’agenzia funebre di ieri ha consentito altro?” proseguono i consiglieri pentastellati.

“Ci chiediamo quanto costeranno, in termini di rischio di contagio, gli abbracci e i saluti tra persone anche senza mascherina, come si vede chiaramente dalle immagini. Un comportamento sconsiderato ed incosciente che non possiamo non stigmatizzare e condannare. Appare assurdo pensare che mentre si combatte nell’ospedale civile una tremenda guerra con medici e infermieri a rischiare la propria vita in prima linea, a pochi chilometri proprio il sindaco della città diventa esempio di negligenza. Forse dovrebbe dire apertamente che per lui non siamo tutti uguali, né di fronte alla legge né di fronte alla morte. E su questo lo chiameremo a rispondere in aula”.

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