Sui sentieri della bellezza

Maria Pia Putignano: il mare ed i suoi approdi

Massimo Pasqualone

Il centro emozionale della ricerca di Maria Pia Putignano è legato al mare ed ai suoi approdi e l’artista tarantina ne sviscera i segreti con l’utilizzo di tecniche e materiali particolarmente avvincenti, basti pensare all’opera Fondale marino e pinna nobilis, realizzato con acrilico e madreperla rullato su tela o alle opere realizzate con pirografia dove acrilico e madreperla si fondono per creare sul legno effetti cromatici unici ed al contempo scenografici.
Buona parte della produzione di Maria Pia Putignano è dunque ode al mare, come recita il titolo di una sua opera, mare che diviene sovente onirico o si fa onda argentea, come nel trittico realizzato su legno con la consueta tecnica pirografica acrilico e madreperla, mare che è metafora unica e straordinaria della vita, perché alla nostra artista non interessa una descrizione di maniera, una illustrazione del mare e dei suoi approdi anaemotiva; alla nostra artista interessa la straordinaria forza simbolica del mare, il suo essere serbatoio inesauribile di segreti, di storia, di ricerca, di infinito e l’artista si rivolge al mare per ritrovarsi, per annegare tra le onde del tempo, per provare ad agganciare l’eternità.
Ascoltiamo Madame de Staël: “Lo spettacolo del mare fa sempre una profonda impressione. Esso è l’immagine di quell’infinito che attira senza posa il pensiero, e nel quale senza posa il pensiero va a perdersi.”
Plastico esempio, tra le altre, mi sembra l’opera Verso il mare dove la direzione di navigazione è la strada che ognuno di noi intraprende, perché è vero che la nave sta più sicura nel porto, ma non è per questa che è stata costruita.
L’artista ci indica la via, che è sempre e comunque via pulchritudinis, nelle tempeste della vita, nelle avversità delle stagioni, con il mare che ci fa da padre e madre, direbbe Romano Battaglia.
La capacità di attingere al segreto è data dalla competenza che Maria Pia Putignano ha di possedere le varie tecniche, di avere conoscenza e coscienza esperienziale dei materiali, di dare luce all’indagine con la nobiltà di alcuni e la povertà di altri, contrasto che si fa evidente quando l’artista fa ricerca, perché l’opera d’arte prima si pensa e poi si fa, perché l’opera d’arte è ed ha, e diviene con gli sguardi dei lettori, dei fruitori, che sempre e comunque riproducono il processo creativo significato dall’artista nell’opera d’arte.
Ed è l’opera La scavatrice che maggiormente riproduce i simboli di questa ricerca: una donna che cerca il senso delle cose, il senso della vita, che attinge emozioni dal mare, perché, direbbe Rainer Maria Rilke, “Quando i miei pensieri sono ansiosi, inquieti e cattivi, vado in riva al mare, e il mare li annega e li manda via con i suoi grandi suoni larghi, li purifica con il suo rumore, e impone un ritmo su tutto ciò che in me è disorientato e confuso.”.

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