Una proposta per far ripartire anche il mondo dell’arte arriva dal critico d’arte Massimo Pasqualone, con una fase 2 che preveda, tra le altre iniziative, la valorizzazione della street art.
“La street art rispetta- scrive Pasqualone in una nota- le misure di sicurezza, con il distanziamento sociale che permette all’osservatore di fruire tranquillamente dell’opera stessa, con una semplice passeggiata, senza assembramenti dovuti alle file, senza biglietterie, senza costrizioni di spazi.
Tra i tanti presenti nelle nostre città, un esempio di museo a cielo aperto in tutta sicurezza si trova a Francavilla al Mare, in via Fiume, la strada che costeggia la ferrovia adriatica, davvero un’interessante raccolta di graffiti metropolitani e di variegate tendenze di street art da promuovere e soprattutto conservare ed in questi tempi anche i writer hanno deciso di affrontare la pandemia dal loro punto di vista, continuando a lanciare messaggi con nuovi e inediti soggetti, fedeli alla mission di raccontare la realtà, più o meno sofferente, con opere colorate o in bianco e nero, messaggi di speranza o di disperazione, toni emotivi o di accusa.
La street art – prosegue il critico- potrebbe essere assunta a simbolo di questo momento e per l’arte rappresenterebbe un serie di modelli da rivalutare: la Street Art è un’espressione artistica che prende forma negli spazi pubblici, come ad esempio strade, muri e stazioni e come tale è di tutti, appartiene a tutti, senza prenotazioni o biglietti ed in definitiva è l’unica forma d’arte contemporanea veramente democratica.
Per gli artisti di strada, oltre alla motivazione del loro fare arte, è un modo per esporre liberamente, senza i vincoli di gallerie e musei, per autopromuoversi e operare in piena autonomia, con un pubblico potenzialmente vastissimo, maggiore di quello di una tradizionale galleria d’arte.
Certo: per diventare come Banksy Daniel Buren, Christo, Ernest Pignon-Ernest, Gérard Zlotykamien, Jeff Aerosol, Blek le Rat John Fekner, Richard Hambleton, Keith Haring, Jean-Michel Basquiat o come Ivan Tresoldi, Biancoshock, Rub Kandy, Elfo, Blu, Jb Rock, Lucamaleonte, Diamond, Solo e Alice Pasquini, solo per fare i primi noi che ci vengono in mente, il passo non è breve.
Eppure questa anonima e collettiva arte di strada esprime speranza verso una nuova visione di futuro, per un’arte che non è in vendita ma che è gratuita per tutti, per un recupero della città, per la rinascita di periferie degradate e disumane ( come fatto a Pescara da Millo) in un museo ubiquo che fa sua la profezia di Majakovskij, pronunciata all’inizio del Novecento: “Le strade sono i nostri pennelli e le piazze le nostre tele.”