Politica

Pescara, sostituzione alberi in via Pepe. Catalano (Pd): “Una scelta insensata”

Pescara. “Ciò che avevamo annunciato lo scorso 14 aprile si sta avverando: al costo di 47mila 214 euro, più 2.559 euro per l’espianto, è partito il progetto per la sostituzione dei Lecci di via Pepe con palme di Washington. Un’operazione insensata, innanzitutto perché si stanno espiantando anche tutti gli Aceri ripiantati appena un anno fa in sostituzione di Lecci che erano in precario stato vegetativo, e poi perché questo tipo di albero, secondo gli esperti del Comune e l’ordine degli agronomi di Pescara, non è minimamente adatto ad essere collocato in quella zona. Dove, fra l’altro, l’imponenza delle Washingtonia sicuramente creerà dei disagi ai residenti della via, che si ritroveranno i balconi invasi dalle folte chiome. Come se non bastasse, durante l’interrogazione che presentai a metà aprile e che fu discussa il 30 aprile, l’assessore Albore Mascia dichiarò che avrebbe atteso l’ok della Soprintendenza prima di avviare i lavori. Mi chiedo se questo parere positivo sia davvero arrivato e mi chiedo perché in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo, anche a causa dell’emergenza Covid 19, la giunta Masci decida di investire oltre 50mila euro in una operazione che comporterà costi futuri, legati alla manutenzione, ben più ingenti”. Con queste parole Stefania Catalano interviene per denunciare quanto sta accadendo in queste ore in via Pepe.
“Dopo diverse segnalazioni da parte dei cittadini del quartiere, lo scorso 14 aprile presentai una interrogazione proprio per avere delucidazioni sulla volontà – ricorda Catalano – dell’Amministrazione di cambiare il verde arboreo già impiantato lo scorso anno sul lato nord della via con alberi di Palma di Washington, che avrebbero dovuto caratterizzare l’intera strada.
I lavori di riqualificazione di Via Pepe, iniziati dalla Giunta Alessandrini, prevedevano la sostituzione dei Lecci, disseccati a causa della cocciniglia, con alberi di Acero o di Frassino compatibili con i vincoli paesaggistici e della Riserva Dannunziana. È stato proprio il Servizio Verde Comunale a indicare le specie adatte e la scelta è ricaduta su l’Acero riccio, sia a foglia verde che rossa. Il Vincolo paesaggistico impone infatti la continuità di habitus (forma della pianta) e, per la vicinanza alla Riserva Dannunziana, l’autoctonia della specie. Questi vincoli sono già stati affrontati con la Soprintendenza per la sostituzione e la scelta di nuove essenze arboree in Via Scarfoglio e risultano di assoluto buonsenso. Invece, in barba alle prescrizioni degli esperti del Comune, dei dottori forestali di Pescara (che bocciarono tale ipotesi) e ai futuri costi di manutenzione, la giunta Masci ha deciso di mettere a dimora le palme di Washington, che non rispondono a nessuna di queste caratteristiche. Negli ultimi anni la città di Pescara, come tutte le città italiane, ha visto perdere tutte le Palme di ogni genere e specie, quindi anche le Washingtonia, a causa del Punteruolo rosso, un parassita dichiarato “organismo nocivo” oggetto di misura di emergenza da parte della stessa Comunità Europea e dell’Italia stessa. Dal punto di vista spaziale, poi, mettere queste specie di palme, così imponenti e maestose, troppo vicino ai palazzi creerà problemi con i balconi e le finestre per il limitato spazio vegetativo e l’eccessiva crescita verso l’alto.
Alla luce di tutto ciò mi chiedo: chi pagherà questa scelta priva di senso? Se nello spiantare gli aceri questi si seccheranno, chi pagherà? Perché creare costi di espianto e di reimpianto certamente inutili? Come spiegare ai cittadini, contrari già all’abbattimento dei Lecci, di un nuovo espianto e la scelta di piante totalmente diverse e che non fanno ombra e ossigeno come i Lecci e gli Aceri? Le palme, inoltre, costano circa 1.500 euro per esemplare e a confronto con gli Aceri costano 10 volte tanto e per cosa? Metterle e poi al 99% vederle morire per colpa del Punteruolo?
Credo che questa operazione rappresentanti uno sperpero di denaro pubblico inaccettabile, un pericoloso passo indietro con il quale si concepisce il verde urbano per il solo aspetto estetico ignorando tutte le altre componenti che fanno di una scelta la sua sostenibilità anche futura.

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