Cultura e eventi

Con #brevicennisulluniverso proseguono i dialoghi di Michele Fina intorno a saggi, romanzi, racconti: questa settimana ospite Elsa Flacco

L’Aquila. Nell’undicesimo appuntamento con #brevicennisulluniverso Michele Fina si è confrontato con la scrittrice abruzzese Elsa Flacco, autrice, assieme a Maurizio Colasanti, del libro “Tre racconti per il teatro: Fondazione 139 – Gli aquiloni di Zuara – La Coda”, all’interno del quale vengono narrate vicende distopiche, affettive – sentimentali e giudiziarie. Tra spunti di riflessioni, connessioni con l’attualità e spiegazioni circa la creazione dell’opera, Fina e Flacco hanno portato avanti una discussione ricca di contenuti e approfondimenti. Obiettivo di #brevicennisulluniverso, rubrica culturale che va in diretta Facebook ogni domenica sulla pagina di Michele Fina, è anche quello di valorizzare le realtà letterarie abruzzesi, privilegiando il confronto al fine di suscitare interesse verso il mondo dei libri e della cultura più in generale, con continui riferimenti all’attualità.

Sinossi:

FONDAZIONE 139: Quattro personaggi con una responsabilità enorme, riuniti per un’impresa epica e disperata. Ognuno con i propri ideali, le proprie manie, le proprie paure. Una minaccia incombente che non può essere sventata, solo sfidata. Il coraggio, l’incoscienza, la ribellione contro una violenza cieca che spazza via ogni barlume di ragionevolezza. Resistere, stringersi l’un l’altro nonostante le irriducibili divergenze, per provare a fermare la barbarie, fino all’ultimo respiro.

GLI AQUILONI DI ZUARA: Una madre e un figlio, due voci nel deserto che cercano un incontro, una possibile condivisione, al di là delle incomprensioni, dei conflitti latenti e mai risolti. Una ricomposizione è possibile? L’amore può davvero vincere tutto? Aleggia il dilemma, mentre sullo sfondo conflitti epocali esplodono ripercuotendosi anche sugli affetti più profondi.

LA CODA: Un’aula di tribunale, un processo. Una giudice deve sentenziare su una grave accusa sospesa nell’aria, mentre un avvocato difensore sostiene strenuamente le ragioni dell’imputato contro un pubblico ministero dalle inscalfibili granitiche certezze. Uno scontro all’ultimo cavillo senza esclusione di colpi, fino all’apparizione dell’accusato: il mite Giandelfo, custode di un terribile segreto.

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