Cultura e eventi

L’Università degli Studi di Teramo inaugura l’anno accademico 2020/21 con le storie dei lupi a cura di CuntaTerra

Pescara. GIOVEDì 23 LUGLIO alle ore 19.30, presso la Terrazza del Rettorato dell’Università degli Studi di Teramo, andrà in scena “LUPO IN-CANTO | storie di uomini e di lupi”, racconto teatrale in musica a cura di CuntaTerra, con MARCELLO SACERDOTE e le musiche in scena di FLAVIA MASSIMO (voce, violoncello e loop station).
Lo spettacolo è inserito all’interno dell’evento di inaugurazione dell’anno accademico 2020/21 dell’ateneo teramano, sarà presenziato dal Rettore Dino Mastrocola e vedrà la partecipazione di autorità istituzionali, docenti, studenti e cittadini. L’ingresso – nel rispetto delle norme sul distanziamento sociale – è libero, fino ad esaurimento posti. Per partecipare è obbligatorio prenotarsi (iscrizioni su ww.unite.it).

“LUPO IN-CANTO|storie di uomini e di lupi”
racconto teatrale in musica a cura di CuntaTerra

Liberamente tratto dal libro “L’INCANTESIMO DEL LUPO” di Adriana Gandolfi e altri materiali della tradizione popolare.

Uno spettacolo con musica dal vivo, fatto di racconti, suoni e canti, per restituire uno sguardo autentico sulla figura del lupo e sul suo rapporto con l’uomo.
Tra realtà e folclore, tra storia e poesia, il racconto di un legame ancestrale, quello uomo-lupo, pieno di fascino e mistero come anche di conflitti e contraddizioni. Sin dall’inizio dei tempi, infatti, il lupo è stato sempre visto come il possibile alter-ego dell’uomo, il quale lo ammirava, ne imitava persino le qualità, considerandolo al contempo come un nemico da cui difendersi e, spesso, anche da sterminare.

“Il lupo incute sia timore che ammirazione; emblematica metafora di libertà selvaggia, ma anche di ferocia e scaltrezza. Del lupo, si raccontano fatti legati spesso, al vissuto personale, ma sempre mantenendo un’atmosfera magica e leggendaria.
Da sempre, l’uomo ha dovuto confrontarsi con la natura, imparando a convivere con il “selvatico”, spesso assimilandolo al soprannaturale. In passato, egli esorcizzava le sue ancestrali paure, mediante l’elaborazione di forme rituali e spettacolari di comunicazione artistica, senza mancare di ricorrere alla trasmissione orale , per mezzo di racconti, leggende, canti, proverbi e filastrocche.
Questo lavoro, quindi, vuole essere un omaggio a questa “cultura della natura”, come sintesi interpretativa del fenomeno del “lupo” tra oralità e rappresentazione simbolica, seguendo un filo della memoria che ci aiuti a ritessere una nuova e comune identità culturale.”
(A.Gandolfi)

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