Cronaca

Lilt Pescara su dati per ripresa attività di prevenzione oncologica

Pescara. “La pandemia da Sars-Covid-19 ha drammaticamente bloccato le attività di prevenzione oncologica, che significa un grave ritardo nella diagnosi di nuovi tumori. Prima dell’emergenza sanitaria sappiamo che in Italia venivano individuati ben mille nuovi casi di patologie neoplastiche al giorno, un dato che oggi rischia di aggravarsi. È dunque giunto il momento di ripartire con le attività di screening, deospedalizzando quanto più possibile le visite ambulatoriali e ripristinando a pieno ritmo la rete tra medicina di base e medicina specialistica. La Lilt – la Lega Italiana Lotta contro i Tumori – ripartirà con la campagna del ‘Nastro Rosa’ che quest’anno prenderà il via già a inizio ottobre con le visite gratuite alle donne, e nel frattempo chiediamo a Regione e Asl la disponibilità ad attuare nuove convenzioni per consentire alla Lilt di lavorare con efficacia sulla prevenzione”. Lo ha detto il Presidente della Lilt di Pescara, il professor Marco Lombardo, Presidente della Lilt Abruzzo, che, con il dottor Marino Nardi, chirurgo senologo dell’Ospedale civile di Pescara e membro del Direttivo della Lilt, ha tracciato un quadro della ripresa dell’attività di prevenzione. L’occasione per lanciare l’appello è stata la serata dedicata alla raccolta fondi per la Lilt svoltasi al PalaFiera del Porto Turistico con lo spettacolo ‘Rita, un genio con lo zucchero filato in testa’, della UAO Spettacoli, con l’attrice Valentina Olla.
“Già la Lilt nazionale, con il Presidente Francesco Schittulli, ha lanciato nei giorni scorsi una provocazione forte chiedendo al Governo di istituire il Bollettino quotidiano dei malati di cancro, al pari di quanto avvenuto per il Covid-19, informando quotidianamente tutti i cittadini sui numeri dei nuovi casi di neoplasie diagnosticati quotidianamente e sul numero dei decessi per cancro – ha sottolineato il Presidente Lombardo -, numeri che possono risultare scioccanti, ma che vanno detti per rendere consapevoli gli utenti, perché una diagnosi tempestiva o tardiva oggi veramente può fare la differenza. Purtroppo è un fatto oggettivo che la pandemia da Covid-19 sia scesa come una scure sui malati di tumore ovunque. Visite rinviate, controlli di prevenzione e follow-up cancellati, terapie trascurate e tutto questo non potrà che tradursi in nuove tardive diagnosi e un maggior numero di morti. Pensiamo che in Italia nel 2019, dunque nella fase pre-pandemia, sono stati diagnosticati oltre 371mila nuovi casi di cancro, ossia ogni giorno a più di mille italiani è stato diagnosticato un cancro e mediamente, ogni giorno, 500 persone muoiono di tumore nella sola Italia. Per il 2020 si stima che saranno circa 4milioni gli italiani con un vissuto di cancro, ma paradossalmente questo numero oggi rischia di essere sottodimensionato. Oggi allora la parola d’ordine dev’essere quella di ‘ripartire’: a cinque mesi dalla pandemia sono stati rinviati screening oncologici, controlli clinico-strumentali e cure, un dato che determinerà una minore curabilità, minore guaribilità, maggiori tumori avanzati e una più alta percentuale di mortalità, e allora la macchina della prevenzione deve tornare a ingranare la marcia per recuperare il tempo perduto ed evitare che si passi dalla pandemia da Covid-19 alla pandemia di tumori. Due le strade da percorrere: da un lato potenziare la medicina territoriale attraverso le ‘sentinelle’, gli intercettatori dei segnali di malattia, capaci di individuare e scoprire i primi sintomi, ovvero i medici di medicina generale, che poi devono inviare i pazienti allo specialista e seguirli durante la terapia. E poi è strategica la riattivazione degli screening per i tumori del seno, del colon-retto, dell’utero e dei melanomi, deospedalizzando quanto più possibile tali attività. La pandemia da Sars-Covid-19 ha certificato nella maniera più chiara la necessità di non concentrare ogni tipo di prestazione sanitaria negli spazi ospedalieri, dove peraltro la pandemia ha determinato il blocco totale degli ambulatori per scongiurare qualunque possibilità di trasmissione del virus, e piuttosto delocalizzare la diagnostica sul territorio, anche coinvolgendo strutture come la Lilt che possono operare attraverso convenzioni specifiche con la Asl e con la Regione Abruzzo-Dipartimento Salute mettendo a disposizione i propri ambulatori. In tal senso – ha aggiunto il professor Lombardo – la Lilt è pronta a rinnovare la propria disponibilità a lavorare in sinergia con le Istituzioni per far ripartire a pieno ritmo le campagne di screening, nell’osservanza di tutte le norme e prescrizioni anti-Covid-19, e anche per tornare a informare la popolazione circa l’importanza di fare prevenzione oncologica perché il lockdown, che ci ha costretti a chiuderci in casa, purtroppo non ha fermato il cancro che ha proseguito la propria inesorabile avanzata. Nel frattempo attendiamo anche la riapertura delle scuole per tornare a svolgere la nostra attività laboratoriale di sensibilizzazione con i ragazzi che sono i primi testimonial della Lilt e con i quali abbiamo continuato a lavorare a distanza anche nel periodo più buio del lockdown attraverso consulenze psicologiche”. “Lavorando in ospedale – ha confermato il dottor Nardi –, con l’ingresso nella fase III post-Covid, purtroppo stiamo assistendo alla scoperta di tumori già in fase avanzata, che impongono a sanitari e pazienti una sfida contro il tempo. Una consapevolezza che ci impone di far ripartire a regime la prevenzione”.

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