Cronaca

Migranti da Lampedusa in Abruzzo: “Solita propaganda davanti ai cittadini”

L’Aquila. Tantissime volte in questi anni abbiamo denunciato piaghe sociali, bubboni inaccettabili di questo territorio. E la cronaca li ripropone quasi ogni giorno, ne riportiamo alcuni dei più gravi: traffico di droga anche nel periodo del lockdown in cui sono egemoni o quasi parenti e affiliati dei Casamonica – i cui cognomi sono ben noti, Spinelli, Di Rocco, De Rosa, Spada, Ciarelli, ecc. – che si credono al di sopra di ogni regola civile come dimostrano i fuochi d’artificio che sparano ripetutamente e tanto altro, sfruttamento della prostituzione ai confini col Molise, emergenze ambientali continue – dalle frequenti segnalazioni di “cattivi odori” (origine mai accertata dalle istituzioni e dagli enti competenti, e questo già dovrebbe indignare e scatenare proteste vive e vibranti) nella zona di Punta Penna agli incendi e tutte le vicende della discarica sequestrata nel nostro territorio, teatro di ben cinque incendi in un anno e mezzo – infiltrazioni mafiose da San Salvo a Francavilla. A Vasto nel 1989 fu sventato un probabile attentato a Giovanni Falcone, già nel 1994 la Commissione Parlamentare Antimafia scrisse di infiltrazioni mafiose e riciclaggi a Vasto e Casalbordino, negli ultimi anni abbiamo avuto varie inchieste sulle infiltrazioni delle mafie foggiane, in questo territorio dove l’anno scorso il terzogenito di Totò Riina celebrava nell’indifferenza e nell’accondiscendenza di troppi il padre boss.

Davanti a tutto questo non ci sono mobilitazioni e barricate. C’è chi invece li invoca per i migranti giunti da Lampedusa, tra cui alcuni risultati positivi al covid19. Il volantino di qualche settimana che chiamava alle barricate contro i migranti nel vastese è stata l’ennesima dimostrazione che “prima gli italiani” è diverso da “prima l’italiano”. I proclami su sicurezza, o decantare leggi che avrebbero stroncato il business dell’immigrazione e simili da parte degli esponenti di certi partiti, sono l’espressione della propaganda più sconcertante possibile. Gli attuali centri, con una gestione che non coinvolge minimamente i sindaci e i territori, sono nati con Maroni e uno dei loro emblemi (il CARA di Mineo) è stato definito albergo di lusso dall’ultimo ministro dell’Interno dello stesso partito. Lo stesso ministro che li ha di fatto rafforzati con ben due decreti: i “decreti sicurezza” del governo Conte 1 hanno smantellato o quasi gli SPRAR e rinforzato CAS e CARA. Su cui ci sono innumerevoli inchieste e denunce sui fatti più gravi possibili, negazione di ogni diritto e sicurezza, scarsa tutela sanitaria e non solo, caporalato, sfruttamento prostituzione, corruzione, arricchimenti illeciti. Chi ricorda più il Regina Pacis? Mentre Dino Frisullo e pochi altri denunciavano e documentavano il ras con la tonaca venne difeso da un arco politico, sociale e giornalistico larghissimo e chi oggi dona pagine e click a bufale come i “cani mangiati” (menzogna di chi ha cercato di nascondere i propri illeciti) o specula su un gravissimo fatto di cronaca umbro, modificando artatamente la nazionalità degli assassini, all’epoca lo paragonò a San Francesco e Madre Teresa insultando chi documentava la realtà. E oggi, nel silenzio di tutti, di chi si riempie la bocca di accoglienza, integrazione e belle parole (false come loro) e chi di business dell’immigrazione, sicurezza e simili il ras è ancora attivo con soldi pubblici in Moldavia. Lo stesso arco di silenti e indifferenti, anche dei barricaderi e dei mobilitanti di oggi, quando un soggetto economico (poco prima dell’inchiesta Mafia Capitale una cooperativa coinvolta ebbe importanti appalti alle nostre latitudini ma nessuno di lor signori “se ne accorse”) giunse in maniera “abbastanza inspiegabile”, accusato nel profondo nord di aver sfruttato migranti (mentre intascava soldi pubblici per progetti sociali che non ha mai realizzato, anche qui la memoria torna al ras suddetto a cui la legge Bossi-Fini addirittura lo permetteva legalmente) come muratori in nero per costruire un immobile abusivo. Nonostante varie sollecitazioni totale indifferenza, silenzio ed omertà a “vari colori”.

I primi centri, all’epoca chiamati Cpt, nacquero con le leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini, ancora oggi le leggi che regolano l’immigrazione in Italia, 22 anni e 11 governi dopo la prima, 18 anni appena compiuti (è diventata maggiorenne!) e 9 governi dopo la seconda. Negli anni abbiamo visto «scandali» e «inchieste» coinvolgere esponenti di tutto l’arco parlamentare dalle destre più estreme (cronaca calabrese di quest’estate l’ultima inchiesta) fino al PD e ai suoi alleati. Le minime modifiche regolamentari delle circolari pre-pandemia del Ministero dell’Interno – denunciò Action Aid ad inizio anno – hanno peggiorato la situazione della trasparenza, adeguato il sistema «alle richieste dei grandi attori del mercato» e aperto «a grandi gestori e all’immissione di capitali esteri» spingendo «sugli oligopoli, sulle multinazionali del sociale, sui grandi centri che possono fare economia di scala».

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