Cronaca

Il Consiglio di Stato boccia definitivamente Mirò (noto come Megalò 2): permessi scaduti

Il WWF: «Ora si demolisca quanto costruito illegittimamente». Chi ha sbagliato nelle amministrazioni comunali risarcisca i danni economici alla collettività

Chieti. «Ora si proceda con l’obbligo di demolizione di quanto costruito senza permessi legittimi e con le richieste di risarcimento a chi, nelle pubbliche amministrazioni, ha creato danni alla collettività»: è chiarissima la posizione del WWF Chieti-Pescara, espressa dalla presidente Nicoletta Di Francesco, a commento della sentenza del Consiglio di Stato che ha posto la parola fine al progetto Mirò (comunemente noto come “Megalò 2”) che prevedeva una ulteriore cementificazione a ridosso del fiume. Il supremo organo di giustizia amministrativa ha ribadito quanto già affermato dal Comitato VIA e dal TAR di Pescara: i permessi a costruire sono scaduti e nessuna ulteriore proroga sarebbe stata possibile in conseguenza della “intervenuta e sostanziale modificazione delle condizioni ambientali, infrastrutturali, idrauliche e socio economiche del contesto territoriale”. Un concetto già espresso sia dal Comitato VIA che dal TAR, ma che evidentemente non ha convinto i Comuni di Cepagatti, organizzatore della conferenza di servizi poi annullata dalla giustizia amministrativa su ricorso della Regione appoggiata anche dal WWF e da Confcommercio, Confesercenti e CNA, le organizzazioni che da anni si battono contro le costruzioni a ridosso del fiume Pescara per i danni ambientali, economici e sociali che arrecano al territorio. Non li ha convinti a tal punto che il ricorso della SILE (la società oggi interessata al progetto) al Consiglio di Stato è stato sostenuto dall’amministrazione di Cepagatti e dal SUAP chietino-ortonese, quest’ultimo, che non era stato citato nel giudizio, con un ricorso autonomo affidato non agli avvocati del Comune di Chieti ma a uno studio legale esterno, con ulteriori spese a carico dei contribuenti.

«La lunga battaglia sul piano politico e spesso anche legale che WWF, Confcommercio, Confesercenti e CNA portano avanti da anni, recentemente accanto al Comitato VIA e alla Regione, – commenta l’avv. Francesco Paolo Febbo – vuole tutelare il territorio anche sul piano economico ma soprattutto, e lo dico da socio e attivista del WWF, su quello ambientale: costruire nelle zone a rischio è una follia, come lo è illudersi di poter governare le forze della natura con una barriera di contenimento. La tragedia di Rigopiano e quelle di questi giorni in tutta Italia dovrebbero averci insegnato qualcosa».

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