Politica

“Il divario tra Nord e Sud aumenta sui diritti di cittadinanza”: la diretta di Michele Fina sul libro di Bianchi e Fraschilla

L’Aquila. “Divario di cittadinanza. Un viaggio nella nuova questione meridionale” (Rubbettino), scritto da Luca Bianchi (direttore della Svimez) e Antonio Fraschilla (giornalista de la Repubblica) è stato il libro al centro del 29esimo incontro di “Un libro, il dialogo, la politica”, la rubrica in diretta Facebook di Michele Fina, che ha sottolineato come la polemica e gli scontri sui divari tra Nord e Sud siano tornati di grande attualità ma “ci rimettiamo tutti, la questione meridionale è per eccellenza nazionale, va a danno anche dell’economia settentrionale. Per fare riferimento solo a uno degli aspetti, cito la generale contrazione della domanda interna”.

Bianchi ha riassunto il focus del libro spiegando come il lavoro di ricerca abbia spostato “l’attenzione dai tradizionali argomenti che riguardano il divario Nord – Sud sul versante sociale. Negli ultimi dieci anni è infatti emerso un fatto nuovo, che è l’ampliamento del divario di diritti di cittadinanza, ovvero i diritti sociali, tra Nord e Sud”. Prima della crisi del 2008 il confronto tra Settentrione e Mezzogiorno, ha spiegato uno degli autori, ha mostrato pur nelle alterne fasi di convergenza e divergenza economica un sostanziale, costante recupero del Sud su indicatori di diritti sociali come l’istruzione e la sanità, ma “a partire dal 2008 questo elemento si è rotto assieme all’equilibrio del Paese ed è aumentata la diseguaglianza tra i territori. E’ cominciata la stagione delle nuove migrazioni, quelle sanitaria e studentesca, che derivano da una nuova questione meridionale che riguarda i diritti di cittadinanza”. Tra le cause il direttore della Svimez ha citato “una certa responsabilità delle classi dirigenti meridionali, da un lato vittime di un senso di colpa, dall’altro concentrate sulla spesa dei fondi europei”. Alcune scelte nazionali hanno in qualche modo acuito la tendenza, come la riforma dell’Università che di fatto ha inaugurato un meccanismo che ha liberato maggiori risorse per gli atenei già più ricchi rispetto agli altri.

L’emergenza sanitaria per Bianchi, oltre a rappresentare un pericoloso aggravante dei ritardi del Mezzogiorno, ha messo in luce la necessità di riequilibrare l’offerta di infrastrutture sociali: “Ha fatto venire al pettine tutti i nodi irrisolti del Paese. La consapevolezza che se la prima ondata pandemica avesse colpito il Sud sarebbe stata una catastrofe ha fatto emergere l’esistenza, di fatto, di due Paesi”. La correzione in corso è relativa, infatti sebbene le terapie intensive stiano crescendo in tutto il Paese “questo avviene in quote leggermente superiori al Centro – Nord, e comunque il divario non si sta colmando”.

Gli insegnamenti per il direttore della Svimez stanno nell’evidenza di cambiare alcuni elementi di riferimento: “Prima si puntava sull’agglomerazione dello sviluppo, ora è necessaria una nuova riflessione del rapporto tra centro e periferie, che può essere ripensato anche grazie all’opportunità offerte dalla tecnologia. Il Recovery Fund rappresenta una grande occasione per attuare investimenti aggiuntivi per il Mezzogiorno, che possono attivare opportunità anche per le imprese del Nord”. Tra le linee di intervento e gli obiettivi da considerare prioritari per Bianchi c’è l’aumento dell’occupazione femminile.

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