Politica

Pescara, le iniziative per il Flaiano Film Festival

Pescara. Giovedi 6 luglio al Cinema S.Andrea di Pescara il 44° Flaiano Film Festival propone: alle ore 18,30 “Il mago di Oz” di Victor Fleming in versione restaurata dalla Cineteca di Bologna: le avventure della piccola Dorothy e del suo cagnolino Totò in un mondo fantastico in cui sono stati trasportati da un ciclone. In compagnia di tre simpatici amici, il leone, lo spaventapasseri e l’omino di ferro, Dorothy sconfiggerà una brutta strega e conoscerà la verità sul misterioso mago di Oz, prima di scoprire che si è trattato solo di un sogno e che la vera felicità sta nel cortile dietro casa. Un classico destinato a rimanere nella storia del cinema che ora rivede la luce dei proiettori in una versione restaurata e con una conversione in digitale che la Warner Bros ha realizzato in 2 e 3D, in italiano e in lingua originale e che viene distribuita dalla Cineteca di Bologna. Già la sua storia è di quelle che entrano a buon diritto negli annali perché nel momento in cui Walt Disney ottiene uno straordinario successo con Biancaneve e i Sette Nani (1937) Louis B. Mayer sguinzaglia i suoi sceneggiatori alla ricerca di un libro per bambini che possa essere adattato cinematograficamente. Sarà Mervyn LeRoy, regista e produttore, a proporgli il romanzo “Il mago di Oz” di Frank Baum pubblicato nel 1900 con grande riscontro da parte dei giovani lettori. LeRoy rinuncia ben presto all’idea di occuparsi direttamente della regia e fa bene. Perché il film finirà, tra le altre caratteristiche, con il poter essere considerato un perfetto esempio del sistema degli studios hollywoodiani degli anni Trenta nei quali il regista non è considerato molto di più che un esecutore degli ordini che arrivano dall’alto.

Alle 20,30 sarà proiettato il film, “L’accabadora” di Enrico Pau, protagonista la pescarese Sara Serraiocco: primi anni ’40. Annetta arriva a Cagliari alla ricerca di Tecla, di cui si è presa cura dopo che la madre della ragazza è morta. Dalla povertà del paese natìo Annetta si trasferisce al lusso del palazzo cagliaritano dove assume l’incarico di custode quando le proprietarie sfollano in campagna per sfuggire ai bombardamenti che stanno devastando il capoluogo sardo. In quella Cagliari sventrata dalla guerra Annetta si muove come un’ombra poiché si vive come un oscuro angelo della morte: ha ereditato dalla madre un compito e un destino, quello dell’accabadora, donna che nella tradizione sarda dava ai malati terminali la “buona morte”, soffocandoli con un cuscino o coprendoli con un bastone. Un ruolo che Annetta non ha scelto, ma che ha accettato con la quieta rassegnazione con cui molte donne hanno acconsentito al posto loro assegnato in una società arcaica dalle tradizioni millenarie. A scanso di equivoci, L’accabadora non è l’adattamento cinematografico del romanzo di Michela Murgia, ma con quella storia ha alcuni elementi in comune: la figura centrale della portatrice di morte, il suo rapporto con una figlia acquisita che ne disprezza il “mestiere” e un’atmosfera da ghost story popolata di apparizioni spettrali.

Alle ore 22,30 sarà proiettato “Sierranevada” di Cristi Puiu: Bucarest tre giorni dopo l’attacco a Charlie Hebdo a Parigi. Sono trascorsi quaranta giorni dalla morte di suo padre e il dottor Lary raggiunge i propri familiari per una cerimonia commemorativa in casa della madre. Tra i presenti emergono, sempre più evidenti, le tensioni che sono di varia natura. Sono trascorsi 25 anni da quando le televisioni di tutto il mondo mostrarono le immagini di Nicolae Ceausescu dopo l’esecuzione della sentenza di condanna a morte. Finiva con lui una forma particolare di comunismo che si basava sul potere di qualcuno che si poteva definire più che un dittatore un satrapo che aveva appoggiato il suo potere dispotico su un odio nazionalistico (volutamente malcelato) nei confronti della Grande Madre URSS. Il film di Puiu si interroga su cosa sia ora la Romania e lo fa attraverso quella straordinaria cartina al tornasole che è la famiglia, aiutato in questo da una tradizione locale che vuole che quaranta giorni dopo la cerimonia funebre familiari ed amici del defunto si riuniscano per commemorarlo. Per traslato sono il Conducator Ceausescu e il suo regime ad assumere il ruolo del convitato di pietra in questo microcosmo in cui domina la menzogna (quella del Padre e anche quelle di una parte di coloro che gli sono sopravvissuti).

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