Politica

Crisi idrica a Pescara e provincia. Blasioli: “Ci sono circa 110.000 famiglie senz’acqua, ma il Cda pensa agli “’incarichi-alleluia’”

Pescara. “Da mesi 110.000 famiglie di Pescara e di circa 22 Comuni della nostra Provincia e in parte di Chieti, sono costrette a convivere con la crisi idrica e con i disagi della mancanza di acqua nelle case. E’ una situazione pesante per i nuclei famigliari, soprattutto per quanti hanno bimbi piccoli e chi ha dei rigidi orari di lavoro, per cui non riesce a fare scorte o rincasa quando l’acqua non c’è, e non può usarla per cucinare o lavarsi. Una situazione difficile per tutti, ancor di più per la concomitante pandemia che nell’igiene personale e delle superfici stabilisce la priorità per prevenire il contagio e combattere il virus”, così il consigliere regionale Antonio Blasioli che stamane in conferenza ha fatto il punto sui disagi e sulla situazione insieme ai consiglieri comunali Pd Piero Giampietro e Stefania Catalano.

“È impensabile che ciò accada nel 2020, così come è inconcepibile considerare unica e irrimediabile causa la siccità delle sorgenti: l’acqua è un bene primario ed essenziale e vanno precisate le cause della carenza idrica, ma soprattutto vanno trovate le soluzioni – così Blasioli – Serve una concreta Operazione trasparenza: Sicuramente le condizioni atmosferiche dello scorso inverno hanno inciso molto sulla quantità di acqua nelle sorgenti, ma non possiamo tacere ciò che è sotto gli occhi di tutti. Una difficoltà profonda da parte di Aca e di questa governance di centrodestra, incapaci di far fronte al problema della dispersione di acqua dalle condotte vetuste e soprattutto di pensare a soluzioni emergenziali e eccezionali, per far fronte ad una situazione come questa in un momento così straordinario, con una pandemia in corso.

Noi oggi vogliamo sapere quanta acqua arriva a Pescara. Quanta se ne perde e quanta viene effettivamente consumata. Vorremmo sapere quanta acqua si perde nel tratto di avvicinamento tra la sorgente e l’inizio della rete distributiva e quanta se ne perde nella rete di distribuzione. Chiediamo una operazione di trasparenza.

Chi ripara le perdite e in quanto tempo? l’Istat in una indagine del 2019 afferma che l’Italia emerge come il paese Ue che preleva più acqua potabile, pari a 156 metri cubi per abitante all’anno. Tuttavia, molta di quest’acqua viene dispersa prima di arrivare nelle abitazioni dei cittadini. Perdite che possono verificarsi tra il prelievo, l’immissione e la distribuzione nelle reti idriche comunali. Un fenomeno preoccupante, considerando quanto questa risorsa sia preziosa. E per la provincia di Pescara la perdita di acqua sarebbe superiore al 45/50 per cento. Tutto ciò viene confermato dalla documentazione fotografica allegata, che mostra alcune delle perdite di acqua potabile nella città di Pescara. Queste perdite sono state comunicate ad Aca con la pec del 6 novembre, ma ad oggi (siamo al 28 novembre) nessuno è ancora intervenuto e sono ancora in questa situazione.

Per questo vogliamo approfondire e capire se e come incide tale dispersione sulla carenza di acqua nelle case dei pescaresi e della provincia. Vogliamo che Aca, fino ad oggi poco trasparente e poi spiegheremo perché, ci dia questi dati e ci dia anche i tempi entro cui riesce ad effettuare le riparazioni su sede pubblica. Perché sono passati 22 giorni e nessuno interviene”.

“Da luglio migliaia di pescaresi sono impossibilitati a programmare una doccia, una lavatrice, una lavastoviglie. E a fine settembre, l’unica volta che l’Aca è stata chiamata a riferire su quel che stava avvenendo, è stato nella commissione Controllo e garanzia su richiesta dell’opposizione. Il sindaco è intervenuto solo il 24 settembre, dopo settimane di disagi, con una pubblica invettiva contro Aca estremamente tardiva e debole – aggiungono i consiglieri Piero Giampietro e Stefania Catalano – in una situazione che non ha precedenti nella storia della città, eppure affrontata senza che il Comune non facesse neppure una nota, e non prendesse nemmeno l’ombra di un servizio sostitutivo. E dopo quella esternazione, non ci risulta che il sindaco abbia fatto più nulla, con Aca che invitava i cittadini a dotarsi un’autoclave, come chiesto in commissione Controllo e garanzia quando è stata invitata a chiarire la situazione. I pescaresi sono stati lasciati soli. Una situazione incredibile”.

“Cosa succede in Aca? Sperando di capire qualcosa su come si intende affrontare questa crisi idrica, ho chiesto i verbali del Cda di Aca – riprende il consigliere Pd Antonio Blasioli – L’ingegner Brandelli, si è superata nella sua risposta del 25 novembre, una nota che sarà oggetto di un’attenta riflessione, dicendomi che i verbali sono pubblici, ma che avendo fatto seguire a un primo accesso (pec del 26 ottobre 2020), un secondo accesso (pec del 12 novembre 2020), i termini per consegnare i verbali sarebbero ripartiti ex novo. Per cui Aca ha ritenuto di non fornire a un Consigliere regionale, il verbale richiesto dopo i primi 30 giorni decorsi, benché li ritenga giustamente pubblici. Questo è il livello di rispetto istituzionale che mi è stato riservato.

Fortunatamente è l’ERSI, Ente Regionale Servizio Idrico, a farsi carico della trasparenza e voglio ringraziarlo, perché solo Ersi ha dimostrato rispetto istituzionale verso un Consigliere regionale che ha solo la volontà di capire cosa succede a tutela di decine di migliaia di cittadini-utenti.

Ho ricevuto i verbale del 9 giugno 2020 e del 1 ottobre 2020 in data 26 novembre (due giorni fa) e leggendoli realizzo perché questi verbali non mi sono stati forniti. Ecco cosa succede in pillole, con riserva di tornarci su, sia in merito alla mancata trasparenza, sia in merito a quanto contenuto nei verbali.

Il C.d.A di Aca si riunisce il 1 ottobre 2020. Qualche giorno dopo le invettive del Sindaco Masci datate 23 settembre. Ma nel verbale non c’è un solo aspetto su come si intende fronteggiare la crisi idrica. C’è dell’altro. L’argomento 4 del verbale relaziona come Aca si sia dotata di una funzione di controllo di gestione, diretta alla valutazione bimestrale dei flussi finanziari. Si legge nel verbale, che “l’emergenza Covid ha demolito lo standard degli incassi nel secondo trimestre 2020 e che la siccità sopravvenuta andrà a ridurre i volumi di fatturazione del terzo trimestre”.

Nel corso della seduta si richiede l’intervento della dirigente competente alla quale vengono chieste spiegazioni in merito all’elaborato, ritenuto poco chiaro e alla quale si chiede se per recuperare liquidità è possibile rinegoziare con le banche forme di smobilizzo del credito in sede di rinegoziazione del concordato. La dirigente afferma che: “in ogni caso sono incrementate eccessivamente le spese di ACA e l’azienda si è avvalsa delle opportunità di legge per la traslazione di due rate di Concordato, ma queste due rate sono state comunque accantonate e considerate indisponibili”.

Ciononostante, in una acclarata situazione di mancanza di liquidità, di previsioni nefaste, di traslazione di due rate di concordato, tra le varie deliberazioni adottate con lo stesso verbale, il consiglio di amministrazione, delibera:

· Raddoppio della figura del Direttore Generale: di sottoporre all’Assemblea dei Soci la facoltà di individuare all’interno dello Statuto una netta separazione dei poteri, nel senso di un chiaro sdoppiamento delle funzioni di Direttore Generale area Tecnica e Direttore Generale area Amministrativa;

· di sottoporre all’Assemblea dei Soci l’attivazione di concorsi per Dirigente, invece di un concorso per un Direttore Generale.

· Permanenza oltre i limiti di legge – 67 anni – di un ingegnere responsabile dell’ufficio gare, che il Cd’A ritiene nella stessa seduta: infungibile, benché ci siano in servizio funzionari che hanno ricoperto quel ruolo in passato e funzionari che potrebbero ricoprirlo.

Insomma “incarichi Alleluia”, ho voluto ribattezzarli così, perché nascono senza una precisa strategia di governance e senza dare risposte a ciò che le famiglie alle prese con la crisi idrica si attendono e stanno vivendo, salvo far dire alleluia ai beneficiari delle iniziative ritenute prioritarie dal Cda: che allunga la vita lavorativa di uno solo o si fanno contente singole persone che vedono migliorare il proprio benessere. Tutto ciò avviene nella stessa seduta in cui si accerta la crisi di liquidità in un ente in concordato e che dovrebbe investire per far fronte all’emergenza siccità.

Su queste deliberazioni, ho inviato una nota per Arera (L’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) che svolge attività di regolamentazione e controllo anche nel settore dei servizi idrici), Anac (Autorità nazionale anticorruzione) e Aran (che si occupa di contrattazione collettiva del lavoro). Ho altresì presentato una interpellanza urgente in Consiglio regionale sulla questione primaria della crisi idrica che 110.000 famiglie stanno vivendo tra Pescara e Chieti.

Il PD, è una precisazione che voglio lasciare agli atti, non è contro le professionalità che potrebbero migliorare un ente che oggi è allo sbando. Ma vero è che, se inserite in una precisa strategia che vada incontro ai bisogni dei cittadini e se immesse in una società finanziariamente e contabilmente in grado, tali scelte sarebbero anche condivisibili.

Ma oggi sembra invece che Aca, società che dovrebbe generare acqua, sia interessata solo a generare pane, con le nuove assunzioni. Il paradosso: Siamo una Regione abituata in passato a sventare il rischio, periodico e ricorrente, di una vendita della nostra acqua ad altre Regioni e oggi ci ritroviamo, paradossalmente, a dover fare i conti con la carenza di acqua”.

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