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L’inquinamento non si ferma a Bussi, terzo esposto del M5S VIDEO

Pescara. Si è tenuta oggi la conferenza stampa a cui hanno partecipato i Consiglieri Regionali del M5S, Sara Marcozzi e Domenico Pettinari, nel corso della quale sono state presentate tutte le criticità dell’area dell’insediamento industriale Ex-Montecatini. Criticità che il M5S ha messo nero su bianco, grazie al lavoro di studio intrapreso dall’avvocato Isidoro Malandra, anch’egli presente in conferenza stampa, in un esposto depositato al Comando dei Carabinieri Forestali di Pescara, alla Procura Generale della Corte dei Conti di Roma e alla Procura Regionale della Corte dei Conti di L’aquila. Si tratta del terzo di una serie di esposti, a firma di Marcozzi, Pettinari, Malandra e del deputato Gianluca Vacca, di cui il primo aveva ad oggetto l’inquinamento persistente, il secondo l’appalto di bonifica del commissario Goio. L’esposto presentato oggi attiene all’area sita in località Piano D’Orta, nel Comune di Bolognano, dove insisteva fino agli anni ’60 lo stabilimento industriale della Montecatini.
“Abbiamo concluso un circolo di studi e di esposti – ha affermato la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Sara Marcozzi – chiediamo che a distanza di dieci anni dalla scoperta della discarica dei rifiuti tossici abusiva più grande d’Europa si faccia finalmente chiarezza. È inaccettabile che non siano state messe in atto nemmeno le misure di sicurezza di emergenza a distanza di dieci anni. Evidentemente, dai documenti che abbiamo studiato, parrebbero esserci delle responsabilità o del Ministero o della Regione o della Provincia o comunque di tutti i soggetti interessati, per cui chiediamo che vengano accertate queste responsabilità. Ci siamo occupati a più riprese di Bussi, anche prima di entrare come eletti in Consiglio Regionale, questo è l’ultimo atto, vista l’inerzia ormai decennale della Pubblica Amministrazione nel governo regionale, crediamo che non si possa far altro che depositare un esposto. Noi crediamo che debba sempre essere affermato il principio fondamentale di ‘chi inquina paga’, per cui chiediamo e speriamo che il governo regionale ed il Ministero si adoperino affinchè chi è responsabile dell’inquinamento affronti tutte le spese di bonifica”.

La storia del sito. La storia del Sin in area Piano D’Orta è per certi aspetti ancor più travagliata e silente dell’area industriale di Bussi. La Montecatini decide di insediare un proprio stabilimento per la produzione di Acido solforico da utilizzare nei concimi nel lontano 1902. Da allora la produzione cresce fino ad arrivare nel 1965, data in cui l’azienda chiude i battenti.
Si tornerà a parlare di Piano D’Orta solo nel 2007, in seguito alla scoperta della discarica “Tremonti” a Bussi. Infatti, due mesi dopo la scoperta del sito di Bussi, la Procura di Pescara pone sotto sequestro anche le aree dello stabilimento Ex-Montecatini insistente nel Comune di Bolognano. Nel 2008, con il Decreto Ministeriale, viene istituito il SIN Bussi, ove rientra anche il l’area del sito industriale Ex-Montecatini.
Dalle prime analisi avviate da un consulente esterno della Procura di Pescara emerge subito fotografia molto preoccupante dell’area: suolo e acque contaminate, rifiuti interrati. A inquinare la zona sarebbero, secondo il consulente della procura, agenti chimici di non poco conto fra i quali Vanadio, Mercurio, Piombo, Rame, Zinco, Berillio, Selenio, Manganese, Ferro e altri solvati vari. Dati che verranno confermati anche nel 2012 in sede di Conferenza dei Servizi. Relativamente al materiale interrato si tratta di rifiuti pericolosi: 100.000mc di materiali disseminati su un area di 26.000mq a profondità variabile fino a 5m.

Le principali contestazioni contenute nell’esposto. I ritardi sulla caratterizzazione e Messa In Sicurezza di Emergenza (MISE). A distanza di 10 anni e dopo numerose riunioni tecniche e Conferenze dei Servizi tenutesi fra l’Abruzzo e Roma, non si è stati in grado di mettere in sicurezza l’area. Eloquente l’estratto del verbale di una conferenza dei Servizi nella quale il Ministero chiede al “Soggetto Attuatore”, il Comune di Bolognano, di avviare una copertura, anche provvisoria, del corpo dei rifiuti. “In dieci anni pare non siano stati in grado di apporre sull’area neanche un telo resistente per evitare il dilavamento dei rifiuti da acque piovane” osservano i 5 stelle.

La tardiva diffida al responsabile dell’inquinamento. Come accaduto per Bussi, gli Enti preposti al controllo arrivano tardi. Infatti solo in data 22 Maggio 2015, a distanza di 8 anni dalla scoperta, come si evince dai documenti, arriva la diffida alla bonifica della Provincia al soggetto responsabile dell’inquinamento, Edison S.p.A. Ritardi che pesano come un macigno rispetto all’eventuale contenzioso che certamente sarà in divenire, gravando anche sulle casse delle Pubbliche Amministrazioni che hanno, a tutt’oggi, dovuto anticipare ingenti somme per la realizzazione del Piano di Caratterizzazione.

La tardiva diffida al proprietario delle aree. Anche in questo caso la Conferenza dei Servizi impiega anni per mettere in atto la diffida alla Messa In Sicurezza d’Emergenza nei confronti del proprietario delle aree. Messa in sicurezza a tutt’oggi inattuata.

Il buio e il vuoto sulle aree extra Sin. Nel resoconto della Conferenza dei Servizi del Febbraio 2015, il Comune di Bolognano deposita a integrazione del Piano di Caratterizzazione, su richiesta del MATTM, un “rapporto dei risultati di analisi di rischio relativi alle aree esterne e limitrofe del SIN”. “Di tale rapporto non conosciamo il contenuto ne’ nella conferenza dei servizi vi si fa alcun accenno. La aree extra Sin potrebbero essere immacolate oppure potrebbero avervi riscontrato inquinamento e contaminazione. A distanza dio 10 anni non è dato saperlo” commentano i 5 stelle.
Dalla rivoluzione industriale a oggi, ci sembra di tutta evidenza che nella stragrande maggioranza dei casi, in particolar modo per le aziende del petrolchimico, il modus operandi sia il seguente: insediamento sul territorio, avviamento produzioni per 30-60 anni e successivo abbandono delle aree con conseguente boom della disoccupazione ed eredità di terreni inquinati e insostenibili per la bonifica delle aree sfruttate.
Quanto ci costerà la bonifica di questo sito? Quale ricchezza hanno prodotto in termini di occupazione e reddito questi investimenti? E’ una domanda a cui prima o poi la politica dovrà rispondere e agire di conseguenza cambiando obiettivi per non ripetere gli errori del passato!

Trasparenza. Il M5S protocollerà richiesta a Regione Abruzzo e al Comune di Bolognano affinchè venga resa pubblica la relazione integrativa al piano di caratterizzazione sulle aree extra SIN, allegata al piano di caratterizzazione delle aree SIN.

“Stiamo parlando innanzitutto dell’area di Piano d’Orta, dell’ex Montecatini, uno stabilimento chiuso nel ’65 – ha dichiarato l’avvocato Isidoro Malandra – e anche lì sono state accertate delle sostanze chiaramente inquinanti, tant’è vero che una porzione del sito è stata introdotta nel Sin (sito di interesse nazionale). Solo che mentre a Bussi qualcosa tutto sommato si è mosso dal punto di vista delle procedure e della messa in sicurezza, anche se abbiamo già contestato tutti i vari problemi, a Piano d’Orta è tutto fermo. Quindi con un ritardo di anni sono stati diffidati il responsabile dell’inquinamento ed il proprietario delle aree per la messa in sicurezza delle aree stesse che non è stata assolutamente fatta. A distanza di dieci anni a Piano d’Orta non c’è una misura di sicurezza che sia stata attuata, ma il problema che noi poniamo è quello che è stato posto alle amministrazioni locali dal Ministero e cioè solo una parte del sito di Piano d’Orta è ricompreso nel sito di interesse nazionale, quindi è oggetto di caratterizzazione e di interesse da parte del Comune. In realtà il sito era molto più esteso, almeno quattro volte l’area Sin, probabilmente anche quelle aree, lo dice il Ministero, sono interessate da inquinamento e anche su quell’area non c’è niente. Il Ministero ha invitato le amministrazioni a fare indagini, caratterizzazioni e a distanza di dieci anni non abbiamo notizie né di analisi fatte né di azioni eventualmente intraprese”.

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