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“Le soglie del dolore” di Kublai ha anche un video

Dopo l’anteprima di ieri sul sito di Rockerilla, esce oggi mercoledì 31 marzo 2021 il nuovo video di Kublai (il progetto solista di Teo Manzo) per il brano Le soglie del dolore. Si tratta del nuovo estratto dall’omonimo album di debutto Kublai pubblicato questo dicembre. Per la regia di Giacomo Coerezza, più che un video-clip Le soglie del dolore si presenta come un vero e proprio cortometraggio che cerca di raccontare quei legami che paiono incondizionati, nonostante tutto.

Un videoclip di Giacomo Coerezza (Kings Road Films)
con Patrizio Pedotti e Teo Manzo
Assistente alla regia: Luca Alberti
Secondo assistente: Matteo Terracciano
Terzo assistente / backstage photography: Simone Pezzolati
Kublai prende le mosse dalla collaborazione fra Teo Manzo, autore dei testi e delle musiche, e Filippo Slaviero, che ha curato produzione, registrazione e mixaggio, oltre a essere coautore delle musiche. Le registrazioni sono avvenute a Milano, presso Il Vicolo Studio dei fratelli Slaviero, Hit Factory Studio di Nicolò Fragile, Adesiva Discografica di Paolo Iafelice. Masterizzato presso La Maestà Mastering da Giovanni Versari.

Kublai è un disco che non nasce come un monologo, un album dialogico, i cui testi percorrono gli scambi di una conversazione in una sera come tante. I protagonisti sono due amici, forse il Kublai e il Marco Polo che appaiono nel video di Orfano e Creatore, o forse no. Ciò che importa è che, al termine di questa notte, uno dei due sceglierà di negarsi, togliendosi la vita, e lasciando alla musica un’unica voce, un canto solo. Un atipico cantautore, una storia atipica.

«La piena realizzazione di un intento comporta, al fondo, la sua perdita. Questo è il non detto che riecheggia in tutte le stanze di Kublai, un album diviso in tre respiri o movimenti, e composto di arie, più che di brani in senso stretto. Le canzoni, infatti, non coincidono con le tracce del disco, ma vi sono annegate a forza, e solo a tratti riaffiorano dal magma sonoro, con intenzione certamente melodica, ma forma incompiuta. Incompiuta, forse, per non completare troppo in fretta quella perdita.»

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