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Operai di Liegi, dal 22 settembre il soprano Anna Pirozzi è Manon Lescaut. L’intervista

Roma. Riapre la stagione operistica a Liegi: a 23 anni dalla sua ultima rappresentazione nella città belga, dal 22 settembre è di scena il primo grande successo di Giacomo Puccini, cioè Manon Lescaut, una ragazza destinata alla vita monastica di cui Des Grieux s’innamora a prima vista. Nei panni della protagonista il soprano Anna Pirozzi, che abbiamo intervistato.
Prima opera a Liegi: in questi giorni di prove sta imparando a conoscere la città?
Liegi è una città molto carina, mi piace, è a misura d’uomo, mi dispiace un po’ per il clima, avrei voluto un po’ più di tepore.
Come si sta preparando al “debutto”?
Mi preparo a questo importante debutto studiando e preservandomi dagli sbalzi di temperatura, stando a casa.
Nel corso della sua carriera ha già incrociato tanti rinomati colleghi, registi e direttori d’orchestra: che cosa cerca di serbare di ogni incontro?
Di questi grandi nomi tra colleghi, registi e direttori porto con me tutto ciò che mi danno, sia il buono che il cattivo, è un arricchimento personale e artistico in tutti i casi.
Le piace Manon Lescaut come donna?
Come donna non mi piace molto il suo modo di agire ma amo la sua frivolezza, gioia di vivere e bellezza. Mi affascina molto come ruolo invece, mette in luce i vari aspetti del mio carattere. Purtroppo il suo attaccamento “al bello” come dice il M. Mazzonis la porterà alla morte, questo aspetto di Manon non lo amo.
Des Grieux s’innamora di Manon immediatamente: lei crede all’amore a prima vista?
Sì, credo nell’amore a prima vista, perché no. Mi è capitato, ed è bellissimo, anche se spesso non ha un buon epilogo.
Quale consiglio tiene sempre presente nel suo percorso artistico?
Cerco sempre di tenere a mente nel mio percorso qual è la vita reale, e per me, è la famiglia. Poi tanto studio e preparazione e avere bene i piedi per terra.
Ha ricevuto tante soddisfazioni dalle sue interpretazioni: ricorda con particolare piacere un personaggio che le ha dato tanto?
Sicuramente il personaggio che mi ha dato di più è Abigaille assieme a Leonora del Trovatore. Il primo non lo amo molto ma devo a lui il mio successo. Il secondo è un amore viscerale, mia figlia si chiama Leonora.
Napoli, Valle d’Aosta, Torino… può riassumerci brevemente che cosa significano per lei queste tre città?
Napoli, la città nativa, le mie radici, la mia terra, la amo molto e mi sento napoletana. Tornarci è come tornare bambina, tanta emozione. Aosta, città di adozione, crescita scolastica e personale, mi ha dato tanto ma altre cose sono dovuta uscire per trovarle. Ho molti ricordi e sono ancora legata, la mia famiglia vive lì. Torino, senz’altro città fortunata per me, per gli studi (brevi) e per il mio debutto nel mondo dei grandi palcoscenici. Lì, ho conosciuto persone giuste che mi hanno aiutata. Città che tengo nel cuore.
In questi anni ha viaggiato tanto: facile tenere certi ritmi e allo stesso tempo preservare voce e vitalità per le opere da rappresentare?
Viaggio tanto, e adesso con la famiglia al seguito è ancora più difficile e faticoso ma, ne giova la mia stabilità mentale e affronto con più gioia gli ostacoli di questa carriera, ma anche e soprattutto le grandi soddisfazioni. Certo, ci vuole più riposo, ma non è questo il periodo (ride, ndr), ho un bimbo piccolo di 5 mesi.

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