Cronaca

Il WWF Chieti-Pescara: “È un errore puntare sugli ‘immediati rimboschimenti’ annunciati dal presidente Draghi”

“La natura ha bisogno dei suoi tempi. Si investa piuttosto nella prevenzione e in adeguati sistemi di gestione e di controllo”

Pescara. C’è un errore di fondo nell’intenzione, annunciata dal presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, di immediati rimboschimenti nelle aree percorse dal fuoco in queste torride giornate di agosto: investire ingenti quantità di denaro pubblico per piantare nuovi alberi può rappresentare, come i fatti di cronaca hanno molte volte confermato, un incentivo per i piromani e non già un deterrente. L’emotività, inevitabile dopo un rogo che cancella boschi, aree protette o anche, come a Pescara, un vero e proprio simbolo dell’identità cittadina (la Pineta dannunziana), spinge a immaginare piantumazioni che possano restituire relativamente in fretta quello che è stato distrutto dalle fiamme, ma non è così che si risolve il problema. Era già accaduto, in Abruzzo, per il disastroso incendio sul monte Morrone: l’allora presidente della Regione D’Alfonso prometteva nuovi alberi già mentre ancora crepitavano le fiamme. Le scelte fortunatamente furono diverse e ora, a distanza di qualche anno, se ne possono cominciare ad apprezzare gli effetti positivi.

La lotta agli incendi boschivi ha bisogno di profondi ripensamenti soprattutto nella fase della prevenzione, a cominciare da un rinnovato impegno nel contrasto agli elementi di rischio: proibizione dei fuochi d’artificio e del lancio di lanterne volanti; cucina all’aperto solo in strutture apposite; sfalcio costante dell’erba secca accanto al tracciato ferroviario e in altre zone a rischio, divieto assoluto di accendere fuochi durante i mesi caldi… il tutto ovviamente con una adeguata sorveglianza e multe salate per i trasgressori. Occorre nel contempo una più saggia programmazione della fase gli interventi di emergenza, a cominciare dall’affidamento della gestione dei canadair (di proprietà pubblica!) a una struttura dello Stato e non già, come oggi avviene, a società private.

Questo discorso di carattere generale va applicato anche alla situazione locale. È comprensibile che i cittadini, turbati da quel che è accaduto, puntino al “tutto e subito” chiedendo in molti territori, non soltanto con la raccolta di firme in corso a Pescara, che si provveda immediatamente a ripristinare quello che il fuoco ha divorato. La natura però vuole i suoi tempi e nelle aree protette la strategia è necessariamente diversa rispetto a quella che può essere applicata nei boschi e nei giardini creati dall’intervento umano. Senza dimenticare che, come hanno sottolineato in questi giorni i carabinieri-forestali, ci sono anche piante “amiche del fuoco” che dalle fiamme traggono vantaggio per la germinazione dei propri semi.

La messa in sicurezza, affidata a mani esperte, è l’unico intervento davvero urgente. Sul ripristino il presidente Draghi fa bene ad annunciare cospicui investimenti, ma il denaro non va indirizzato verso l’acquisto e la piantumazione di nuovi alberi quanto piuttosto impegnato per favorire una diversa politica di gestione, fatta di rispetto per le dinamiche naturali, prevenzione e controlli.

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