Cultura e eventi

Pescara, le terne finaliste del Premio Flaiano di Narrativa e i vincitori premio Flaiano di Italianistica

Pescara. Nella conferenza stampa della 49 edizione dei Premi Internazionali Flaiano di narrativa e Italianistica “Luca Attanasio” tenutasi oggi presso il Mediamuseum, Pescara, la presidente dei Premi, Carla Tiboni ha annunciato le terne finaliste del Flaiano di narrativa selezionate dalla giuria tecnica composta da Renato Minore,(presidente), Raffaello Palumbo Mosca, Raffaele Manica, Donatella Di Pietrantonio, Fabio Bacà e Maria Rosaria La Mogia. La giuria ha svolto un lavoro straordinario, non semplice per l’elevata qualità delle opere e l’elevato numero, 76 opere pervenute.

TERNA FINALISTA SEZIONE OVER 35:

– Daniele Mencarelli “Sempre tornare” (Mondadori)

– Antonio Pascale “La foglia di fico. Storie di alberi, donne, uomini” (Einaudi)

– Alessandro Zaccuri “Poco di me” (Marsilio Editore)

Daniele Mencarelli È poeta e narratore. La sua ultima raccolta è Tempo circolare (poesie 2019-1997), Pequod, 2019. Del 2018 è il suo primo ro­manzo La casa degli sguardi, Mondadori (premio Volponi, premio Severino Cesari opera prima, premio John Fante opera prima). Tutto chiede salvezza, il suo secondo romanzo, è uscito nel 2020 e ha vinto il premio Strega Giovani. Con Sempre tornare si chiude un’ideale trilogia au­tobiografica iniziata con La casa degli sguardi. Collabora, scrivendo di cultura e società, con quotidiani e riviste.

Sempre tornare segna, in questo romanzo di formazione, un rito di passaggio: il distacco dalla famiglia con la prima vacanza senza i genitori. Ma siamo anche di fronte alla misurazione di un disagio, alla necessità di esplorare la vita come in una camminata solitaria: che è insieme uno speciale andare on the road e un pellegrinaggio alla ricerca delle radici e di se stesso. Autoriflessivo e con lo sguardo aperto, Sempre tornare ripercorre un’avventura e le sue piccole e meno piccole peripezie, mescolando a uno stile asciutto con improvvise accensioni anche un tono lirico, come è chiaro dal congedo: dall’ultimo capitolo, scandito come un canto libero e poi seguìto da una vera e propria dedica in versi. Sempre tornare può così anche definirsi come un poema dell’amore e del destino, negli anni cruciali della piena giovinezza che già volge verso un altro punto della vita e intravede un’inquieta maturità.

Antonio Pascale, scrittore, saggista, autore teatrale e televisivo e ispettore presso il Mipaaf. Ha pubblicato, tra gli altri, La città distratta, Ritorno alla cit­tà distratta, La manutenzione degli affetti, Passa la bellezza, Scienza e sentimento, Le attenuanti sentimentali e Le aggravanti sentimentali.

Collabora con “Il Mattino”, “Il Foglio”, per cui dirige il bisettimanale di agricoltura “Agrifoglio”, “Rivista Studio”, “Link. Idee per la tv”, “Mmd”, “Le Scienze”, “Limes” e ha un blog sul “Post”.

Si occupa di divulgazione scientifica.

Con “La foglia di fico” Antonio Pascale traccia una suggestiva botanica umana, in cui intreccia le storie di donne e uomini con gli alberi che ci vivono accanto, maestri e simili a noi, esempi e simboli. Nelle piante possiamo ritrovare i nostri vizi e virtù, per l’antica abitudine di rispecchiarci in ciò che ci circonda. Indimenticabile la figura del padre, ispettore agrario, che insegna al bambino la varietà del grano e della vita, irresistibile la ragazza spinosa con cui il narratore non riuscirà mai a fuggire. Colpisce la commozione ironica con cui il protagonista si accosta ai sentimenti, alle fragilità e ai tormenti propri e altrui, e l’estasi di un attimo in cui i pini gli lanciano sul volto dei ghirigori di luce mentre passa furibondo in moto. E impressiona il lettore questa lingua che è allo stesso tempo alta e letteraria, ma capace di cadere con grazia nel parlato quotidiano.

Alessandro Zaccuri è direttore della comunicazione per l’Università Cattolica. Narratore e saggista, collabora al quotidiano Avvenire. Tra i suoi romanzi più recenti ricordiamo Lo spregio(Marsilio 2016, premio Comisso e premio Mondello Giovani), Nel nome (NNE 2019, premio Palmi) e La quercia di Bruegel (Aboca 2021). Poco o me stesso prosegue l’opera di reinvenzione dell’ottocento italiano avviata nel 2007 con Il signor figlio (premio Selezione Campiello), dedicato alla figura di Giacomo Leopardi e di prossima ripubblicazione presso Marsilio.

Il mondo della letteratura è il mondo del possibile, il suo territorio è al crinale tra possibilità e impossibilità. Così Alessandro Manzoni avrebbe potuto vivere una vita diversa, e quale? E avrebbe potuto scrivere ugualmente “I promessi Sposi?” Alessandro Zaccuri risponde con il suo “Poco a me stesso”, racconto parallelo e fantasioso della vita di un altro. Alessandro è un infelice trovatello, tanto diverso da quello che si conosce, ma inseguito quasi mediaticamente dalla sua ombra. Ed è stato adottato come giovane contabile dalla stessa madre che non ha trovato il marito per dargli un cognome, pentita di averlo abbandonato, ma decisa a rimanere nascosta sotto le spoglie della ricca benefattrice. Una storia alternativa rispetto a quella conosciuta che incrocia i fatti storici e i riferimenti biografici. In un gioco di specchi deforma l’invenzione e mescola la verità certificata, sul modello di un romanzo ottocentesco nell’alternarsi di intrighi, sorprese, effetti speciali. Un romanzo che, con un suo divertito capovolgimento, continuamente si interroga sulla sua natura e gioca sapientemente con la dissimulazione di un Manzoni riusato e metabolizzato.

Terna finalista sezione Under 35

– Angela Bubba – “Elsa” (Ponte alle Grazie)

– Andrea De Spirt – “Ogni creatura è un’isola” (il Saggiatore)

– Viola Di Grado – “Fame blu” (La nave di Teseo)

Angela Bubba è nata nel 1989 a Catanzaro. Col suo primo romanzo, La casa (Elliot, 2009), è entrata nella rosa di dodici del Premio Strega. La sua prima opera saggistica, Elsa Morante madre e fanciullo (Carabba, 2016), ha vinto il Premio Morante per la critica. Per Bompiani ha pubblicato Mali Nati (2012), Via degli Angeli (con Giorgio Ghiotti, 2016) e Preghiera d’acciaio (2017). Suoi scritti sono apparsi su “Nazione Indiana” e “Nuovi Argomenti”. Vive a Roma, dove si occupa anche di ricerca nel campo dell’italianistica.

Una donna inquieta, sofferente, forte, sempre alla ricerca di sé, una grande scrittrice: « Elsa» è il ritratto di Elsa Morante, che rivive nel romanzo di Angela Bubba. «Vivere, dunque? O scrivere? Non chiedetemi di scegliere» è l’incipit di un racconto scritto in terza persona con alcune riflessioni in prima che ci restituiscono i pensieri più intimi di quella che è stata una delle più importanti protagoniste della letteratura italiana del dopoguerra. Attraverso una attenta documentazione biografica, l’autrice, che è anche una studiosa di italianistica, ne ripercorre le diverse stagioni della vita a partire dalla difficile infanzia. Ci riesce attraverso una narrazione che sapientemente tesse le vicende appassionate di una ragazza che sceglie l’arma della scrittura per farsi strada nel mondo. Bubba non trascura i particolari ma non se ne lascia imprigionare, va oltre la biografia e regala emozioni a chi legge e si trova immerso nella scena culturale del secondo ‘900 italiano. Moglie di Moravia, Elsa Morante ha avuto relazioni appassionate e tormentate con Luchino Visconti e il pittore americano Bill Murrow, amica di Pier Paolo Pasolini e di Natalia Ginzburg che favorì la pubblicazione del suo primo romanzo “Menzogna e Sortilegio”. Angela Bubba, forte dei suoi studi e della sua passione, ha affrontato una sfida ambiziosa ricostruendo i mondi di Elsa Morante a cominciare da quello più intimo.

Andrea De Spirt Questo è il suo romanzo d’esordio.

“Ogni creatura è un’isola”, di Andrea De Spirt, è la storia di un giovane uomo che approda su un’isoletta alla ricerca del fratello, scomparso in mare, quasi certamente suicida.
In questo angolo sperduto di mondo, assediato dal mare e dai suoi pensieri, muovendosi con circospezione tra i silenzi degli abitanti e le pagine del romanzo incompiuto lasciato dal fratello, il ragazzo incontra una fanciulla misteriosa che sembra custodire la chiave per oltrepassare il muro della sua incomunicabilità e risolvere il mistero dolente di una scomparsa.
Con levità poetica e incantata, punteggiata da estemporanee divagazioni sulla natura del mondo, De Spirt confeziona un romanzo sull’enigma insondabile delle relazioni umane e sul potere incoercibile dei sentimenti.”

Viola Di Grado (1987) è l’autrice di Settanta acrilico trenta lana (2011, vincitore del premio Campiello Opera Prima e del premio Rapallo Carige Opera Prima) e Cuore cavo (2013, finalista al PEN Literary Award e all’International Dublin Literary Award).

Con La nave di Teseo ha pubblicato Bambini di ferro (2016) e Fuoco al cielo (2019, vincitore del premio Viareggio Selezione della giuria).

Vive a Londra, dove si è laureata in Filosofie dell’Asia Orientale. I suoi libri sono tradotti in diversi paesi.

Con “Fame blu”, storia di due fughe parallele e di un rapporto amoroso che assume i contorni soffocanti dell’ossessione e della dipendenza e di quella voracità evocata dal titolo -, Viola di Grado consegna ancora una volta ai lettori un romanzo potente, a tratti disturbante, eppure capace di notomizzare la solitudine e l’angoscia con spietata lucidità. E lo fa grazie ad una lingua perfettamente aderente al suo tema, spesso tagliente e paratattica, ma evocativa sempre, e capace di seguire sinuosamente lo spaesamento, la sofferenza e i sentimenti tutti della complessa protagonista

VINCITORI DELLA XXI EDIZIONE DEL PREMIO INTERNAZIONALE FLAIANO DI ITALIANISTICA “LUCA ATTANASIO” in collaborazione con il Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale.

La giuria composta da Isabella Camera D’Afflitto, Andrea Moro, Mariaconcetta Costantini, Andrea Raos ha decretato is seguenti vincitori

HORST BREDEKAMP ” Michelangelo”

(Istituto Italiano di Cultura Berlino)

Questo monumentale studio dell’opera di Michelangelo, redatto in lingua tedesca, offre al lettore germanofono una disamina ampia e rigorosa della produzione del geniale autore rinascimentale. Oltre ad analizzare i lavori scultorei, pittorici ed architettonici, accompagnati da numerose illustrazioni che ne rendono visibili le caratteristiche analizzate, il volume prende in esame anche i versi michelangioleschi. Ogni fase della vita di Michelangelo è introdotta da una disamina del relativo contesto storico-geografico e culturale che aiuta i lettori, inclusi i non specialisti, a comprendere la realtà in cui egli visse e operò. Per tutte queste ragioni, il volume assolve ottimamente allo scopo di diffondere la cultura italiana nel mondo che è il principale requisito del Premio Flaiano.

Horst Bredekamp ha studiato storia dell’arte, filosofia, archeologia e sociologia a Kiel, Monaco, Berlino e Marbungo. Nel 1974 consegue il suo dottorato presso l’Università di Marburgo con una tesi sull’arte con medium di conflitti sociali, focalizzandosi sulla “Bilderkämpfe” della tarda antichità alla rivolta hussita. Lavora prima come volontario presso la Liebieghaus a Francoforte sul Meno, dal 1976 è assistente presso il dipartimento di Storia dell’Arte presso l’Università di Amburgo.

Nel 1982 diviene professore di Storia dell’Arte all’Università di Amburgo, nel 1993 è professore all’Univerisità Humboldt di Berlino. Dal 2003 è socio permanente dell’Istituto per gli Studi Avanzati di Berlino. È stato socio dell’Istituto Princeton per Studi Avanzati nel 1991, presso il Getty Center a Los Angeles nel 1995 e 1998, e presso il Collegio di Budapest nel 1999.

La sua ricerca accademica si focalizza su temi quali l’Iconoclastia, la scultura romanica, il Rinascimento e il Manierismo, l’iconografia politica, il rapporto tra arte e tecnologia e i nuovi media.

ATHANASIA DRAKOULI

Isac Rapresentation di Luigi Groto cieco d’Adria

(Istituto Italiano di Cultura Atene)

Questa edizione critica di Isac – un’opera teatrale di Luigi Groto non reperibile in un’edizione recente – include la trascrizione e la traslitterazione dall’edizione del 1673 redatta in dialetto veneziano che, grazie al lavoro a più mani condotto da un gruppo di studenti dell’Università di Creta e della loro docente, è stata trasposta in lingua italiana odierna. Il coinvolgimento attivo degli studenti costituisce senza dubbio un elemento importante per la diffusione della cultura italiana nel mondo. Il volume contribuisce inoltre a rivalutare un autore come Groto oggi quasi sconosciuto. Oltre a fornire al lettore un testo aggiornato, corredato di un ampio apparato di note in doppia lingua (italiana e greca), il volume include una breve introduzione bilingue dell’autore e del dramma fruibile sia da lettori italofoni che grecofoni. Per i motivi sopra esposti, il volume si configura come un ottimo candidato per il Premio Flaiano.

Athanasia Drakouli è laureata in: “Lettere Classiche” (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”) e in “Lingua e Letteratura Italiana” (Università Nazionale e Capodistriaca di Atene). Ha conseguito i Master di II livello in: a). “Paleografia greca” (Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica-Archivio Segreto Vaticano), b) “Linguistica ed Onomastica” e c) Education and Disability (Università degli Studi di Roma “_or Vergata”). È Dottoranda di Ricerca presso l’Università Nazionale e Capodistriaca di Atene (Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana). Dal 1992 insegna l’italiano come LS in Grecia presso vari istituti greci di ogni ordine e grado.Tra le sue pubblicazioni figurano: Le prime lezioni in italiano (1a ed.: 2011 edizioni Dokimakis, 2a e 3a ed.: 2012 edizioni Itanos); Lingue speciali e settoriali in italiano (2015: edizioni Disigma). Ha curato il primo lavoro di lessicografia che ha raccolto e registrato i vocaboli italiani adottati dal dialetto cretese. Articoli e saggi suoi, di argomento vario, sono stati pubblicati in “Atti di Convegni”, “Annali Universitati” e altri volumi scientifici collettivi

THERESIA PRAMMER

Pier Paolo Pasolini, Nach meinem Tod zu veröffentlichen – Späte Gedichte

(Istituto Italiano di Cultura – Berlino)

Questo ampio volume, pubblicato dalla Suhrkamp Verlag, è una raccolta con testo a fronte delle poesie tarde di Pier Paolo Pasolini, tradotte per la prima volta in tedesco. L’ottima traduzione dei testi è arricchita da schede finali di presentazione dei vari componimenti e da un saggio su Pasolini e la sua scrittura poetica, sempre a firma della traduttrice.

Attento nell’analisi e innovativo nella presentazione dei versi pasoliniani a un pubblico germanofono, il volume assolve ottimamente allo scopo di diffondere la cultura italiana nel mondo, principale requisito del Premio Flaiano.

Theresia Prammer è nata in Austria nel 1973 e vive a Berlino. È autrice della monografia su Zanzotto Lesarten der Sprache (2005) e del volume di saggi sulla poesia tedesca contemporanea Übersetzen. Überschreiben. Einverleiben (2009). Ha curato diverse antologie e numeri monografici di rivista dedicati ad autori contemporanei in Austria, Italia e Germania. Nel 2010 ha curato un volume su Pasolini e Roma (con A. Kopetzki e D. Dieckmann). Ha tradotto in tedesco vari poeti italiani, tra cui Montale, Zanzotto, Rosselli e Pasolini. Tra il 2008 e il 2010 ha curato un’antologia della poesia italiana contemporanea sul sito www.sat.org/italo-log. Insieme a Camilla Miglio nel 2010 ha curato e tradotto Viaggio obliquo di Ulrike Draesner (Lavieri). Sta pubblicando in Germania una raccolta antologica delle poesie di Giovanni Pascoli.

VINCITORE FLAIANO DI ITALIANISTICA SEZIONE UNDER 35

MAXIMILIANO MANZO CON “EL Vestito De Dora”

(Docufilm sui viaggi delle radici)

(Istituto Italiano di Cultura – Buenos Aires)

Il documentario è un valido tentativo di promuovere la cultura italiana nel mondo attraverso le nuove generazioni e attraverso nuovi strumenti di comunicazione, obiettivi questi perseguiti dal Premio Internazionale Flaiano di Italianistica “Luca Attanasio”.

Maximiliano Manzo (detto Maxi) è nato a Mar del Plata il 26 ottobre 1987.

Musicista e operatore culturale, da sempre ha un legame speciale con le sue radici italiane ed è un membro della Rete dei Giovani Italiani nel Mondo della Commissione VII del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), che include circa 150 rappresentanti under 35 delle collettività italiane all’estero. È inoltre consigliere della Consulta dei Molisani nel Mondo e del CRAM (Consiglio Regionale degli Abruzzesi nel Mondo).

Negli ultimi 8 anni ha vissuto nella Città di Buenos Aires e ha svolto funzioni nella “Direzione della Collettività del Governo della Città di Buenos Aires” come coordinatore artistico del programma “Buenos Aires Celebra”, collaborando alla diffusione della cultura delle oltre quaranta collettività che hanno sede in detta città.

Il documentario racconta l’esperienza dell’autore e quella di altre persone che, come lui, hanno intrapreso un percorso di ricerca delle proprie radici, con l’idea di trasmettere un messaggio positivo che invogli altri italo-discendenti a realizzare la stessa esperienza.

A partire dalle testimonianze dei nonni italiani emigrati in Argentina e i numerosi filmati dell’archivio di famiglia, il documentario si sviluppa attraverso il racconto della comunità italiana d’oltre oceano negli anni ’60 e la nascita di nuovi costumi che rappresentano la fusione delle tradizioni di entrambi i Paesi. Viene anche messo in luce il ruolo della comunità italiana che con la sua rete associativa e le sue attività, incoraggia i giovani discendenti ad esprimere le proprie vocazioni.

Premio Internazionale Flaiano Speciale di Narrativa 2022

CARLO VERDONE

La carezza della memoria

(Bompiani)

Carlo Verdone, è nato a Roma il 17 novembre 1950. Durante gli anni ’70 si cimenta nella regia con piccoli cortometraggi, sperimentazioni dedite a illustrare la cultura artistica di quegli anni, con particolare attenzione all’underground cinematografico americano. Come ogni regista in erba, la gavetta che lo attende lo vede ricoprire diversi ruoli, soprattutto come assistente ed è in quest’occasione che collabora talvolta anche con Franco Zeffirelli.

Verdone diventa un ritrattista dell’italiano medio a cavallo tra gli ’80 e i ’90. Intanto, continua a cooperare con personaggi di rilievo del cinema italiano, come il grande Alberto Sordi, al quale, nonostante l’approccio stilistico diverso, è spesso associato come erede e con cui ha avuto uno scambio lavorativo: Verdone è stato diretto da Sordi in In viaggio con papà (1982), mentre quest’ultimo è stato diretto dal suo più giovane collega in Troppo forte (1986). Proprio in memoria di Sordi nel 2013 girerà Alberto il Grande, un documentario che ripercorre la vita dell’iconico attore romano. Molti altri sono gli interpreti a lui contemporanei che prendono parte ai suoi lavori, come in Compagni di scuola (1988), dove hanno preso parte molti degli attori affermati coetanei a Verdone.

L’ultimo decennio del XX secolo lo vede dirigersi verso film più umoristici, una commedia che diverte sì, ma che lascia l’amaro in bocca, gettando sotto gli occhi degli italiani l’inadeguatezza della società in cui vivono, che tendead alienare l’uomo; uno sguardo cinico a chi viene isolato, allo strambo, al nevrotico. Uno stile che senza distaccarsi troppo dai dettami della commedia italiana, dà risalto ad un cinema più impegnativo, di cui Verdone diventa uno dei massimi fautori con la sua mimetica, la sua dialettica, la sua camaleontica presenza, tanto da consacrarlo come uno degli attori più amati dal pubblico italiano.

La memoria è una scatola. Aprirla, guardare, ricordare, raccontare sono atti naturalmente concatenati in questa raccolta di storie e racconti di Carlo Verdone. L’attore e regista aveva già lavorato sulla memoria ne “La casa sopra i portici”, pubblicato da Bompiani nel 2012, ritornando nelle stanze della casa di famiglia e ascoltando le vicende evocate da quel luogo. Nel suo nuovo libro è il disordine delle immagini in cui si imbatte, immagini dal passato, ad accendere la narrazione. Ogni racconto è un momento di vita vissuta rivisitato dopo tanto tempo: dal legame col padre ai momenti preziosi condivisi con i figli, dai primi viaggi alla scoperta del mondo alle trasferte di lavoro, dalle amicizie romane a un delicato amore di gioventù. Ovunque, sempre, il gusto per l’osservazione della commedia umana, l’attenzione agli altri – come sono, come parlano, come si muovono – che nutre la creazione dei personaggi cinematografici, e uno sguardo acuto, partecipe, a tratti impietoso a tratti melanconico su Roma, sulla sua gente, sul mondo. Leggendo queste pagine si ride, si sorride, ci si commuove, si riflette; si torna indietro nel tempo, si viaggia su treni lentissimi con compagni di viaggio sorprendenti, si incontrano celebrità e persone comuni, ugualmente illuminate dallo sguardo di un artista e di un uomo da sempre attento, per indole, vocazione e professione, all’altro da sé.

Premio Internazionale Flaiano Speciale per la Cultura

LUCIO FUMO

“Per l’attività svolta da oltre cinquant’anni nella città di Pescara e per averne contribuito alla crescita cultura attraverso la creazione del Festival Pescara Jazz, che quest’anno festeggia il cinquantesimo anniversario. Pescara, grazie a Lucio Fumo è entrata nella storia della musica neroamericana, portando la città a diventare una delle realtà musicali jazzistiche più importanti d’Italia. Soltanto la competenza e la capacità di Lucio Fumo hanno consentito che i più grandi jazzisti nella città adriatica suonassero a Pescara, internazionalizzando la città con incontri d’arte ed esibizioni di artisti di fama mondiale, un festival che riuscì a far invadere Pescara da giovani muniti di sacco a pelo e far vivere loro straordinarie settimane di musica jazz, mai più da nessuno eguagliate, perché soltanto Lucio Fumo è riuscito a portare a Pescara il vero jazz, quello dei più grandi jazzisti mondiali Lucio Fumo ha svolto la propria attività cultura con l’Ente Manifestazioni Pescarese, ancora oggi con la Società del Teatro e della Musica e con la rassegna Jazz’n Fall ed attualmente ricopre la carica di Presidente del CIDIM Comitato Nazionale Musica Italiana, per sensibilizzare la conoscenza della musica in tutto il mondo e promuovere quella giovanile”.

Premio Internazionale Flaiano Speciale per la Cultura

DANIELA DI FIORE

“Per avere contribuito ad insegnare ai ragazzi del reparto di oncologia pediatrica del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, che fare scuola e apprendere è possibile in ogni luogo in cui c’è un alunno ed un insegnante e perché la cura dell’anima aiuta quella del corpo, sprigionando una forza interiore per chi lotta per la vita. In questo modo l‘insegnamento e, quindi, la promozione della cultura, svolti con passione e solidarietà dalla professoressa Daniela Di Fiore, hanno fatto dimenticare per minuti ed ore la durezza della malattia ai piccoli pazienti, alunni instancabili“.

Sabato 2 luglio, dopo la serata di premiazione sarà proiettato il film “Un Marziano di nome Ennio” di Davide Cavuti.

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