Cronaca

“A oggi la Regione Abruzzo non ha approvato il proprio calendario venatorio”: il WWF presenta le proprie osservazioni e contesta i ritardi

È necessario che si prendano in considerazione le indicazioni per limitare gli impatti sulla fauna selvatica ed evitare le pessime figure collezionate dalla Regione negli anni

Pescara. Il WWF Abruzzo nelle scorse settimane ha presentato le osservazioni alla prima bozza di calendario venatorio 2022/2023 della Regione Abruzzo. Come ogni anno, l’Associazione ha evidenziato criticità nella programmazione della caccia, avanzando le proprie richieste quali ad esempio:

l’apertura generale della stagione venatoria il 1° ottobre senza deroghe e giornate di pre-apertura;
la chiusura della caccia a tutte le specie di uccelli al 31 dicembre;
la sospensione della caccia alla coturnice;
una maggiore attenzione per le aree di presenza dell’orso bruno marsicano;
la richiesta di richiamare anche nel calendario le norme nazionali che prevedono il divieto di caccia nelle aree percorse da incendi e quello di abbandono di cartucce.

Il WWF Abruzzo evidenzia anche altre criticità, relative alla gestione dell’iter di approvazione
in base alla normativa vigente, la Regione Abruzzo dovrebbe approvare il calendario venatorio entro il 15 giugno: siamo al 25 luglio e non è stata conclusa la fase di discussione;
altre Regioni hanno da tempo inviato la richiesta di parere all’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), parere che sul calendario venatorio è obbligatorio, mentre la Regione Abruzzo lo ha fatto solo di recente.

Questo modo di fare appare come un tentativo da parte della Regione di rendere più difficoltose le azioni delle Associazioni per la tutela dell’ambiente, allungando i tempi di approvazione e riducendo il tempo utile per produrre un eventuale ricorso al TAR.

“La Regione Abruzzo nel corso degli anni ha perso numerosi ricorsi presentati dal WWF e altre Associazioni ambientaliste sui calendari venatori – ricorda Claudio Allegrino, coordinatore delle guardie del WWF Abruzzo – Solo la Giunta Marsilio/Imprudente dal 2019 a oggi ha collezionato ben 8 sconfitte giudiziarie da parte del TAR Abruzzo tra sentenze, ordinanze e decreti cautelari che hanno evidenziato come le richieste delle Associazioni che si occupano di tutela della fauna selvatica siano fondate su basi concrete e giuridicamente sensate”.

“Ci auguriamo – continua Filomena Ricci, delegata WWF Abruzzo – che la Regione accolga le indicazioni che come ogni anno produciamo per rendere l’attività venatoria meno impattante sulla fauna. Da anni ormai siamo costretti a percorrere la strada dei ricorsi al TAR su queste tematiche, vincendoli. Il governo abruzzese, oltre a sprecare i soldi del contribuente per cercare di accontentare i cacciatori, determina non poca confusione sul territorio dovendo approvare ogni anno più versioni del calendario venatorio. Tutte situazioni che potrebbero essere evitate se si accogliessero per tempo le giuste osservazioni che avanziamo.”

Le osservazioni del WWF Abruzzo sul calendario venatorio nel dettaglio

La prima richiesta è quella che viene reiterata ogni anno: l’apertura generale della stagione venatoria al 1° ottobre, per tutte le specie cacciabili, evitando ogni forma di apertura e di pre-apertura a settembre. Nella proposta di calendario per la prossima stagione si ripropongono le pre-aperture che qualche anno fa erano state eliminate dalla stessa Regione Abruzzo: stante l’attuale programmazione si potranno cacciare in alcune giornate (11 e 12 settembre) gazza, cornacchia e ghiandaia e si prevede una apertura generale a settembre (24 e 25 settembre per la quaglia e dal 18 settembre per cornacchia, gazza e ghiandaia). Le pre-aperture possono creare impatti negativi sulla fauna selvatica, anche su quella non cacciabile, in quanto a settembre molte specie sono ancora nella fase di cura della prole. Senza dimenticare che la siccità che stiamo vivendo imporrebbe di tutelare la fauna, evitando di offrire alle doppiette gli animali già stressati dal caldo e dagli incendi. L’apertura unica a ottobre, inoltre, consentirebbe di ottimizzare la vigilanza venatoria (sempre meno presente sul territorio a causa dello smantellamento delle Polizie provinciali) e di ridurre il fenomeno del bracconaggio.

Per la beccaccia e il colombaccio la Regione vuole estendere i periodi di caccia a gennaio o addirittura a febbraio. Il WWF chiede invece di chiudere la caccia a tutte le specie di uccelli al 31 dicembre, secondo il principio di garanzia della completa protezione delle specie.

Si continua a consentire la caccia alla coturnice, specie per la quale non si registra un miglioramento relativo allo status di conservazione (la specie è inserita nell’Allegato I della Direttiva “Uccelli” 2009/147/EC e ha uno stato di conservazione sfavorevole in Italia). La Regione Abruzzo ha un ruolo chiave per la salvaguardia della coturnice sull’Appennino, pertanto l’unica concreta azione per la tutela della coturnice dovrebbe essere la sospensione della caccia.

Per la tutela dell’orso bruno marsicano, il calendario venatorio della Regione Abruzzo continua a dimenticare la presenza dell’area contigua del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise: non solo prosegue nell’utilizzo di una terminologia impropria, ma ancor più grave, a quattro anni dall’approvazione dalla DGR n. 480/2018, omette di predisporre tutti gli atti consequenziali all’istituzione dell’area contigua previsti dalla legge quadro sulle aree protette che risale al 1991, come la modifica del carico venatorio e la definizione dei modi e dei tempi di caccia distinti. Il calendario venatorio proposto inoltre non rispetta quanto previsto dal PATOM – Piano d’azione sull’orso bruno marsicano (azione B5) che indica, per l’area individuata di presenza della specie, l’utilizzo della tecnica della girata e non quella della caccia in battuta, indipendentemente dal numero di cani utilizzati.

Nella proposta di calendario venatorio viene poi confermato il raddoppio della distanza (da 50 metri a 100 metri) entro la quale si può cacciare dalle rive dei laghi, degli argini in caso in cui il terreno sia coperto in tutto o nella maggior parte di neve. Il WWF chiede il ripristino di questo divieto dei 50 metri, senza limitazioni.

La proposta di calendario indica come inizio consentito dell’allenamento dei cani il 20 agosto. L’allenamento dei cani da caccia, invece, non dovrebbe iniziare prima del mese di settembre, come del resto indicato più volte dall’ISPRA. Ad agosto, infatti, è necessario evitare l’allenamento e l’addestramento dei cani al fine di contenere il disturbo alla fauna selvatica e la non rara uccisione accidentale dei piccoli nati.

Devono essere reintrodotti i divieti previsti dalla normativa vigente e da sempre ricordati dal calendario venatorio come il divieto di abbandono delle cartucce e il divieto di caccia sulle aree percorse da incendi.

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