Cultura e eventi

Francisco Goya, Mario Vespasiani e la rinascita della cultura

Tra le numerose presenze il soprano Giuseppina Piunti tra le più celebri interpreti del Goya di Menotti

San Benedetto del Tronto. Si è conclusa il 25 gennaio una mostra che ha confermato le migliori aspettative, rivelandosi oggetto di entusiasmo generale, anche per aver abbracciato un pubblico vasto quanto eterogeneo, interessando autorità militari e civili, scolaresche e celebri personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo.

Così Francisco Goya uno dei più celebri maestri della pittura e Mario Vespasiani hanno dato lustro ad un evento non solo attraverso le loro opere bensì in quel messaggio, quanto mai necessario, di un’arte quale osservatorio privilegiato della realtà capace di indagare con acume le più estreme e profonde esperienze del vivere, dalla disperazione alle violenze scatenate dalla guerra, fino alla gioia e all’estasi.

Come ha ribadito la curatrice della mostra Rosalba Rossi: “Goya e Vespasiani non si sono mai incontrati, eppure nell’ascolto delle loro opere è come se lo avessero fatto innumerevoli volte, più vicini di quanto si possa immaginare, perché abitati dalla stessa travolgente passione per l’essere umano e la sua avventura. Sono esploratori di Vita, nel Dono della prospettiva mancante, svelandoci ciò che abbiamo sotto gli occhi e non vediamo più, nel misterioso labirinto della vita sanno cogliere sempre l’essenza”.

Tra le personalità di rilievo che hanno manifestato in mostra il loro entusiasmo, il soprano Giuseppina Piunti, la quale ha impersonato il ruolo di Doña Cayetana Duchessa di Alba nel Goya di Giancarlo Menotti presso lo Stadttheater Giessen in Germania e in riferimento sempre a Goya, ha ricoperto il ruolo di Rosario nelle Goyescas di Granados al teatro Regio di Torino, al teatro del Maggio Musicale Fiorentino e al teatro San Carlo di Napoli dove il regista tra l’atro “citò” in scena vari dipinti del Goya quali El pelele e Las Mayas con una fedele riproduzione anche dei costumi.

Durante la presentazione Mario Vespasiani ha voluto puntualizzare l’importanza storica di questo evento che nasce dalla necessità di mostrare la condizione umana nella sua interezza, a volte simile alla belva (e di questi spaccati ne vediamo fin troppi) altre vicino al divino, motivo per cui è stato chiamato in causa. Difatti attraverso i suoi grandi e vivaci dipinti ha raffigurato, come pochi altri autori, la soglia di chi raggiunge lo stato di grazia, rivolto al bene e alla luce.

Se l’arte contemporanea ci ha spesso presentato, specie nelle nelle grandi rassegne internazionali, principalmente l’aspetto macabro e distruttivo dell’estetica, Vespasiani si rivolge a ciò che di più sacro e nobile vi è in noi, per suscitare un senso di emulazione e di riscatto verso le più dure vicissitudini della vita e con questi notevoli lavori fatti di colpi di colore decisi e vibranti, ci spinge ad agire con coraggio ad aggiungere bellezza alle nostre azioni, che trasportano verso un altro mondo possibile da vivere in profondità e armonia, con quell’atteggiamento solare che mentre agisce e costruisce, incoraggia tutti gli altri.

Grande attenzione al messaggio si è riscontrata anche da parte degli alunni delle scuole superiori in visita alla mostra, intesa come “essere vivente” che vive, respira ed evolve anch’essa dalle energie, vibrazioni, pensieri, input ricevuti dagli stessi visitatori. Conclude con soddisfazione la curatrice: “pensare in modo creativo significa che l’artista è un attore sociale non relegato ai margini, ma portavoce, agitatore della cultura che è l’infrastruttura più importante, non la mera superficie della società. Arte e Cultura sono compimenti essenziali per il corretto funzionamento di una comunità, è comunicazione, interazione, partecipazione ed ogni organizzazione che non promuova questo è destinata al fallimento. Questo non vuole essere quindi un intervento estetico, ma un modo di comunicazione diretta, riflessione, tra cittadini, ambiente ed autorità per entrare in un processo di trasformazione, che prima di tutto significa ritrovamento del senso di appartenenza”.

L’arte crea ponti e imprevedibili connessioni e questo che si è costruito non contempla la parola fine, anzi continua nelle menti di chi ne ha preso parte, poiché un simile dialogo è incessante, imprescindibile: ci chiama, ci interroga, ci pungola e ci esorta. Un pensiero che cammina, che non può essere imbrigliato e su questa scia ci indica la strada, il cui valore è nel segno della più alta tra le conquiste sociali: la Libertà.

Video della mostra: https://www.youtube.com/watch?v=VFYM9MDuvUU

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