Cronaca

Hubruzzo, una Fondazione per promuovere le eccellenze d’Abruzzo

Rosciano. Con la riunione costitutiva che si è tenuta lunedì 5 febbraio nella cantina Marramiero a Rosciano (Pescara) è nata “Hubruzzo”, la fondazione per l’industria responsabile che intende promuovere le eccellenze d’Abruzzo, unica realtà – probabilmente – nel suo genere in Italia.

“Hubruzzo” nasce dal sogno di 7 grandi imprenditori abruzzesi di coniugare sviluppo, crescita economica, rispetto per l’ambiente, per l’uomo e per la qualità del lavoro. Sette “big” dell’imprenditoria abruzzese che hanno a cuore il binomio uomo-sviluppo del territorio, ricerca dei talenti e delle eccellenze e che hanno portato nel mondo il brand “Abruzzo”.

Sono loro i soci fondatori di Hubruzzo: Sergio Galbiati (L-foundry), Ottorino La Rocca (Valagro), Umberto Sgambati (Proger), Enrico Marramiero (Almacis), Marcello Vinciguerra (Honda Italia), Giuseppe Ranalli (Tecnomatic), Gennaro Zecca (Zecca Energia). Alla società Carsa nella persona di Roberto Di Vincenzo, che ha innescato la rete virtuosa di imprenditori, il compito della segreteria generale.

Nella tenuta Marramiero anche un incontro conviviale e molto informale con i giornalisti arrivati ospiti un po’ da tutte le province d’Abruzzo per conoscere e “saggiare” la nuova realtà. Il ruolo del mondo dell’informazione sarà infatti fondamentale per far conoscere e per sensibilizzare verso i temi della fondazione, alimentando un positivo “think-thank” che coinvolga, prima di tutto, i cittadini.

Un percorso avviato circa un anno fa e ora diventato realtà, che nasce dall’incontro di otto imprenditori accomunati dall’amore per l’Abruzzo e dalla convinzione che insieme si può costruire qualcosa di importante per la nostra regione e per il Paese.

Le priorità della Fondazione sono quelle di valorizzare il sistema imprenditoriale di eccellenza e ispirato dai principi di responsabilità, sostenibilità e umanesimo, parole chiave dell’impresa del futuro. Ma anche narrare il comparto industriale attraverso gli imprenditori che hanno saputo interpretare il territorio, sfruttando le sue vocazioni al meglio; promuovere l’industria responsabile abruzzese in Italia e nel mondo. Come? Creando una rete di rapporti culturali, scientifici, istituzionali, territoriali ed economici. E poi, ancora, sviluppare alleanze a livello nazionale e internazionale per alimentare una rete di scambio di conoscenze, competenze e buone pratiche, con l’obiettivo di mettere al centro l’uomo, l’individuo e il contesto in cui vive e opera, attirando talenti ed eccellenze per sviluppare e accompagnare la nascita di nuove imprese.

Una squadra eterogenea, ma che ha dato la sensazione di essere già molto coesa: c’è chi si occupa di elettronica, di biotecnologia, di automotive, o di agroalimentare e di energia. Ce ne saranno altri che

si uniranno cammin facendo. L’interlocuzione con la politica, hanno spiegato i fondatori, intesa come istituzione, sarà continuo per contribuire a creare sviluppo.

Tante le domande a cui provare a dare delle risposte. Come creare nuovi posti di lavoro buoni per il futuro? Quali sono i settori giusti per crearlo? E quali le condizioni da porre come basi affinché questo possa accadere? Tutti quesiti da valutare con attenzione. L’ambizione è quella di attrarre talenti e da immettere in un nuovo circuito virtuoso. Attrarre gente di valore che possa fare impresa sul territorio, e finanziare o facilitare un contesto in cui possano nascere nuove imprese.

Uno degli obiettivi è quello di provare ad anticipare gli eventi e gli scenari. Nei prossimi anni emergeranno lavori che oggi non esistono: occorre essere in grado di intercettare questo cambiamento

oppure si sarà costretti a rincorrere. Questi i temi principali di cui hanno parlato i sette imprenditori, entusiasti di essersi trovati accomunati in valori e principi sinora coltivati separatamente.

“Uno stimolo arrivato un anno fa da Roberto Di Vincenzo, diventa oggi realtà che muove i primi passi sulla strada del pensiero più squisitamente olivettiano”, ha detto Sergio Galbiati di LFoundry. Galbiati ha ricordato la Fondazione Mirror, creata 15 anni fa con l’obiettivo di provare a colloquiare con il territorio e decidere insieme quali erano gli ingredienti del territorio per attrarre investimenti e talenti. Nel citare John Nash (“Il miglior equilibrio si ottiene quando ognuno ricerca ciò che è meglio per sé e per il gruppo”), Galbiati ha parlato della necessità di rifondare una “industria responsabile, sostenibile e umana per non dire umanistica. Noi sette non siamo perfetti, il nostro primo obiettivo è fare un censimento degli imprenditori che si riconoscono nei valori della Fondazione. Non necessariamente la parola d’ordine deve essere il profitto. Ci tassiamo con una quota di 25mila euro a testa per avviare le attività, l’obiettivo è riuscire ad organizzare due o tre attività importanti ogni anno”.

Marcello Vinciguerra ha ricordato che Honda Italia “è un’azienda che ha un profondo rispetto per il territorio in cui vive e pone “l’idea di mettere le persone al centro da sempre, per cui con questo progetto abbiamo subito sentito una forte vicinanza. Mi stimola stare in questo contesto e stare insieme a persone diverse, una diversità che può creare un valore nuovo”, e rivolgendosi ai giornalisti, “Dateci un sostegno in questo progetto-avventura”.

Per Ottorino La Rocca di Valagro, “L’aspettativa ulteriore è riuscire ad abbattere il pregiudizio della ‘anti-impresa’, quell’idea d’impresa come inquinatore e approfittatrice; invece l’impesa italiana è anche di eccellenza. Sono felice di essere in questo contesto, realizzeremo progetti in favore del territorio”.

Un’impresa il cui 80% del fatturato è fuori Italia ma dalle radici profondamente abruzzesi la Proger di Umberto Sgambati. “Noi abbiamo tante realtà di grande qualità ed eccellenza che non hanno però la capacità di vendere le loro idee al mercato internazionale. Fa male non riuscire a mettere a sistema queste eccellenze. Fare rete è importantissimo, nessuno di noi da solo andrebbe da nessuna parte”, ha detto Sgambati. “Con la Fondazione andremo a scovare le eccellenze di cui il nostro territorio è capace, aiuteremo talenti e studenti con borse di studio e azioni di tutoraggio della nuova imprenditoria. Investire sul territorio vuol dire investire anche per le nostre aziende: questa non è una fondazione che nasce per essere autoreferenziale o per fare un’azione meramente culturale, ma per tirare fuori dal territorio delle capacità, metterle a sistema e ‘servirsene’ in modo corretto”.

Per il padrone di casa, Enrico Marramiero, “sostenibilità, umanesimo e responsabilità generano valore a lungo termine e questo genera attrattività. Ad esempio: come posso mettere un’azienda alimentare in un territorio inquinato? Facendo bene al territorio faccio bena anche alla mia azienda. La sostenibilità va intesa come un valore e non come un costo, dunque mettere al centro la persona, il lavoratore, è una piccola rivoluzione culturale. Questa è la sfida”. Marramiero ha poi sottolineato l’importanza di riempire di contenuti concreti le infrastrutture, citando come esempio la sperimentazione del 5G avviato all’Aquila.

A Giuseppe Ranalli di Tecnomatic sta a cuore che si capisca che “per essere un’azienda nel mercato di domani non bisogna più soltanto concentrarsi sulla qualità del prodotto di oggi, ma avere una visione di qualità del futuro e di domani. Non bisogna essere egoisti, occorre essere ‘generativi’, generare impresa. Coincidenza ha voluto che tutti noi (sette) pensavamo questo nel silenzio di noi stessi, poi per magia o casualità è capitato di parlarne, un progetto che mi emoziona e mi entusiasma”.

Come entusiasma anche Gennaro Zecca di Zecca Energia: “Dove sono le nostre eccellenze? Dove dobbiamo cercarle? Quali sono le idee giuste e le nuove imprese? Mi piace questa squadra che lancia la sfida di realizzare progetti in grado di riportare i talenti in Abruzzo, con progetti e idee concreti. L’Abruzzo ha tanti vantaggi rispetto ad altre regioni. Sicurezza, ambiente salubre, bellezze naturali, qualità della vita: su tutto questo dobbiamo investire. Serve un progetto di sistema, metterci insieme significa proprio questo: creare una squadra, ragionare insieme e cercare insieme delle soluzioni. Abbiamo tantissimi potenziali inesplorate.”

La Fondazione “Hubruzzo”, nel cui logo la “U” è una A rovesciata, sintesi della parola anglosassone “hub” intesa come “centro” (uomo al centro dell’impresa ma anche “centro propulsore” di idee e di sviluppo in un contesto di economia circolare ormai imprescindibile) e di Abruzzo, ha anche presentato il manifesto dei valori con cui viene sinteticamente ripercorsa tutta la mission, (disponibile interamente sul sito www.hubruzzo.net). Manifesto che ripercorre le radici della Fondazione.

“Rovesciare i luoghi comuni sulla nostra industria”, si spiega nel documento, “per generare nuova credibilità. Mappare e valorizzare le eccellenze industriali per costruire una brand reputation, riportare investimenti nel territorio e rendere la comunità consapevole del proprio valore. Attrarre talenti dal mondo, per non scomparire dal mondo. Fra dieci anni gran parte delle imprese più competitive del nostro territorio potrebbero non esistere più, a causa di un salto tecnologico o per la mancata capacità di anticipare il cambiamento. Bisogna ricreare un humus imprenditoriale, favorendo un ricambio generazionale che passi anche attraverso una nuova lettura degli scenari. Occorre includere l’altro, ad esempio attraverso il sostegno di bandi internazionali, dottorati industriali, ricerche di settore, scambi di buone pratiche, alimentando una cultura d’impresa glocal”. Fondamentale per “Hubruzzo” è “mettere le persone al centro, per fare la differenza. L’umanesimo industriale ci ha consegnato personaggi come Cristoforo Benigno Crespi, Guido Ucelli, Luisa Spagnoli, Camillo e Adriano Olivetti: donne e uomini che hanno saputo conquistare il successo senza dimenticare le necessità di ogni singola persona. Collaborare per competere: se ognuno di noi fa quello che è meglio per sé, incurante degli interessi altrui, nel lungo periodo perde anche i vantaggi che crede di aver ottenuto nel breve”, chiarisce il manifesto fondativo. La sfida è “trasformare la prima persona singolare in prima persona plurale: l’Io in Noi, il personalismo in comunità integrata”. Dialogare, infine, con la politica, senza sostituirsi ad essa.

Progetti concreti: a questo punta “Hubruzzo”. Il primo che la Fondazione sostiene è la realizzazione di uno studio, commissionato alla Fondazione Symbola, sulle qualità abruzzesi. Si tratta della “banca delle qualità abruzzesi”, uno dei principali filoni di analisi della qualità di Symbola, per raccogliere, analizzare e dare un volto a tutti coloro che lavorano alla trasformazione qualitativa del nostro sistema produttivo.

Si tratta ora di selezionare le attività prioritarie da portare avanti, tenendo presente i vincoli di budget.

Tra le ulteriori attività possibili, prevedendo l’adesione di altri soci, che da 7 dovrebbero diventare – questo è l’auspicio dei fondatori – almeno 11, ci sono: un premio internazionale; un forum delle imprese eccellenti selezionate dalla ricerca; un dottorato di ricerca e borse di studio; il sostegno alla nuova imprenditoria (start up) e altre attività che saranno valutate in corso d’opera.

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