Politica

Amore emana di Anila Hanxhari un tragitto innovativo e rivoluzionario!

Come sempre la poesia di AnilaHanxhari ci stupisce, ci meraviglia, addirittura ci sconvolge. Il suo stile, fatto di immagini giustapposte avolte lontanissime tra loro, di contrasti arditi e inusuali, di un uso di termini che non ha precedenti, ci immerge in un vortice di rappresentazioni che ci frastorna, ma nello stesso tempo ci dà un immenso piacere. Leggere le poesie della poetessa di origine albanese, e naturalizzata italiana, è come vivere un’esperienza interiore simile a un luna park, in cui siamo trascinati in diverse direzioni a velocità supersoniche e questo ci fa mancare il fiato, generando in noi un senso della meraviglia mista a una sorta di piacevole scombussolamento.
Per godere della poesia di AnilaHanxhari bisogna abituarsi all’idea di una serie di letture e riletture, perché per approcciare ad essa bisogna prima liberare la mente dalla logica e dalla razionalità e lasciarsi andare sulle ali della lettura senza freni, senza ostacoli, senza intoppi di nessun genere. Le riflessioni vanno temporaneamente sospese e rimandate al momento opportuno. E la poesia della poetessa ci incita a compiere questo percorso fatto sì di velocità, ma anche di continui e repentini cambi di direzione che ci fanno perdere i punti di riferimento e ci fanno sentire investiti da ogni parte da un vento impetuoso, subissati da onde altissime che ci trascinano con loro senza che noi possiamo fare niente. E più ci lasciamo andare alla corrente, più il piacere è grande.
Lo stile di Anila è inconfondibile. L’accostamento di termini tanto diversi e lontani ci colpisce e ci sferza proprio mentre siamo in uno stato di accelerazione.
Con “Amore emana” raggiungiamo il culmine del piacere e della maturità dello stile perché più che mai significante e significato si assomigliano nella forma e nei contenuti. Si parla di amore, ma non dell’amore terreno, concreto, caduco, tantomeno di un’esperienza sentimentale quale quella che possiamo vivere nelle normali vicende della nostra esistenza. Si parla di un amore assoluto, ineffabile, superiore, quello verso Dio. Qui l’accostamento con le estasi mistiche dei santi, o sarebbe meglio dire delle sante del passato, come Santa Teresa d’Avila, è d’obbligo, perché “Amore emana” è una riproposizione in termini poetici di un’esperienza simile.
E’ chiaro che cimentarsi in una tale sfida significa mettersi in gioco, rischiare, osare. E AnilaHanxhari esce vittoriosa da questa sfida perché col suo modo di poetare è riuscita a trovare le parole giuste e la forma adatta per rappresentare un’esperienza che ha poco di umano e molto di divino. Le stesse sante del passato si sono confrontate con il problema di descrivere quel vissuto tanto particolare perché il linguaggio umano non ha le parole adatte per raccontare una tale esperienza straordinaria e inenarrabile. Al punto che la terminologia più tipicamente erotica, spesso smussata e camuffata dai frati che ricopiavano le descrizioni delle sante, si afferma con prepotenza perché, a volte, è l’unica che può tentare di spiegarci quei momenti di condivisione assoluta con Dio.
In questo “Amore emana” non fa eccezione ed espressioni come “Ci siamo presi per la lingua”, “entri, inondi”, “quell’attimo in cui entri nel corpo”, “ti penso e mi manchi / mi pensi e ti manco”, “i preparativi di due corpi lenti che si incontrano e restano”, “mi incendi la casa, il corpo, la carezza”, “vorrei andare in giro con te / prima di fare l’amore”, “ti voglio”, “la mia lingua nella tua lingua”, ne sono l’evidenza. Ma è stolto colui che pensa che ciò vada a discapito del contenuto alto e sacro di “Amore emana”, contribuendo, al contrario, a rendere quest’opera una pietra miliare moderna nell’ambito della poesia mistica.
Della mistica sono rintracciabili altri elementi come l’apparentamento dell’esperienza estatica con la condizione dei folli, spesso nominati in “Amore emana”, oppure l’accostamento tra la mente e l’amore, concetto di difficile elaborazione, evidenziando l’importanza dell’amore come un’esperienza cerebrale, o ancora l’incomprensibile vissuto del dolore che è in grado di provocare l’estasi e il piacere, con il necessario corredo di parole che accompagnano questa rappresentazione come “lamento”, “sponde strappate a morsi”, “paura”, “guerra”, “urla”, “malattia”, “rabbia”, “distanza”, “sangue”, ecc., o ancora il corpo che scompare nell’abbraccio con Dio o il concetto di incarnazione visto come una pallottola che ti colpisce, e ancora l’attimo che diventa assoluto, così da cancellare la suddivisione tra passato, presente e futuro.
Naturalmente la terminologia usata non fa altro che riverberare la sensazione di ineffabile in cui il lettore viene coinvolto e parole come “vertigine” o “giostra” vengono opportunamente usate per rappresentare l’entrata della spirito santo, raffigurato dalla luce, dentro la protagonista. E così lei si ritrova a vivere cadute a picco e voli radenti orizzontali, rafforzando quell’idea di sperimentare un vissuto che lascia senza fiato. Ma l’ineffabilità non sempre si può descrivere e proprio per questo anche il silenzio assume un valore in quanto l’unico modo per raccontare l’inesprimibile.
AnilaHanxhari, però, è poetessa esperta e insieme viscerale e creativa, che sa prendere il lettore per la pancia, ma nello stesso tempo ne sa ammaliare l’intelligenza, che cerca di stimolare attraverso un uso sapiente dello stile e delle parole. Questo connubio di sollecitazioni avvince e stupisce e qui entrano in gioco le riletture del testo, che cercano di ricostruire le fasi di un percorso, che ricreano delle reti di significato, che fanno intervenire la logica. E qui la poetessa intanto si affida a espedienti poetici tipici della poesia classica. Prima di tutto le ripetizioni. Il testo è disseminato di parole che si ripetono ossessivamente, al punto che il lettore può finalmente stabilirne un significato preciso, dato dall’autrice, ma suscettibile anche di quella variabile legata alla sensibilità individuale del lettore stesso. Da notare che termini come “ossessivo” e “mantra” sono utilizzati all’interno del testo, rimarcando quell’unione inestricabile tra significante e significato. Ampio è l’uso della sinonimia e di termini simili o che comunque si rimandano l’un l’altro, cosa che crea delle reti di significato che abbraccia tutto il testo come la rete di un pescatore. Per esempio amore, bellezza, infinito, bene, gioia, meraviglia, eternità, paradiso, eden, o ancora, testa, cervello, pensiero, mente, oppure, lingua, poesia, parola, vocabolo, narrato, racconto, finale, epilogo, scarabocchio.Non mancano, anche se ridotti all’essenzialità, titoli esplicativi delle poesie che seguono, che danno un indirizzo e pongono dei temi specifici. E poi un uso sapiente dei primi versi che direzionano l’andamento di ogni poesia.
“Amore emana” è un sistema poetico completo e concluso in sé, proprio perché i termini trovano una collocazione e una connotazione all’interno dell’opera e non hanno bisogno di rimandi al di fuori di essa. Ciò è possibile solo a una poetessa esperta, soprattutto nel caso di AnilaHanxhari, che è in grado di farci vedere in modo diverso parole che abbiamo sempre interpretato nel modo tradizionale. Ecco che termini come “pietra”, “taglio”, “mancanza”, “assenza”, si caricano di connotazioni così positive che alla fine delle nostre riletture ci resta un senso di grande soddisfazione, perché è come se avessimo allargato il nostro bagaglio di conoscenze e sperimentato qualcosa di veramente nuovo.
E certamente la poesia di AnilaHanxhari è fortemente innovativa e rivoluzionaria. Al punto tale che la poetessa non si tira indietro nel fare una critica spietata ad altri poeti moderni, “che tempi di poeti indifferenti”,come anche agli atei, “giudici inquisitori della santità”. Ciò è sintomo di consapevolezza dei propri mezzi e di maturità nel dare vita a una poetica che ormai può avere come orizzonte di sviluppo quella di essere di ispirazione a nuovi poeti e, chi lo sa, magari capace di creare una nuova corrente artistica. La poesia diventa un percorso, un tragitto, con l’indispensabile contributo della femminilità, ed è in grado di unire, di creare mescolanze, come era in grado di fare l’antica via Egnazia, collegando l’est all’ovest. Ma è anche un grande cammino di liberazione. In questo la poetessa riporta la sua personale e profonda esperienza.
L’opera è una grande metafora del percorso che va dall’intervento dello Spirito Santo, richiamando l’incarnazione di Cristo attraverso l’ostia, alla totale compenetrazione con Dio, passando per la Resurrezione. La terminologia e l’iconografia cristiana, pertanto, sono di grande importanza. Il tutto sotto forma di dialogo tra Padre e figlia. Ma anche qui c’è un elemento di grande innovazione, intanto perché la protagonista di quest’esperienza è una donna che, nello specifico, rappresenta la stessa poetessa che vive sulla sua pelle la potenza di tale estasi. Lei è la “prediletta”, in questo scardinando un cliché del pensiero occidentale, e non solo, che spesso vede al centro sempre un maschio.
Ma l’elemento rivoluzionario per eccellenza sta nel fatto che si crea una circolarità tra Dio e la sua creatura, dove l’esperienza dell’abbraccio divino è tale da rendere la discepola a sua volta capace di insegnare qualcosa a Dio, come se il Signore si nutrisse delle sue stesse creature per diffondere una forma di amore che è in grado di donarsi senza nulla chiedere: “Figlia io sono imperfetto come un uomo”. Impressionante è l’immagine della discepola che in realtà non è altro che vuoto che sa dare puro amore: “la gioia è non avere niente ed emanare il pieno”.
Tale impostazione, paradossalmente, ripone al centro del creato l’uomo stesso, anzi, in questo caso la donna, secondo un percorso circolare che parte dall’uomo per ritornare all’essere umano, la creatura per eccellenza. Qui si inserisce la leggenda di Prometeo, il titano amico dell’umanità. La donna, finalmente, si libera di quel senso di sottomissione che le filosofie e le religioni le hanno sempre attribuito e la pongono come colei che può addirittura insegnare qualcosa a Dio. A rafforzare quest’immagine c’è la menzione di Teuta, regina degli Illiri, che seppe dare grande dimostrazione di forza in una società prevalentemente patriarcale. Ma è l’emanazione stessa dell’amore che viene descritta con termini che ne indicano la forza, la solidità, perché l’atto di fede è un atto di coraggio estremo: “stretta del seme”, “reti antigrandine”, “sostegni in cemento vibrato”, “la cartilagine che mantiene salde le ossa”.Tutto questo non è dettato dalla superbia, ma da un modo rivoluzionario di porre la centralità della donna, capace di scatenare un dibattito di grande portata. E questo è uno dei tanti contributi e meriti della poesia di AnilaHanxhari.

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