Politica

Paola Rossato e la sua opera prima “Facile”. Parola alla cantautrice

Milano. Paola Rossato, cantautrice goriziana già pluripremiata nel panorama cantautorale, recentemente ha presentato la sua opera prima “Facile”.

Il disco spazia dal cantautorato classico a sonorità più moderne (come il rap nel caso della canzone “Non Dormo”, in cui c’è la partecipazione di Doro Gjat) e le liriche affrontano temi relativi alla sfera quotidiana e sociale con occhio critico (per esempio in “È ancora casa” parla dell’esproprio, “Il fiore con il codice a barre”, affronta la mercificazione della bellezza).

La voce e la penna di Paola si sono formate sulle parole dei più grandi, da Fossati a Guccini, da De André a De Gregori, e sono state apprezzate e riconosciute dal panorama cantautoriale: si è aggiudicata il terzo posto nella sezione “Autori di Testo” al premio Lunezia nel 2008 e secondo posto nella stessa sezione nel 2013, il Premio Speciale della Critica nel 2010 e 2012 e il Premio Miglior Composizione (targa SIAE) al concorso per cantautrici “Bianca d’Aponte”; è arrivata al secondo posto al Premio Poggio Bustone nel 2012, ha vinto il premio Oltremusica nel 2012, il premio SIAE al Donida nel 2013 e nello stesso anno è stata finalista all’Artista e vincitrice per il Miglior Testo e seconda classificata al festival della canzone d’autore “Botteghe d’Autore”.

La cantautrice ci ha gentilmente concesso un’intervista.

 

Recentemente è uscito “Facile”, com’è composto e com’è nato?
Facile” è il mio primo album della mia carriera artistica. È un disco che contiene 13 brani, di cui ho scritto sia testo che musica, e che arriva dopo una lunga esperienza musicale. È nato dall’esigenza di costruire un progetto artistico che mi veda nella veste di cantautrice, per cui autrice e interprete dei miei brani. È un disco autoprodotto e anche questa scelta è stata dettata da una precisa volontà di crescita personale e artistica“.

Come rapporta questo disco con la quotidianità e come coniuga il cantautorato classico a sonorità più moderne?
Questo disco contiene molti spunti e molti miei punti di vista sulle situazioni quotidiane e su storie spesso forti ma purtroppo ordinarie che si incontrano di frequente. Quel che cerco di fare è “raccontare” situazioni “ordinarie” attraverso il filtro “poco ordinario” del mio sentire, per poi dare alle persone un diverso punto di vista sulle cose, cercando di far luce su temi che mi stanno a cuore. Quel che mi preme di più in assoluto è emozionarmi e far emozionare. Per quanto mi riguarda, il modo di scrivere, le musiche, la voce, l’interpretazione devono sempre essere a servizio di un messaggio o comunque devono avere un obiettivo ben preciso. In “Non dormo” il mio obiettivo è la denuncia alla situazione di forte stress, correlato all’esaurimento nervoso, al mobbing, al burnout del mondo del lavoro; in “Ballata piccola” invece l’obiettivo è porre l’accento sulla bellezza delle piccole cose nel quotidiano, “Emmi (Gr.)” è un brano con il trucco… ma bisogna ascoltarla per coglierlo… ogni canzone ha un messaggio. Amo la “verità” ed i contenuti: le cose “vuote” non mi interessano. Per quanto riguarda la correlazione nel mio disco tra il cantautorato “classico” e le sonorità più moderne…non lo so… nel senso che non c’è nulla di troppo “studiato a tavolino”. Ho sempre amato e quindi ascoltato molto i cantautori della “vecchia scuola” e questo, insieme all’amore per i libri e per la parola in generale, mi ha portata a scrivere brani di “stampo” cantautorale. I brani che scrivo sono sempre molto “veri”, nel senso che sono impregnati del mio modo di filtrare la realtà e storie mie o altrui. Ho il desiderio forte di “dipingere la realtà” attraverso immagini cercando di far arrivare alle persone le emozioni e gli stati d’animo che ho sentito in prima persona prima nel vivere le storie e poi nello scriverle. Gli arrangiamenti dei brani sono stati scelti insieme ai musicisti che hanno lavorato nel disco: ognuno di loro ha apportato delle idee di arrangiamento oltre alla propria esperienza, sensibilità e tocco personale. Ma lo scheletro delle canzoni è sempre nato in modo abbastanza spontaneo, senza volontà a priori di legarmi a uno stile ben definito. Semplicemente, prendo la chitarra, inizio a suonare, mi lascio attraversare dalle sensazioni di quel che desidero scrivere… e canto il brano. Testo e musica nascono insieme, verso per verso“.

In questo lavoro si intravedono anche ironia e spensieratezza, che tipo di tocco danno questi due elementi all’album?
Sicuramente ne alleggeriscono i toni, ma cerco sempre di non far in modo che la leggerezza si accompagni a frivolezza o mancanza di contenuti. Anche i brani più “leggeri” ed ironici contengono dei precisi punti di vista sulla realtà, scritti ed interpretati in modo molto poco velato“.

Si è formata sulle parole dei più grandi quali Fossati, Guccini, De André a De Gregori. Che tipo di impronta hanno lasciato questi artisti in lei e in quali elementi trova la loro grandezza?
In primis mi hanno emozionata, fin da bambina. L’emozione è l’anima dell’arte e quindi anche della musica, per me. Se non mi emozionassi non sceglierei di fare musica. I grandi cantautori spesso hanno il dono di dipingere la realtà in un modo incredibile. Amo gli incastri di sillabe, amo la scelta del suono di una parola rispetto a un’altra, amo le immagini utilizzate per dipingere emozioni, amo la violenza e la verità delle interpretazione degli stessi brani, l’amara ironia data dal contrasto tra una musica “spensierata” e un testo potente e spiazzante (penso ad esempio a “Il compleanno” di Francesco Guccini), la poesia di canzoni come “vecchio frac” di Modugno, amo sentire l’odore della minestra tutte le volte in cui ascolto o canto “Il pensionato” di Guccini, amo la violenza di brani forti come “Bella senz’anima” di Cocciante, la potenza dell’accostamento di parole e di significato in canzoni come “L’orologio americano” di Ivano Fossati… potrei andare avanti per pagine e pagine. Amo le verità spiazzanti, amo l’ironia, amo tutto ciò che mi scuote. La grandezza dei cantautori “classici” sta in tutte queste cose, ognuno con il proprio stile“.

Per lei tanti riconoscimenti, che tipo di stimolo le danno queste soddisfazioni artistiche?
Sicuramente costituiscono una piccola conferma, anche se nulla è oggettivo, in realtà. Mi danno modo di rendermi conto che a qualcuno il lavoro che faccio piace. Inoltre mi danno modo di confrontarmi con altri artisti e di poter avere dei confronti anche con professionisti di questo settore. Infine, mi permettono di maturare dal punto di vista artistico e personale. Tutto è importante, tutto fa scuola, se hai il modo giusto di prendere le cose, analizzarle per poi farne tesoro. È tutta una crescita, è tutta strada da costruire, metro per metro“.

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