Politica

ACS con Zone Libre ospita in residenza un’altra eccellenza teramana: Serena Mace Raso

Teramo. E’ ispirato a “La squartatrice” di Elso Simone Serpentini di cui riprende il titolo (provvisorio) il monologo teatrale scritto da Pietro Albino Di Pasquale, diretto e interpretato da Serena Mattace Raso, che un selezionato gruppo di operatori e artisti ha seguito nella prima prova aperta tenutasi al Teatro Comunale di Teramo venerdì 31 agosto alle 19 a conclusione della residenza artistica prevista dal progetto Zone Libre, azioni di sostegno alla creatività contemporanea di ACS Abruzzo Circuito Spettacolo. La primissima prova di questo lavoro ancora in embrione ma già dotato di una sua forza travolgente, ha suscitato grande interesse e commenti positivi da parte del pubblico presente durante il dibattito a sipario chiuso, e un particolare apprezzamento per l’utilizzo del dialetto teramano “una lingua che cerca in questi anni di acquisire una sua dignità letteraria e culturale attraverso lo sdoganamento che, anche lo spettacolo dal vivo cerca di operare” commenta Di Pasquale.

Eleonora Coccagna Direttore di ACS Abruzzo Circuito Spettacolo sottolinea l’importanza delle Residenze come strumento di sostegno alla produzione teatrale “perché altrimenti avere uno spazio scenico a disposizione sarebbe impensabile per una giovane regista e la sua squadra, invece Serena ha potuto usufruire di spazi, tecniche e maestranze che hanno portato il lavoro già ad un punto importante. E’ grazie al sostegno di enti come la Regione e della progettualità strategica del Ministero che oggi abbiamo la possibilità di veder nascere sotto i nostri occhi, in un teatro che non è più solo vetrina ma diventa spazio creativo, lavori di talenti abruzzesi da accompagnare sino al debutto vero e proprio”.

La squartatrice narra la storia di Elisa, figura femminile realmente esistita e ancora impressa nella memoria dei teramani perché protagonista di un efferato omicidio negli anni ’50 che grande risonanza ebbe sulle pagine dei quotidiani di allora. I giornali la appellarono come “il mostro”, “la belva umana”, “la squartatrice”, divenne capro espiatorio di ogni rabbia del dopoguerra, una figura simbolo di male e perversione e per questo ancor più interessante da esplorare per Serena “A me è sempre piaciuto trattare la fragilità, suonare in minore, toccare le corde degli “affannati”, illuminare il bello laddove, a prima vista, c’è il brutto, lo scomposto. L’obiettivo è, oltre quello di far conoscere la storia di Elisa, sdoganare un parlato semi sconosciuto a teatro, un “dire” che a noi racconta molto della nostra terra, dei costumi, della mentalità di quella “gende” che ci ha formato, ci ha visto crescere, ci ha narrato negli anni storie che, ora, vorremmo poter restituire nel migliore dei modi. A “voccapeerta” ci piacerebbe lasciarvi, come ci lasciavano i nonni quando narravano gli aneddoti delle nostre famiglie, quando mimavano le liti tra la moglie e l’amante, le botte fra fratelli, quando ricordavano il sentiero che li fece perdere durante quella gita in montagna. E speriamo che la nostra “bella addormentata” ( il Gran Sasso), sia fiera di noi come noi lo siamo di lei”.

Pietro Albino Di Pasquale drammaturgo e scrittore teramano (in uscita a novembre il suo ultimo lavoro Farfariel, il libro di Micù ed. Uovonero) negli ultimi anni ha incentrato la sua ricerca artistica sul recupero della lingua, delle tradizioni, della musicalità e della magia abruzzesi “Elisa si esprime in una lingua semplicissima, intrisa di parole dialettali, è una ragazza semianalfabeta che viene da una famiglia contadina. La sua lingua è schietta, tagliente, piena di metafore per farsi capire meglio, di parole rubate male alla lingua del padrone: per far sentire più forte come andarono veramente i fatti quel giorno di Agosto”.

Alla squadra di lavoro, tutta teramana, si uniscono due professionisti anch’essi teramani: Ivandimitri Pilogallo, light designer, e suo padre Renato, noto scenografo, che, con le loro professionalità stanno vestendo lo spettacolo donandogli maggiore forza e arricchendolo di sfumature e significanti.

Il lavoro per arrivare allo spettacolo finito è ancora lungo, ma ci sono tutti i presupposti perché la storia di Elisa, la squartatrice teramana, conquisti il cuore degli spettatori dei teatri abruzzesi e nazionali.

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