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Geobiologia: lo studio dell’interazione tra la Terra e i viventi nel tempo

Etimologicamente la parola geobiologia deriva dall’associazione dei termini greci geo (terra), bio (vita) elogos (dottrina).

 

La geobiologia è una disciplina scientifica che studia le interazioni tra la Terra e i viventi nel tempo. È un esempio perfetto di integrazione tra i diversi ambiti scientifici tra cui la geologia, la biologia, la chimica, la geochimica, la paleontologia e persino la genetica e la genomica. I geobiologi sono sovente radioestesisti, rabdomanti e operatori di radionica.

Il termine geobiologia fu coniato nel 1934 dal botanico e microbiologo olandese Lourens Baas-Beckingper descrivere le interazioni tra gli organismi e l’ambiente a livello chimico.

Il pensiero geobiologico ha preso la sua forma definitiva negli anni ‘70 dopo la formulazione della Ipotesi Gaia dallo scienziato inglese James Lovelock (1979). Lovelock affermava che i viventi, l’aria, l’acqua e le rocce interagiscono in modi complessi all’interno del sistema Terra e che gli organismi regolano il Sistema Terra a proprio beneficio.

Anche se il concetto di un pianeta che mantiene le sue caratteristiche chimico-fisiche in condizioni idonee alla presenza della vita grazie al comportamento degli organismi viventi stessi trova delle obiezioni da biologi geologi, la maggior parte della comunità scientifica accetta il punto di vista più generale, ossia chegli ambienti superficiali della Terra non possono essere compresi senza il contributo delle scienze della vita.

L’interesse per la geobiologia è andato crescendo negli ultimi tempi anche grazie alle ricerche sul controllo microbico dei cicli degli elementi (elemental cycling), sulla diversità ecologica delle forme di vita microscopiche anche nelle condizioni ambientali più estreme (estremofili), sull’utilizzo di microrganismi per contrastare l’inquinamento (biorisanamento) o sul recupero di metalli preziosi dagli scarti delle miniere (biorecovery),

La geobiologia si basa, quindi, sull’osservazione che i processi biologici interagiscono con i processi fisici sulla o in prossimità della superficie terrestre.

La vita evolve e così anche i processi in gioco nella biosfera sono cambiati nel tempo e modificando così anche le condizioni dell’ambiente che supporta le comunità biologiche. Considerata la relazione stretta tra l’ambiente e la distribuzione della popolazione sulla Terra odierna, si può ipotizzare che la vita in evoluzione abbia influenzato in maniera significativa l’ambiente chimico nel tempo e, allo stesso tempo, il cambiamento ambientale ha influenzato, a sua volta, il corso dell’evoluzione.

Mentre la maggior parte delle geobiologia si concentra sui processi chimici, non bisogna dimenticare però che gli organismi influenzano la Terra anche attraverso attività di tipo fisico: basti pensare alle comunità microbiche che possono stabilizzare letti di sabbia o vermi che fertilizzano i sedimenti mentre si scavano tane. Anche le piante e gli animali agiscono come agenti geobiologici e lo fanno da più di 500 milioni di anni.

In sintesi, se in passato i processi superficiali terrestri che si verificano in natura erano considerati maggiormente di tipo fisico, per esempio l’alterazione superficiale e l’erosione, ora si sa che ci sono anche componenti chiave biologici: i viventi hanno un ruolo critico nel Sistema Terra. I geobiologi, quindi, studiano in che modo i processi biologici e fisici hanno interagito nel corso della storia del nostro pianeta. La maggior parte delle ricerche si concentra sul modo in cui gli organismi partecipano al sistema Terra e su quali conseguenze hanno queste attività per l’ambiente a livello locale e globale.

La geobiologia si basa anche sul rilevamento energetico dei luoghi:  afferma che esistono in natura dei canali energetici che avvolgono la terra, creando una specie di reticolo di radiazioni telluriche, la cui energia interagirebbe con gli esseri viventi.

In Germania negli anni Settanta, il dottor Ernst Hartmann basandosi su migliaia di osservazioni cliniche, dimostrò la presenza della cosiddetta rete H o rete di Hartmann, che prese il nome dallo stesso scopritore.

Nel luogo di incrocio (nodi) di tali reti, si formerebbero zone geopatogene che causerebbero agli individui delle malattie, alcune volte anche gravi.

Grazie alle ricerche radiobiologiche è possibile verificare il grado di salubrità energetica di un luogo e di testare il livello di geopatogenicità degli ambienti.

Nei punti di incrocio delle linee telluriche si concentrano le emissioni di energia negativa; addirittura si afferma che quando uno di questi incroci coincide con un corso d’acqua (anche sotterraneo), si possono manifestare dei tumori.

Oltre alla rete di Hartmann, viene considerata anche la rete del dottor Curry, quest’ultima di natura elettrica. Il geobiologo effettua dei test che vengono considerati dei check-up del luogo esaminato.

La geobiologia propone di “risanare” i luoghi nocivi intervenendo con appositi circuiti di risonanza, in grado di modificare l’energia tellurica (tali interventi vengono denominati “schermature”) o più semplicemente offrendo dei consigli su come disporre gli arredi o come intervenire architettonicamente o botanicamente negli spazi frequentati dalle persone.

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