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Gli agronomi e forestali su prevenzione incendi in Abruzzo

L’Aquila. Un’estate con pochi incendi quella del 2016, ma non certo grazie alla prevenzione e alla pianificazione forestale. La Federazione Regionale degli Ordini dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali d’Abruzzo torna ad insistere sulla necessità per la Regione Abruzzo di dotarsi di un Regolamento che dia finalmente attuazione alla Legge regionale forestale (la n. 3 del 4/01/2015). Una pianificazione che consentirebbe, oltre che ridurre drasticamente il rischio incendi, anche di contribuire favorevolmente alla lotta contro il cambiamento climatico e a generare un indotto economico nel settore di circa 75milioni di euro l’anno e 600 mila giornate lavorative per gli addetti ai lavori ogni anno. Non ultimo, si garantirebbe un paesaggio vocato al turismo nella regione Verde d’Europa.
PESCARA. Solo pochi incendi hanno caratterizzato l’estate appena trascorsa. Questo grazie alle precipitazioni abbondanti nel mese di giugno e ai vari passaggi temporaleschi di metà luglio e di agosto e settembre, accompagnati da abbassamenti di temperatura notevoli che hanno mantenuto i terreni freschi e umidi, evitando che la siccità potesse favorire i roghi. Particolarmente efficace anche la macchina per la lotta agli incendi boschivi, suddivisa per incarichi alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco e al Corpo Forestale dello Stato, entrato quest’ultimo recentemente nell’Arma dei Carabinieri per decreto del Governo. Questi enti, attraverso lo spegnimento aereo e da terra, la vigilanza e il controllo, hanno finora contribuito al contenimento dei danni e alla riduzione dei costi di spegnimento grazie anche alle tecnologie moderne. Secondo i dati provvisori al 31 luglio forniti dal Corpo Forestale dello Stato in Abruzzo nel 2016 ci sono stati 21 incendi che hanno distrutto 45,8 ettari di cui 38 su superfici boscate con una media di superficie interessata per evento di 2,2 ettari. Dati confortanti e in netta controtendenza con quelli dello scorso anno conclusosi con 85 incendi che hanno interessato 1.173 ettari di cui 639,5 in terreni forestati con una media di superficie interessata per rogo di 13,8 ettari. Ma non bastano, secondo il Presidente della Federazione dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali d’Abruzzo e i Dottori Forestali Giuseppe Farina e Matteo Colarossi, l’efficienza delle squadre antincendio e la fortuna per gestire un aspetto così delicato come la prevenzione incendi nel verde abruzzese. Lo stato del settore forestale regionale versa infatti in profonda crisi con una scarsa e lenta programmazione regionale e un’esigua dotazione di figure professionali negli organici della Regione. La Regione Abruzzo ha redatto la Carta del Rischio Pirologico estivo e invernale e la Carta dei Tipi Forestali, che sono ottimi strumenti al servizio della pianificazione, ma mancano dei piani di gestione aggiornati, che sono l’unico strumento efficace per prevenire gli incendi. Nel periodo 2003-2008 la Regione ha cofinanziato circa 40 Piani di Gestione Forestali destinati alla pianificazione delle risorse silvo-pastorali di proprietà dei Comuni, i quali risulterebbero di grande utilità per agevolare la realizzazione dei tagli boschivi e il positivo uso dei fondi comunitari. I piani redatti da tecnici forestali incaricati dai Comuni sono stati ultimati e presentati in Regione nel corso del biennio 2008-2009 e successivamente sottoposti dal Corpo Forestale dello Stato ad analisi e istruttorie parziali e incomplete determinando di fatto una situazione di stallo dal punto di vista amministrativo, tecnico e finanziario.
Sebbene sia stata approvata dalla scorsa Giunta Regionale la Legge Regionale forestale (la L.R. n. 3 del 4/01/2015), non è stato inoltre ancora approvato, entro i 180 giorni previsti dalla pubblicazione della legge, il Regolamento che chiarirebbe tutti gli aspetti connessi al settore forestale (tagli, vincoli, permessi, autorizzazioni e pianificazione forestale), fatto che blocca il settore e lo rimanda a prescrizioni redatte sulla base del Regio Decreto n. 3267 del 1923 (Legge Serpieri).
Eppure l’Inventario Forestale e dei Serbatoi di Carbonio del 2005 (il documento del 2015 è in fase di lavorazione) segnala che in Abruzzo vi sono circa 439.000 ettari di aree verdi su 1 milione di ettari di superficie totale, ovvero il 42% del totale regionale. Le superfici sono composte per la maggior parte da faggete (circa 122.000 ettari), querceti (circa 112.500 ettari) e boschi naturali e artificiali di conifere (Pini mediterranei e montani, Abeti, Larici, Cipressi, Cedri e Douglasie) con circa 25.000 ettari di superficie. Sono proprio queste due ultime formazioni le più colpite dagli incendi che potrebbero essere oggetto di operazioni selvicolturali di prevenzione. Diradamenti, pulizia del sottobosco, rinaturalizzazione delle pinete artificiali con latifoglie spontanee, sono le operazioni sostenibili da attuare e che garantirebbero una migliore crescita del bosco in termini volumetrici e di stabilità degli alberi, una maggiore resistenza alle avversità come il fuoco e una sua pronta resilienza (la capacità di ripresa dopo un evento sfavorevole).
“Avere dei boschi curati dunque – chiarisce il presidente della Federazione Dottori Agronomi e Forestali d’Abruzzo, Mario Di Pardo – non solo ridurrebbe drasticamente il rischio di incendi, ma potrebbe essere un ottimo biglietto da visita per il turismo della regione Verde d’Europa dal momento che i cittadini amano moltissimo boschi e pinete per passeggiate e pic-nic. Inoltre, con un giusto criterio nel gestire i prelievi legnosi (principio contenuto nella carta della Gestione forestale sostenibile – GFS) e prendendo a riferimento l’incremento medio dei boschi abruzzesi pari a 3,4 m3/ha/anno si potrebbe evidenziare un potenziale prelievo legnoso regionale paria a 1.074.400 m3 /anno. Prelievo che potrebbe generare un indotto di lavori, sia per imprese boschive che si occupano della prima lavorazione che per imprese commerciali, addette alla vendita al minuto, di circa 75.208.000 di euro all’anno, per una produzione lorda vendibile di circa 107.440.000 di euro all’anno. Considerando che per le lavorazioni boschive oltre l’80 % dei lavori risultano ascrivibili alla manodopera si potrebbero creare oltre 600.000 giornate di lavoro annue per addetti al settore forestale. Inoltre – conclude Di Pardo – in Abruzzo oltre il 70% della proprietà boschiva è pubblica (Comuni o Amministrazioni Separate di Uso Civico), quindi i Comuni montani potrebbero incassare dalla gestione oculata del proprio patrimonio forestale(GFS) circa 21.488.000 di euro l’anno, un dato che assicurerebbe qualche punto di Pil regionale in più. Come Dottori Agronomi e Dottori Forestali d’Abruzzo, siamo pronti a fare la nostra parte”.

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