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Fratelli d’Italia-An chiede dimissioni dirigenza Enel e presidente Regione Abruzzo

Pescara. Scandalosa la “disparità di retribuzione tra uomini e donne” così PAPA FRANCESCO diceva l’ 8 marzo 2015, e dopo 2 anni la situazione non è migliorata anzi, se possibile, peggiorata-.
Secondo il “gender pay gap”, appunto la differenza salariale, a parità di lavoro svolto, tra uomini e donne è ancora a sfavore delle donne che guadagnano il 10,9% in meno degli uomini. Sembra una leggenda metropolitana invece è tutto vero: a parità di mansioni, entrambi, non godono della stessa retribuzione. Rispetto al 2014, il gap delle retribuzioni è cresciuto ulteriormente: gli stipendi degli uomini sono saliti dello 0,6%, quelli delle donne hanno subito un taglio dello 0,7%. Differenze che valgono 3.620 euro all’anno. Se un uomo infatti guadagna mediamente 29.985 euro lordi, la retribuzione di una donna è invece di 26.725 euro.
L’Italia, nell’istruzione (femminile) si posiziona al 41° posto su 145; 22° in Europa su 45, un buon risultato, (le donne laureate sono quasi 2,4 milioni) ma nonostante l’elevato grado di scolarizzazione, mantengono nella retribuzione una differenza in negativo che va aumentando con l’ascesa nella gerarchia professionale, fino a toccare i quasi 11mila euro di differenza tra dirigenti uomini (105.983 euro medi annui) e dirigenti donne (94.750 euro medi annui).
C’è da considerare inoltre che in politica e nell’economia le donne sono scarsamente rappresentate a livello di posizioni di comando. Nel 2013, nei consigli di amministrazione delle principali società quotate in borsa dell’Unione europea, le donne erano rappresentate solo per il 17,8 %, mentre le amministratrici delegate non hanno superato il 4,8 %. Infine, e non certo da ultimo, le donne scelgono di solito formule di lavoro part-time per poter conciliare famiglia e vita lavorativa. Gli obblighi familiari riducono infatti in genere le possibilità di una donna di fare carriera e guadagnare di più. Il divario salariale risulta non a caso maggiore per le donne con figli o che lavorano part-time.
Questo Dipartimento, oggi vuole porre l’attenzione ad una maggiore politica di “AZIONE” per diminuire, e se possibile cancellare, questo divario che fa della nostra società civile, una società “ incivile”.
Le donne devono avere tutte le opportunità per crescere professionalmente senza dover per forza sacrificare la propria vocazione naturale: prendersi cura della famiglia e dei figli.
In un paese come l’Italia, che tra i tanti primati negativi, (complice l’azione di governo del centrosinistra dal 2011 e di questa Europa che sembra voglia distruggere tutti i pilastri della nostra identità culturale e cristiana) ha anche quello del crollo delle nascite. Occorre uno sforzo mirato politico-legislativo in favore della famiglia, della donna lavoratrice – mamma, per una maggiore gratificazione sul lavoro e la parificazione del salario agli standard maschili, l’incremento al sostegno della famiglia con costruzione di asili nido, con la creazione di un’assistenza all’infanzia capace di far conciliare al meglio i progetti professionali di ogni donna senza dover sacrificare la propria vita familiare.
Questa è la nostra analisi, e queste sono le nostre proposte, nel 2017 nell’epoca delle grandi sfide e delle grandi “differenze di genere”, anziché soffermarci sugli “aspetti sessuali di genere” come oggi accade in maniera preponderante, quasi in maniera ossessiva direi, dovremmo mirare le nostre energie a colmare le differenze veramente importanti e significative. Partire dal salario sarebbe una grande conquista, e da lì inizierebbe un circuito virtuoso di cui la società, a mio avviso, potrebbe solamente giovarsi.

 

CAROLA PROFETA
REFERENTE PROVINCIA DI PESCARA
DIPARTIMENTO TUTELA VITTIME DELLA VIOLENZA
FRATELLI D’ITALIA ALLEANZA NAZIONALE

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