Pescara. Dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati nell’inchietsa relativa alla vicenda del recupero del complesso ex Cofa a Pescara, il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, ha espresso la propria posizione.
“Leggo sulla stampa che questa vicenda ha origine da delle denunce da figure politiche – ha detto D’Alfonso – ed è chiaro che con delle denunce si attiva il sistema giudiziario. La mia posizione è che una denuncia di una parte politica corrisponde ad una verosimiglianza che nulla ha a che fare con la verità e nemmeno col fatto penale. Questo è il punto di continuità del quale io mi occupo. Per me la sorgente di verità coincide con la documentalità che ho modo di rilevare, assumere e studiare. Dopo che ho studiato, ho accertato ogni forma di riscontro e questo mi permette di dire che siamo di fronte ad un fatto penale, siamo davanti al massimo ad una verosimiglianza che nulla ha a che fare con la verità. Il tutto riguarda un atto amministrativo definitosi nel 2012. In seguito a questo ci sono stati degli atti amministrativi a tutela della integrazione del rischio idraulico del quale speriamo tutti prendano atto e consapevolezza. Parliamo di un non fatto penale che secondo me verrà in evidenza dopo il lavoro genuino che stanno facendo gli organi dell’autorità giudiziaria. Il 2012 è un momento in cui non c’era la mia responsabilità pubblica, nel 2015 il sottoscritto presidente della Regione ha voluto la configurazione del rischio idraulico, poi ci sono state risorse finanziarie, ci sono state congetture che hanno stabilito come si riscontra il rischio idraulico, in che termini e in che spazi e di chi è la competenza alla Soprintendenza del rischio idraulico. Non c’entra il Genio Civile che ha sempre la competenza entro un certo raggio di competenza idraulica, dopo ocn prevalenza la competenza è dell’autorità di bacino, poi entra in campo l’autorità marittima. Su questo la vasta competenza dell’autorità giudiziaria avrà modo di valutare tutto senza nessuna emotività, da spingimento sia per chi denuncia per motivi politici e ad opera di alcune rappresentanze della stampa che sono frettolose per mancanza di tempo. Ogni volta che vengo chiamato alla verità e alla consapevolezza altrui sono contentissimo, ma su alcuni fatti scevri di denuncia più che un’inchiesta serve un convegno che faciliti la piena consapevolezza per esempio di chi denuncia. Io non ritengo che ogni volta sia giusto distogliere l’attenzione della Giustizia Penale per soddisfare esigenze conoscitive, per questo ci sono i convegni, l’Università, ci sono gli ordini professionali e gli scritti. Io ogni volta mi adopero approfondendo questo e non appalto all’autorità giudiziaria la conoscenza che viene cercata da altri”.
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