Cronaca

Vicenda carcere di Carinola, necessario non generalizzare. I cappellani d’Italia fiduciosi nella verità e nella giustizia

Sull’episodio nel penitenziario di Carinola, in provincia di Caserta, che ha visto coinvolto un sacerdote volontario, interviene Il capo dei cappellani delle carceri d’Italia, don Raffaele Grimaldi affinché non si generalizzi sulla presenza dei sacerdoti nelle carceri, ministri del culto cattolico.
Il fatto, che ha suscitato non poco sconcerto nella realtà dei 250 cappellani disseminati sul territorio Nazionale, deve attenzionare le autorità giudiziarie e dell’opinione pubblica in favore della tutela degli operatori negli Istituti Penitenziari compresi quelli del mondo del volontariato, ma deve altresì tutelare la figura del Cappellano del carcere che svolge la sua funzione di assistenza spirituale e materiale con spirito di abnegazione e di solidarietà nel pieno rispetto dell’ordinamento penitenziario. “Questo caso isolato – afferma l’ispettore don Grimaldi – non deve suscitare dubbi né minare la credibilità dei Cappellani incaricati, uomini di grande fiducia, persone di riferimento per le Direzioni e la Polizia Penitenziaria, le quali riconoscono apprezzamento e stima per l’opera quotidiana di portare il Vangelo della speranza a tutti coloro che si sono smarriti”.

Roma. La triste e spiacevole notizia di un sacerdote volontario, in servizio di supporto al Cappellano titolare del Penitenziario di Carinola (CE), trovato in possesso di diversi cellulari poco prima di accedere all’Istituto, porta tanta amarezza nel cuore di tutti i Cappellani delle carceri d’Italia.
Questo spiacevole e grave episodio rischia di sminuire il prezioso servizio pastorale dei 250 Cappellani che svolgono quotidianamente con dedizione e impegno il loro ministero, offrendo il proprio tempo a supporto di chi vive il dramma della detenzione.
L’ Autorità Giudiziaria certamente farà luce su questo increscioso episodio di imprudenza e di debolezza umana da parte di un sacerdote, testimone del Vangelo, che è venuto meno anche ai principi della legalità e della trasparenza. Perciò, sorretti dai principi cristiani, resta la speranza da parte dell’Ispettorato che siano chiarite le motivazioni che hanno condotto ad una tale ingenuità.
“Il mio giudizio – afferma l’Ispettore Generale dei Cappellani – non vuole essere di condanna, ma di monito per questo evento che ha sicuramente toccato la sensibilità dei tanti Cappellani che con spirito di abnegazione e senso del dovere, svolgono il loro prezioso servizio di promozione umana e spirituale.
Questo caso isolato, non deve suscitare dubbi né minare la credibilità dei Cappellani incaricati, uomini di grande fiducia, persone di riferimento per le Direzioni e la Polizia Penitenziaria le quali riconoscono apprezzamento e stima per l’opera quotidiana di portare il Vangelo della speranza a tutti coloro che si sono smarriti, ad essi affidata.”
I Cappellani delle carceri- ministri del culto cattolico – sono figure ecclesiali di grande sensibilità e solidarietà verso tutti confermata dalla missione evangelica del trattamento penitenziario. La loro indiscussa presenza nelle carceri è radicata nel tempo, attraverso l’operato e la testimonianza che vanno dall’assistenza spirituale a quella materiale a quella giuridico –amministrativa del condannato, quale ministero affidatogli per esercitare con impegno e professionalità tale mandato.
Le ragioni ben consolidate per questo loro ministero, confermano che la presenza del sacerdote, al di là di qualche isolato e sgradevole episodio, è necessaria come impegno per riscattare, accogliere e includere coloro che la società emargina, rifiuta e scarta.

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