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Esce “Anime restanti”, nuovo album degli Unicostampo. Ce ne parla Fabio Massimo Colasanti AUDIO

Milano. È il nuovo album degli Unicostampo “Anime restanti”.
Leader della band è Fabio Massimo Colasanti che ha lavorato tanti anni, dal 1995, con Pino Daniele contribuendo alla realizzazione degli album “Dimmi cosa succede sulla terra”, “Yes I Know My Way”, “Come un gelato all’equatore” e anche agli ultimi lavori “Passi D’autore”, “Iguana Cafè” e “Il mio nome è Pino Daniele e Vivo Qui”: «ricordo di aver iniziato con lui l’avventura del digitale, che ormai è diventato uno standard, ma che vent’anni fa era una cosa pionieristica». Ha lavorato anche con molti altri artisti, tra i quali Giorgia e Gianluca Grignani.

“Anime restanti” è uscito il 12 maggio, è un album dal sound rock che nasce insieme a Danilo Ciotti dopo un viaggio die due amici in Giappone.
I canoni estetici della cultura nipponica sono influenzati dal Buddhismo, secondo cui tutte le cose sono un’evoluzione o un dissolvimento nel nulla. Questo ‘nulla’ non è uno spazio vuoto, ma piuttosto, uno spazio di potenzialità. In Giappone la dialettica tra sobrio ed esuberante è come il concetto cinese di yin-yang, chiamato in-yo in giapponese. In (rappresentato dalla parte oscura del simbolo ying-yang) rappresenta il negativo, dolce, femminile, ubbidiente e passivo; yo (rappresentato dal lato luminoso del simbolo) sta per positivo, forte, di sesso maschile, aggressivo e progressivo. Invece di essere antagonisti, in e yo si completano a vicenda e sono in continua interazione.
Questa estetica si nota sia nel video del primo singolo “Così diversi” https://www.youtube.com/watch?v=5CDSXcTqptk, sia nel nuovo video (che esce lunedì) del brano “Sono qui”, dove un mondo apparentemente candido è attraversato dalla lussuria e si mescola fino a trasformare la protagonista.
Abbiamo ascoltato Fabio Massimo Colasanti che ci ha parlato non solo dell’album, ma anche della sua carriera, soprattutto della sua collaborazione con Pino Daniele, e di com’è cambiato il mondo musicale negli ultimi 20 anni.

 

– Inanzitutto ci illustra il vostro album “Anime restanti”?

– “Questo è stato un lavoro un po’ lungo perché c’è dietro un progetto, ero impegnato in giro con vari lavori, dopo anni ho sentito un amico che suonava per locali a Roma, mi piaceva molto, gli ho detto che mi sarebbe piaciuto produrlo, è nata la collaborazione, da lì è cominciato un percorso un po’ lungo che ci ha portato a comporre una quarantina di canzoni tra provini ed altro. Poi l’anno scorso ho trovato il tempo di mettere il tutto insieme, abbiamo scelto una decina di brani e finalmente è nato “Anime restanti” che racconta un po’ tutto l’itinerario della strada chee avevamo fatto in questi anni insieme”.

– Questo lavoro nasce dopo un suo viaggio in Giappone insieme a Danilo Ciotti, si tratta di una realtà molto diversa dalla nostra, soprattutto considerando l’attenzione verso il Buddismo. In che modo è rimasto affascinato da questa esperienza?

– “Lui è l’autore della band, io produco e arrangio. È artista proprio per questo: perché avevamo fatto 40 canzoni e lavorandoci per così tanto tempo non trovavamo il punto di riferimento. Ci siamo trovati in Giappone per caso in un viaggio ed abbiamo trovato delle assonanze con quel mondo lì in un mondo fatto di estremi ed abbiamo visto che avevamo degli elementi per produrre delle canzoni in maniera non troppovoluta, quando siamo tornati abbiamo approcciato quel mondo estremo, abbiamo levato tutte le parti di mezzo, abbiamo aggiustato un po’ i testi con qualche sonorità ed è nato questo percorso interno un po’ bianco e nero, bene e male, ed è uscito il disco

– Nel video del primo singolo dell’album “Così diversi” si nota il concetto di estetica giapponese, come si compone questa estetica?

– “Quando ho iniziato ad avere il materiale in mano, volevo dare anche un’impronta stilistica per quanto riguarda le immagini, mi sono imbattuto in Davide Bartollo, che poi è diventato una persona che ha curato la parte visiva del progetto, aveva vinto un Festival a Roma ed è un artista che ha uno stile un po’ stilizzato, anche lui con un percorso molto forte di chiariscuri. Ha fatto un primo video che è abbastanza estremo, con una violenza spiccata ed una diversit in cui non si riconosce chi sono i buoni e chi sono i cattivi. Questo lo ha applicato anche nel video di ‘Sono qui’ dove addirittura si passa dalla purezza di una bambina alla lussuria di una donna, alla sessualità della protagonista. Questo rappresenta il suo mondo un po’ onirico che corrisponde alle sonorità che abbiamo cercato di mettere”.

– Lei ha lavorato tanti anni con Pino Daniele, come lo ricorda?

– “Pino per me è stato un punto di riferimento ed anche un punto di arrivo perché ci ho lavorato 20 anni, il mio passato professionale quindi è legato a tutto quello che ho fatto con Pino. Ho fatto il percorso che fanno tutti i musicisti suonando nei locali e via dicendo, poi è nata questa collaborazione con Pino che durata fino alla fine, finchè lui non ci lasciasse. Chiaramente è un bagaglio enorme, anche umano oltre che professionale. Ho avuto il piacere di suonare con musicisti enormi, mondiali, è una grossa eredita che è impossibile pesare”.

– A proposito di questo soladizio ha detto: “ricordo di aver iniziato con lui l’avventura del digitale, che ormai è diventato uno standard, ma che vent’anni fa era una cosa pionieristica”. Partendo da questa riflessione, com’è cambiata la musica in questi 20 anni?

– “Di fatti è diventato un altro lavoro proprio a livello di realizzazione. Quindi ho cominciato con Pino proprio perché lui cercava qualcuno che utilizzava queste tecniche che allora erano proprio pionieristiche, quindi mi sono fatto tutto il passaggio dal nastro al digitale ed ora i dischi li facciamo così. Questa cosa da una parte ha migliorato e creato delle nuove possibilità, anche tecniche di realizzazione, dall’altra lo scotto è che ha messo in mano a tutti la possibilità di poter fare qualcosa ed ha sfavorito la creatività perché è diventato relativamente semplice farlo ed è diventato un po’ tutto uguale. Si è persa un po’ la concezione di scrivere prima i pezzo come facevamo noi: Pino veniva col pezzo con la chitarra, me lo faceva sentire e poi cominciavamo a costruire la canzone. Invece adesso si comincia direttamente col computer: si comincia a fare il pezzo, lo si finisce e si pensa di aver fatto un arrangiamento o una produzione, ma in realtà non è così perché si sono persi tuttii passaggi intermedi (la scrittura il provino, la realizzazione) che fanno tutti i musicisti di grande livello. Adesso, facendo tutto a computer, si è persa la peculiarità di ogni singolo musicista, i ragazzi suonano poco insieme i dischi vendono di meno, non ci sono più soldi per farli. Con Pino fortunatamente, per tanti motivi, avevamo avuto carta bianca nel senso che Pino faceva quello che voleva lui e come voleva lui. Ormai i tempi sono strettissimi, i budget non ci stanno, prò il tutto a scapito della qualità che oggettivamente è peggiorata”.

– Lei ha lavorato anche con molti altri artisti, tra i quali Giorgia e Gianluca Grignani, ne ricorda qualcuna in particolare?

– “Con Giorgia c’è stato un bel disco prodotto da Pino, ha fatto quattro canzoni per lei, è stato un bel periodo, c’era ancora molto fermento, Giorgia penso che sia la più grande cantante italiana senza rivali. Gianluca, oltre ad essere un grande artista, l’unico vero grande artista rock che abbiamo in Italia, è un artista vero e proprio, un rocker vero, poi c’è un rapporto di amicizia che va avanti da anni”.

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