Cronaca

Carcere, formazione diaconi: appello congiunto a rafforzare il servizio

Nel documento finale, urgente rafforzare la figura del diacono come servizio integrato e di supporto accanto ai reclusi

Roma. Formazione diaconi permanenti nelle Carceri. Si è concluso a Roma, presso la scuola Superiore dell’Esecuzione penale “Piersanti Mattarella”, il seminario di formazione rivolto ai diaconi che operano nelle carceri d’Italia, radunati a Roma per l’annuale incontro promosso dall’Ispettorato Generale dei Cappellani delle Carceri d’Italia, svoltosi dal 28 al 30 gennaio.
A conclusione delle tre giornate di formazione dal tema I diaconi permanenti nelle carceri: servitori di speranza che hanno visto la partecipazione di importanti relatori, tra i quali, il Presidente nazionale dei diaconi Enzo Petrolino, è stato definito un documento per rilanciare un accorato appello affinché venga rafforzata la figura del diacono come servizio integrato e di supporto accanto ai reclusi. “Le nostre carceri hanno bisogno di uomini e donne ricchi di umanità, per portare a uomini soli, la gioia e la vicinanza del vangelo – ha sottolineato l’ispettore generale dei cappellani don Raffaele Grimaldi -. Il tempo di emergenza sanitaria causata dal covid-19, ha isolato i nostri luoghi di detenzione, chiudendo la finestra della speranza e inasprendo l’angoscia, la paura e la solitudine che si vive dentro le mura degli Istituti penitenziari. I diaconi sono testimoni di vicinanza e di servizio verso i poveri, e sono chiamati anch’essi ad essere uomini di relazione capaci di portare calore umano laddove i drammi della vita hanno prodotto ferite profonde. Ai diaconi delle nostre chiese particolari chiediamo, perciò, di allargare gli orizzonti della loro solidarietà, di lasciarsi toccare dalla parola del vangelo che afferma ≪Ero in carcere e siete venuti a visitarmi≫. Seppure sia aumentato il disagio sociale con l’emergenza in soccorso dei poveri e di persone risollevare a seguito delle loro fragilità, nel corso della formazione dei diaconi è emersa la necessità di prendere in considerazione anche la prossimità verso i carcerati come si legge nel documento finale che trae spunto dalla lettera agli Ebrei: ≪Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere≫ (13,3).
Dalle parole sollecite di Papa Francesco ai diaconi permanenti “Siate servi premurosi che si danno da fare perché nessuno sia escluso dall’amore del Signore” è stata ribadita, infine, la necessità del “servizio” dei diaconi nelle strutture intramurarie a sostegno della prossimità nel carcere. “Nelle nostre carceri italiane – ha soggiunto don Grimaldi – sono 45 i diaconi che già sono al servizio di uomini e donne imprigionati. Perciò, un grazie va ai Vescovi delle nostre Chiese che hanno indirizzato alcuni diaconi “servitori del vangelo” a svolgere la loro missione dentro le carceri. Nel contempo – si legge nel documento – ai nostri Pastori rivolgiamo anche un appello affinché possano promuovere sempre più nelle loro comunità ecclesiali locali questa particolare opera di misericordia e possano risvegliare questo prezioso e impagabile carisma che è il servizio di vicinanza alle numerose solitudini nelle nostre carceri. Confermando le espressioni di Francesco, che i “diaconi sono delle sentinelle che devono aiutare la comunità cristiana ad avvistare Gesù nei poveri”, nel corso del seminario, unanime, è stata rafforzata la definizione che essi sono coloro che, con umiltà, si chinano davanti alla caducità dell’uomo per fasciare i piedi stanchi in cerca di amore e di pace con il dono generoso del loro tempo per edificare “la civiltà dell’amore.”

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