Pescara. Il libro ripercorre il rapporto di una madre con le disabilità della figlia e la sua malattia, tra i reparti di oncologia. Un racconto sul dolore , sulla malattia e sul senso di impotenza , moltiplicati dai sistemi sanitari ed educativi che non sanno prendersi cura della fragilità, incapaci di includere.
Secondo la motivazione della giuria, presieduta da Renato Minore e composta da Donatella Di Pietrantonio, Raffaello Palumbo Mosca, Fabio Bacà, Maria Rosaria La Morgia, Raffaele Manica, Elena Ledda e Giulia Alberico, è una autobiografica fino in fondo (chi l’ha scritto è scomparsa poco tempo dopo l’uscita del libro, avendo appena appreso di essere tra i dodici candidati allo Strega ) che raggiunge il massimo di pertinenza e di verità , con una felicità di stile e di leggerezza. Per nulla pietoso e mai vittimistico , crudele e tenerissimo , con una radialità esatta e perturbante, irrorato da un vero stenografo dei sentimenti, lo straordinario racconto pulsa nella commozione del patire, interrogandosi sull’enigmatica natura della parola con cui ogni volta capita di interrogarsi intorno alle circostanze della vita, turbate dalla differenza del dolore.
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