Politica

Vinicio Marchioni e Francesco Montanari con Uno Zio Vanja nel tour abruzzese dei Teatri ACS

Teramo. Vinicio Marchioni “Il Freddo” nella serie tv “Romanzo Criminale” e “il Libanese” Francesco Montanari saranno il 6 febbraio al Fenaroli di Lanciano, il 7 e 8 al Comunale di Teramo, il 9 al Maria Caniglia di Sulmona e il 10 e 11 febbraio al Marrucino di Chieti protagonisti delle Stagioni Teatrali organizzate da ACS Abruzzo Circuito Spettacolo in collaborazione con le Amministrazioni comunali, con “Uno zio Vanja” di Čechov nell’adattamento di Letizia Russo, regia di Vinicio Marchioni in un nuovo allestimento tutto da scoprire.

 

La malinconica tragedia delle aspirazioni deluse di persone che, a forza di pensare, hanno finito per rinunciare ad agire o che tentano di reagire. Ma falliscono mettendosi in ridicolo. Nel cast Milena Mancini, Lorenzo Gioielli, Nina Torresi, Andrea Caimmi, Alessandra Costanzo, Nina Raia. Rileggendo il testo, Marchioni ha trovato che la vecchia piantagione piena di debiti al centro del dramma ricordasse la crisi dell’Italia, la nostra mancanza di fiducia e speranza. In questa nuova versione di Zio Vanja, i protagonisti ereditano un teatro di provincia, in uno dei luoghi fortemente colpiti dagli ultimi terremoti. Quelle macerie sono una metafora della nostra situazione: non per parlarne in modo negativo, ma per cercare la marcia giusta per ripartire. In fondo è a questo che Cechov ci invita: capire quanto sia meschina l’esistenza borghese, così priva di slanci e di entusiasmi, così mediocre e vuota, per inventarsene una diversa. E uscire dalla gabbia che ci siamo fabbricati per diventare uomini migliori. Le scene sono di Marta Crisolini Malatesta, i costumi di Milena Mancini e Concetta Iannelli, le musiche di Pino Marino, le luci di Marco Palmieri. Una produzione Khora.teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana.

 

Note di regia

“I temi universali della famiglia, dell’arte, dell’amore, dell’ambizione e del fallimento, inseriti in una proprietà ereditata dai protagonisti della vicenda di Zio Vanja, sono il centro della messa in scena.
Cosa resta delle nostre ambizioni con il passare della vita? E se fossimo in Italia oggi, anziché nella Russia di fine 800? La nostra analisi del capolavoro cechoviano parte da queste due domande, che aprono squarci di riflessioni profondissime, attraverso quello sguardo insieme compassionevole, cinico e ironico proprio di Anton Cechov finalizzato a mettere in scena «gli uomini per quello che sono, non per come dovrebbero essere»”.

 

Recensioni

Il Giornale – Commuove “Zio Vanja” ai tempi del terremoto di Maria Lucia Tangorra

“La terra trema, la polvere sembra la nebbia cresciuta al posto dei sentimenti, parafrasando le parole di Astrov (un Francesco Montanari asciutto nella recitazione). Così inizia Uno zio Vanja di Cechov nel sensibile adattamento di Letizia Russo. L’equilibrio di zio Vanja (Vinicio Marchioni, anche regista) e della nipote Sonja (una toccante Nina Torresi) viene scombussolato dall’arrivo del prof. Serebrjakov (Lorenzo Gioielli) con la seconda moglie Elena (la brava Milena Mancini). Il nucleo drammaturgico è lo stesso; ci ritroviamo, però, ai giorni nostri, in una provincia italiana colpita dal terremoto e, significativamente, in un teatro deturpato dal sisma (dallo squarcio ci si affaccia, non a caso, su un albero di ciliegio). Assistendo a Uno zio Vanja si viene avvolti da una commozione profonda, ricevendo in regalo un sorriso speranzoso, perché «dobbiamo vivere» Sonja docet. Dopo la prima nazionale al Teatro della Pergola di Firenze (fino al 4 febbraio), lo spettacolo prosegue in tournée e siamo sicuri avvicinerà molti giovani per il suo linguaggio contemporaneo che non dimentica il lirismo.”

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