Politica

Crisi al Comune dell’Aquila, Pd: “Biondi gestisce potere e non città alla rincorsa di carriera personale”

L’Aquila. “Ancora una volta assistiamo al triste spettacolo della gestione del potere del sindaco Biondi. Gestione del potere, e non di governo, dato che risulta evidente come non ci sia alcuna intenzione di amministrare la città, quanto piuttosto di rincorrere una carriera personale che lo porti il prima possibile lontano dal Comune: lo capiamo, è l’unico della ‘generazione’ di miracolati che, quasi per caso, nel 2017 si è ritrovata ad amministrare, ad essere rimasto ‘al chiodo’ mentre tutti intorno a lui facevano carriere brillanti e fulminee che, probabilmente, mai avrebbero neppure immaginato qualche anno prima”.

Lo affermano il capogruppo del Partito democratico al Consiglio comunale dell’Aquila, Stefano Albano, e il consigliere Stefano Palumbo.

“L’intera maggioranza è ai ferri corti, e non solo Forza Italia: il primo gruppo ad essere attraversato da veleni è proprio quello di Fratelli d’Italia, dove il sindaco non riesce a placare i molti appetiti, dove c’è una lotta intestina per le candidature alle regionali e dove non si vede affatto di buon occhio il fatto che il sindaco si fili ben poco il Comune ma pensi, appunto, più alle sue sorti che a quelle della città”.

“Diversamente”, rilevano Albano e Palumbo, “vedremmo la maggioranza in fermento sui problemi amministrativi che attanagliano la città e sulle possibili soluzioni, mentre invece, anche se solo con l’approssimarsi di appuntamenti elettorali diventano pubbliche, assistiamo a liti continue tra tra Biondi e la coalizione che lo sostiene che – probabilmente è sfuggito al grande pubblico ma non certo agli attenti osservatori – non è così solida neppure in Consiglio comunale, basti pensare ad una delle ultime sedute dove è mancato il numero legale per poter discutere dell’ordine del giorno sull’utero in affitto proposto dallo stesso gruppo di Fratelli d’Italia e il sindaco ha accusato il centrosinistra: ci sarebbe da ridere, se non fossero questioni serie!”.

“Dopo la crisi con la Lega di 3 anni fa, di cui tuttora gli aquilani ignorano sia le cause quanto i motivi che hanno portato alla sua soluzione”, ricordano Albano e Palumbo, “vediamo ora il sindaco contrapporsi agli alleati di Forza Italia, al quale verrebbe persino negato un incontro per fare il punto sull’azione amministrativa: siamo al delirio di onnipotenza di un uomo solo al comando che si sente invincibile”.

“L’attenzione di Biondi resta tutta concentrata a tallonare i suoi stessi colleghi di partito che, più fortunati di lui, hanno ottenuto un posto in parlamento: così trascorre buona parte della settimana a Roma, rincorrendo ospitate tv e accreditandosi negli ambienti che contano, senza rinunciare a comparsate nazionalpopolari tipo la sfida culinaria pugliese che ha fatto adirare Forza Italia”.

“Vede la nostra città soltanto se funzionale alle proprie ambizioni, altrimenti volge lo sguardo altrove”, accusano i rappresentanti del Pd. “E intanto i disagi aumentano, i parcheggi in centro storico restano un tabù – non solo non ci sono, ma neppure se ne parla o si programmano! – l’emergenza sicurezza aumenta, si moltiplica o le famiglie in difficoltà prive di adeguati sostegni, la sanità va a picco, le aziende municipalizzate hanno problemi di bilancio determinando una contrazione della qualità dei servizi ai cittadini”.

“Eppure la narrazione che il sindaco offre è quella di un centrodestra coeso che proprio grazie alla propria compattezza si avvia a vincere nuovamente le elezioni regionali. Ma i nodi vengono al pettine, mostrando il vero volto di un centrodestra fragile gestito dal padre-padrone Biondi. Le elezioni non si vincono con i falsi racconti”.

“Il centrosinistra ha messo in campo un’alleanza larga, ben oltre le coalizioni tradizionali del passato, ed è unito dalla volontà di realizzare un progetto per la nosrra regione e per liberare l’Abruzzo dalla peggiore classe dirigente cha abbia mai avuto. Biondi pensi quindi piuttosto a governare la città che ha bisogno di risposte concrete ed è sazia di propaganda”, concludono Albano e Palumbo.

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