Politica

Lorenzo Lotto, Osvaldo Licini e Mario Vespasiani. La poetica universale del colore

“La quarta dimensione nella pittura” è il titolo delle mostre con cui i tre autori, nel corso degli anni entrarono in contatto diretto. Progetti che coinvolsero varie sedi espositive e numerosi studiosi, ponendo faccia a faccia gli artisti, diversi per temi e stili, ma che hanno in comune l’audacia coloristica che sembra provenire da una stessa area geografica, in cui hanno realizzato molte delle loro opere, posta tra i riflessi del mare Adriatico, azzurro come quei monti Sibillini che lo coronano. Artisti estremi, ribelli e visionari che hanno incarnato il proprio tempo senza appartenere alle varie tendenze, piuttosto creandone di originali e ancora non pienamente comprese. Si pensi alle presenze lunari e all’utilizzo simbolico dei colori, specie nell’uso costante che i tre fanno del rosso e del blu.

A Palazzo Buonaccorsi di Macerata, in un percorso di venticinque opere si può cogliere la forte impronta che Lotto ha lasciato nelle Marche e come il territorio abbia influenzato la sua arte, tanto da averlo eletto per lunghi anni luogo di residenza. Di grande rilievo le due pale con San Sebastiano e San Cristoforo provenienti dal museo di Berlino, il Cristo che conduce gli apostoli sul monte Tabor e la Madonna delle Grazie in prestito dall’Hermitage di San Pietroburgo. Esposta per la prima volta in Italia è la Sacra famiglia con Sant’Anna e San Gerolamo restaurata della Galleria degli Uffizi. La mostra è una delle proposte sul Lotto che si potranno scoprire fino al 10 febbraio, insieme agli altri comuni come Ancona, Cingoli, Jesi, Loreto, Mogliano, Monte San Giusto, Recanati e Urbino, uniti in una sorta di museo diffuso.

A sessant’anni dal Gran Premio per la pittura alla XXIX Biennale di Venezia del 1958 il Guggenheim di Venezia ricorda il grande maestro con una retrospettiva curata di Luca Massimo Barbero. Undici sale espositive, oltre cento opere, ripercorrono il dirompente quanto tormentato percorso artistico di Licini, la cui carriera fu caratterizzata da momenti di crisi e cambiamenti stilistici apparentemente repentini. La mostra Osvaldo Licini. Che un vento di follia totale mi sollevi presenta la sostanziale coerenza di tale percorso che raggiunge risultati di assoluto lirismo e poeticità. La mostra si apre con le tele giovanili, quei paesaggi marchigiani da cui Licini non si distaccò mai e sono queste stesse vedute a fare da sfondo anche alla successiva transizione dal realismo all’astrattismo dei primi anni ‘30. Le sue opere più rappresentative sono tuttavia quelle dedicate all’Amalassunta, del quale ci offre molteplici sfaccettature della sua personalità, silenziosa e contemplativa, come ironica e dissacrante.

Al Museo Diocesano di Gaeta è in corso la mostra di Mario Vespasiani (1978) intitolata Lepanto, inaugurata nei giorno dell’anniversario della celebre Battaglia avvenuta nel 1571. L’artista attento ai simboli e alle date, ha voluto presentare tale progetto proprio in questa sede in quanto è qui conservato lo stendardo originale che sventolava sull’albero della nave ammiraglia della flotta della Lega Santa, ad evocare negli spettatori un flashback temporale e spaziale di notevole originalità. La battaglia di Lepanto nel corso dei secoli ha ispirato alcuni dei più grandi innovatori della pittura occidentale, da Tiziano a Tintoretto, da Veronese fino a Twombly. Dopo 500 anni, il racconto che l’artista introduce non è più quello drammatico che ci perviene dalla storia, non si concentra sulla raffigurazione di distruzioni e perdite, bensì sembra voler unire le differenti sapienze di due civiltà millenarie nella metafora della navigazione, l’interesse comune ad essere portatori di un messaggio di cooperazione nel rispetto delle proprie identità.

La quarta dimensione nella pittura di Osvaldo Licini e Mario Vespasiani, tenutasi nel 2010 presso la galleria Licini di Ascoli Piceno, a cura di Stefano Papetti.
La quarta dimensione nella pittura di Lorenzo Lotto e Mario Vespasiani, tenutasi nel 2012 in tre sedi, Monte San Giusto, Mogliano e Fermo, a cura di Walter Scotucci.

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