Politica

Silvano Torrieri presenta Sogno di una notte di fate a Pescara

Pescara. “Sogno di una notte di fate” è lo spettacolo che Silvano Torrieri mette in scena domani sera (31 agosto), alle 21, al parco dei Gesuiti di Pescara, in via del Santuario 160, con i suoi allievi della Actors studio-scuola di recitazione per la Prometheus events. Ingresso 10 euro, info 339 7170797.

La pièce, liberamente ispirata al Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, vedrà in scena Terenzio Ciafardo, Teseo/Oberon; Stefania Antonucci, Ippolita/Titania; Daniele Natale, Egeo/Puck; Stefano Vezzani, Lisandro; Federico Pasquini, Demetrio; Ilaria Leombroni, Ermia; Ilaria Spera, Elena; Piero Montesi, Quince; Mirko Modesti, Bottom; Alessandro Rapattoni, Flute; Maria Vittoria Pisano, Snug; Stefano Buccella, Snout. I costumi sono di Anna Di Ferdinando; le coreografie e i movimenti scenici di Patrizia Bordonaro con il corpo di ballo della New arte danza. Regia di Silvano Torrieri.

Silvano Torrieri è un attore abruzzese (nato a Teramo e residente a Pescara), di grande successo. Formatosi alla scuola del Piccolo di Strehler, ha lavorato anche con il Teatro stabile d’Abruzzo ed è spesso protagonista di importanti musical da Flashdance a Sister Act della Compagnia della Rancia a West side story.

Trama
Per celebrare le nozze di Teseo, duca di Atene, e Ippolita bella regina delle Amazzoni, alcuni artigiani si offrono di inscenare uno spettacolo teatrale e vanno in un bosco per le prove. In quello stesso bosco i giovani Lisandro ed Ermia, che si amano clandestinamente, fuggono dal padre di lei e dalle spietate leggi di Atene. Demetrio, promesso sposo a Ermia, insegue i due fuggitivi rincorso a sua volta da Elena, di lui perdutamente innamorata. Intanto Oberon e Titania, sovrani del regno delle fate e abitanti del bosco, litigano per accaparrarsi i favori di un paggetto indiano. Il loro astio è tanto potente da sconvolgere le leggi della natura e invertire le stagioni.

“Questa messinscena”, spiega Torrieri nelle note di regia, “tiene fede all’identità dei tre livelli linguistici di Shakespeare, attraverso il mondo della corte ateniese volutamente astruso e incomprensibile, il mondo delle fate puro di sapori e suoni e il mondo del popolo artigiano, gravido di manifestazioni vernacolari. La traduzione in dialetto abruzzese e la messinscena della Molto dolorosa commedia con la crudelissima morte di Piramo e Tisbe con le maschere della Commedia dell’Arte, sono frutto dell’improvvisazione degli attori”.

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