Sui sentieri della bellezza

Aldo Aimola, nella patria di Modesto

Massimo Pasqualone

Tra le voci più significative del panorama poetico abruzzese dobbiamo annoverare Aldo Aimola, nato a Guardiagrele il 30 aprile 1938 e prematuramente scomparso il 27 febbraio del 1998. Dopo aver trascorso la fanciullezza a Rocca San Giovanni con i nonni, sin da studente ha frequentato pittori, poeti, musicisti di Lanciano, città dove era iscritto all’Istituto magistrale e dove matura la sua carica umoristica, pubblicando vignette su riviste nazionali, ottenendo diversi premi in concorsi umoristici. Dopo gli studi superiori è tornato a Guardiagrele e ha insegnato come maestro in varie cittadine della provincia di Chieti. Poeta dialettale raffinato, si è fatto apprezzare anche come paroliere di canzoni folcloristiche, registrando nel 1996 un Cd con 11 canzoni musicate dal maestro Donato Ricci dal titolo Canti della mia terra d’Abruzzo, in cui ha raccolto l’opera vincitrice della tredicesima edizione del Festival della Canzone abruzzese “La Viuletta d’ore del 1987, Na vele: nu sonne.
Con la prefazione di Michele Ursini ha pubblicato la raccolta Accante a lu foche nel 1982, compendio di liriche legate a tematiche sugli affetti familiari, l’amore, l’esistenza, sempre con una sana dose di ironia ed una visione che potremmo definire macchiettistica della vita.
“Qui-scrive Nicola Fiorentino- il grande referente è il Pascoli: per le memorie della fanciullezza con le sue piccole cose che ci rendevano felici; per la religione del focolare domestico, rifugio nella lotta quotidiana contro le brutture e le crudeltà della vita; per quel senso di mistero e d’ineluttabilità che avvolge la vita umana…”
Nella prima raccolta, come è stata giustamente notato, si avverte la lezione di Modesto Della Porta e di Cesare De Titta, con messaggi rivolti ad un pubblico ristretto, quello del borgo natio.
È stato inserito da Vittoriano Esposito nel Panorama della poesia Abruzzese, nel quale lo stesso Aimola afferma: “Ho iniziato a scrivere in dialetto perché mi è parso il mezzo più idoneo a rappresentare semplici quadretti umoristici. Infatti la mia prima poesia è stata scritta per mettere in risalto situazioni e personaggi di una cenetta tra colleghi. Successivamente mi sono ricreduto ed ho compreso che il dialetto può e deve esprimere tutta la vasta gamma delle sensazioni umane.”
Postuma, a cura di Vito Moretti, è stata pubblicata la raccolta N’Atru Jurne nel 2000, edita dal Comune di Guardiagrele, con testi scritti negli anni Ottanta e Novanta fino alla consapevolezza del terribile male che lo avrebbe portato alla morte, con tematiche molto vicine alla prima, seppure con un mutamento della fisionomia stilistica, con il ritorno all’endecasillabo che spesso si accompagna al settenario.
Resta soltanto il presente, che si avvolge in un’angoscia indicibile ma che, pure, offre pochi stracci di felicità:
Na pene, nu turmente, nu delore?
I’ le cunzegne a te senza parole
Pecché le squèje a l’ombre de chest’ore
Che sonne già carezza del linzole.

Ad una anno dalla morte il Comune di Rocca San Giovanni, con l’allora sindaco Silvino D’Ercole ed in collaborazione con la Settembrata Abruzzese organizzò una serata Omaggio a Aldo Aimola.
Nel volume celebrativo allestito per l’occasione, il compianto presidente della Settembrata, Antonio De Laurentiis, scrive: “Ancora oggi, la sua voce, risuona forte, profonda e autorevole al punto da richiamare sovente l’attenzione di quanti gli furono vicini nella quotidianità della vita, nel mondo della scuola, del sociale, in quello della cultura popolare….”
Sguardi critici sono stati proposti da Nicola Fiorentino in Oltre la cruna, Letture di poesia neodialettale abruzzese e non solo 2000-2010. Edizioni Cofine, 2010. Lo stesso Fiorentino gli ha dedicato il volume Omaggio ad Aldo Aimola, edito dal Comune di Guardiagrele nel 2002.

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