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Lanciano, scoperta truffa all’INPS per € 30.000

Lanciano. I militari della Compagnia di Lanciano, su specifiche direttive impartite dalla locale Procura della Repubblica, hanno scovato uno studio professionale ubicato in Val di Sangro, guidato da un noto consulente del lavoro operante nella zona di Atessa e Casoli il quale, approfittando della sfavorevole congiuntura economica dell’area frentana, ha causato un danno patrimoniale alle casse Erariali.
Il sistema di frode ideato consisteva nella fittizia sussistenza di rapporti di lavoro subordinato che garantivano, al loro decadimento, l’ottenimento dell’indennità di disoccupazione.
Per assicurarsi un risparmio indebito, il professionista aveva fatto cessare preliminarmente il rapporto di lavoro dei propri dipendenti mediante dimissioni, in modo da omettere il pagamento all’INPS del contributo previsto dall’art. 2, comma 31, della Legge n. 92/2012 (Legge Fornero).
A distanza di pochi giorni venivano poi stipulate assunzioni fittizie in altre società affidate professionalmente al predetto consulente del lavoro, a cui seguivano, a distanza di settimane, licenziamenti che garantivano il godimento della prevista indennità di disoccupazione erogata dall’INPS.
Le indagini eseguite hanno consentito di appurare chele persone, in pratica, non si erano mai spostate dal luogo di lavoro originario e che i titolari delle altre società coinvolte, estranee ai fatti, non sapevano di aver avuto alle dipendenze altra forza lavoro, in virtù della fiducia riposta nel professionista.
A tutto provvedeva direttamente il consulente del lavoro, che si prodigava di effettuare telematicamente le trasmissioni delle false comunicazioni di assunzione al Centro per l’impiego e di tutte le altre pratiche connesse ai citati rapporti di lavoro.
Il volume della frode, con conseguente danno patrimoniale per le casse dello Stato, ammonta complessivamente a € 5.405,17 di contributi ex Legge Fornero risparmiati e € 22.589,70 di indebita fruizione dell’indennità di disoccupazione.
L’attività di indagine, che si inquadra perfettamente nell’alveo dei compiti istituzionali affidati al Corpo a tutela del bilancio dello Stato, si è conclusa con il deferimento all’Autorità Giudiziaria di n. 7 soggetti responsabili del reato previsto dall’art. 640-bis ed il sequestro di un’autovettura e delle somme depositate presso vari istituti di credito, fino a concorrenza del quantumsottratto.

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