Politica

A Sulmona e Ortona Il fu Mattia Pascal di Pecci inaugura la Prosa del 2019

Sulmona. Il nuovo anno parte con i migliori auspici per il Teatro Maria Caniglia di Sulmona e il Teatro Tosti di Ortona che vedranno in scena, rispettivamente il 3 gennaio alle 21,00 e il 4 gennaio alle 20,30, un convincenteDaniele Pecci protagonista de Il fu Mattia Pascal di Luigi Pirandello per la regia di Guglielmo Ferro nelle Stagioni di Prosa programmate da ACS Abruzzo e Molise Circuito Spettacolo con la preziosa collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Sulmona e da quella di Ortona insieme alla Compagnia dell’Alba.
Adattato da Daniele Pecci con il regista Guglielmo Ferro e co-prodotto da Arca Azzurra Teatro e La Contrada Teatro Stabile di Trieste, lo spettacolo, una nuova produzione che ha debuttato a luglio 2018, ha raccolto nei più prestigiosi palcoscenici critiche positive e ottime recensioni e vede nei ruoli protagonisti Daniele Pecci, Rosario Coppolino e Maria Rosaria Carli e nel cast Giovanni Maria Briganti, Adriano Giraldi, Diana Höbel, Marzia Postogna e Vincenzo Volo. Le scene sono di Salvo Manciagli, i costumi di FrançoiseRaybaude le musiche firmate da Massimiliano Pace.
Mattia Pascal vive in un immaginario paese della Liguria. Il padre gli ha lasciato una discreta eredità, che presto va in fumo a causa dei maneggi dell’amministratore, Batta Malagna. Per vendicarsi, Mattia ne compromette la nipote, che poi è costretto a sposare, ritrovandosi anche a convivere con la suocera, che lo disprezza. La vita familiare è un inferno, umiliante l’impiego. Mattia decide di fuggire per tentare una vita diversa. A Montecarlo vince un’enorme somma di denaro e legge per caso su un giornale della sua presunta morte. Ha finalmente la possibilità di cambiare vita. Col nome di Adriano Meis comincia a viaggiare, poi si stabilisce a Roma come pensionante in casa del signor Paleari. S’innamora della figlia di lui, Adriana, e vorrebbe proteggerla dalle mire del losco cognato Terenzio. Ma si accorge che la nuova identità fittizia non gli consente di sposarsi, né di denunciare Terenzio, perché Adriano Meis per l’anagrafe non esiste. Architetta allora un finto suicidio per poter riprendere la vera identità. Tornato a Miragno dopo due anni nessuno lo riconosce e la moglie è ormai risposata e con una bambina. Non gli resta che chiudersi in biblioteca a scrivere la sua storia e portare ogni tanto dei fiori sulla tomba del fu Mattia Pascal.
Note di regia
“Tre personaggi: Mattia Pascal, Adriano Meis, il redivivo Mattia Pascal.
La Morte dell’identità delle maschere nude.La rinascita attraverso qualcosa di nuovo: l’umorismo.
La decomposizione della morte nella vita. La semplicità che serve la complessità è la scelta estetica e registica della messinscena del romanzo di Pirandello, così come per i tanti testi pirandelliani già realizzati.È la stessa lingua che lo impone. È la complessità filosofica che lo esige. È il profondo sentire che ritrovo in Pirandello ad avermi sempre consentito di esprimere le geometrie e i ritmi serrati che sono alla base del mio concetto di regia.
L’adozione di una recitazione lineare, l’essenzialità del messaggio drammaturgico in questo Il Fu Mattia Pascal servono a ripartire i tre personaggi, i tre punti di vista delle diverse vicende.
È uno stare in equilibrio di Mattia sulla scena.I portali del baratro sono sempre in azione. Si aprono e si chiudono su ricordi, incubi, amori, malumori, famiglie, donne, città.
Un’acrobazia della coscienza sull’incoscienza, della Morte sulla vita. Ed è in questi azzardi di Mattia che cadono gli altri personaggi: tutti traditi e traditori. Vittime e carnefici impastati.
E allora Mattia è un codardo o è un eroe negativo?
È Mattia Pascal e si tiene in bilico… con il rischio di cadere sempre giù.”Guglielmo Ferro

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